La guerra al patrimonio arboreo del Comune di Capaccio Paestum, come abbiamo documentato da tempo, è iniziata con l’avvento della nuova Amministrazione Alfieri, e non si ferma. I motivi addotti dall’Amministrazione Comunale relativamente a questa politica di taglio degli alberi (Fascia Pinetata e zona costiera, Via Olmopanno, Viale della Repubblica, Via Ponte Marmoreo, sono solo alcuni esempi) sono spesso vagheggiati sia dal Sindaco che dagli amministratori oltre a qualche tifoso probabilmente interessato dal fatto che l’albero faceva ombra alla sua finestra oppure disturbava la visuale del vicino nel momento in cui doveva spiare la moglie del suddetto intenta a cambiarsi le mutande.
IL VERO PERICOLO PUBBLICO SI CHIAMA INCOMPETENZA
Si parla di messa in sicurezza degli alberi, a sproposito. Esistono precise procedure a riguardo, per quanto concerne la messa in sicurezza degli alberi di alto fusto prospicienti strade e luoghi pubblici. Non ci risulta tra queste la procedura del taglio a capitozzo, oppure del taglio indiscriminato dell’intera pianta o del taglio dei rami senza prima aver verificato determinati parametri tecnici. Per quanto riguarda poi, la storia della Pineta e la sua “bonifica”, abbiamo documentato già la questione in precedenti articoli. Attendiamo risposte da chi di dovere, in particolare dal Sindaco che ha affermato che “sono stati tagliati solo 2000 pini” mentre ci risulta che siano già oltre 10mila i pini abbattuti, e la strage continua anche in questi giorni. Altro motivo addotto, la vendita del legname per fare cassa attraverso bandi di gara che il Comune sta espletando per i singoli lotti. Abbiamo visto da altre parti come è finita. Oppure, sempre per quanto riguarda la Pineta e i viali spartifuoco, tagliare piante per liberare parcheggi in un’area in cui non si può neppure parcheggiare visto che le norme vietano la sosta di auto sui viali tagliafuoco per ovvi motivi di sicurezza.
COME SI DEVE PROCEDERE PER UNA SERIA MESSA IN SICUREZZA DEGLI ALBERI SUL TERRITORIO
L’albero, costituito da un sistema di radici, fusto/tronco e chioma, durante la sua esistenza può subire dei mutamenti dovuti spesso a variazioni climatiche o calamità naturali, o anche per mano dell’uomo (compattazione del terreno come fondi stradali attorno al colletto/tronco ecc. e/o interventi di manutenzione errati). Per preservare nel tempo l’individuo arboreo in questione occorre un attento esame anche visivo (VTA) sia a terra che in quota e dove necessita anche con strumenti specifici (es. Resistograph) che danno un’analisi più dettagliata della salubrità e stabilità della pianta. Si interviene poi dove occorre, sull’intera chioma o parte di essa, branche o rami. Per un corretto mantenimento in sicurezza dell’albero, vanno considerati sempre i fondamentali criteri dell’arboricoltura.
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
L’effetto appendiabito è la manifestazione tipica di come la pianta reagisce a danni causati da un’azione di taglio scorretta e deleteria.
VIALE DELLA REPUBBLICA – LA PROVA CHE QUELLO CHE SI STA FACENDO È SBAGLIATO
Nel 2021, gli alberi di Viale della Repubblica, nel lungo tratto di strada che congiunge Capaccio Scalo con Laura, hanno subito una intensa “capitozzatura”. L’asse viario su cui sono stati tagliati gli alberi è provinciale. Insistono anche pertinenze sia da parte del Comune di Capaccio Paestum che del Consorzio di Bonifica di Paestum. Sono questi tre Enti che dovrebbero dare spiegazioni su quanto fatto. Purtroppo, nessuno gliele chiede, tranne noi. A distanza di oltre due anni, il risultato degli interventi del 2021 è quello che si può vedere nelle foto. Altro che messa in sicurezza e potatura affinché l’albero poi, dopo qualche anno, ritorni vigoroso! Questi alberi, a distanza di due anni, presentano danni evidenti, sono ormai morti, gravati dal cosiddetto “effetto appendiabito”, quello causato da un insensato intervento di capitozzatura.
La capitozzatura è vietata, il parere degli esperti
Il decreto del Ministero dell’Ambiente del 10 marzo 2020, che si occupa del verde pubblico, a proposito della manutenzione ammonisce: “L’aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione”. Volendo fare chiarezza su questa pratica della capitozzatura, abbiamo chiesto il contributo di tecnici qualificati, i quali ci hanno detto che: “È necessario precisare in via preliminare che questo tipo di interventi sul patrimonio arboreo sono azioni inutili e dannose che non hanno nulla a che fare con le buone pratiche di gestione del verde previste dalla moderna arboricoltura. È bene precisare che le giustificazioni/motivazioni che vengono solitamente avanzate da chi autorizza ed esegue questo tipo di interventi sono totalmente prive di fondamento tecnico-scientifico”. Il dottore agronomo Daniele Zanzi, grande esperto di alberi a livello internazionale ha chiarito che: “Sul termine capitozzatura vi è una grande confusione. Le mutilazioni, che i nostri occhi stentano a tollerare, non sono potature, sono solo crimini contro la natura. Vi sono moltissimi capitozzi malcelati. Anche un bambino capirebbe che un albero ridotto ad appendiabito è una mutilazione intollerabile, non c’è bisogno di un tecnico per riconoscerlo. Contro la barbarie del capitozzo stanno insorgendo larghi strati di popolazione. I danni provocati sono anatomici e fisiologici. Molte specie arboree e arbustive muoiono per colpa della capitozzatura”.
LA LEGGE PREVEDE SEVERE SANZIONI
Secondo quanto stabilisce il codice penale (Art. 635 c.p.), chi distrugge in maniera irreversibile viti, alberi verdi o da frutto, boschi, selve o foreste è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni. Ovviamente, per comprendere la portata di tale disposizione è necessario sapere che per suolo pubblico si intendono le aree di proprietà comunale oppure le zone sulle quali esiste una servitù di natura pubblica. A tali conseguenze può aggiungersi la condanna per danno erariale. Si tratta di una particolare tipologia di pregiudizio economico da risarcire con una somma di denaro di ammontare, a volte, piuttosto elevato.