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ALBERI VERDI ACCATASTATI COME CADAVERI – CANCELLATA ANCHE LA MACCHIA MEDITERRANEA

Ancora tagli di alberi, e soprattutto interventi di cancellazione della macchia mediterranea e del sottobosco dunale che rischiano di minacciare l’intero habitat costiero favorendo ulteriormente l’erosione della costa.

Per alberi, piante e patrimonio naturale a Capaccio Paestum, da quando si è insediata la Giunta Alfieri, è un brutto momento. Si persegue sul territorio una politica orientata a liberare spazi (a pro di cosa non lo si è ancora capito – se non di un parcheggio volgare e selvaggio di auto) a danno della natura. La fascia pinetata è oggetto di disboscamento. E quel che stupisce è l’assordante silenzio dei gruppi politici e associativi che dovrebbero vigilare su ciò che succede. Dove sono Fare Ambiente, Legambiente, Verdi, FAI, WWF, Italia Nostra?

I PRECEDENTI INTERVENTI SUL TERRITORIO

A novembre 2020, in via Urano, di fronte al Villaggio dei Pini in località Torre di Mare, 2000 mq di area pinetata furono messi kaput. Alberi tagliati, senza se e senza ma. Da Palazzo di Città fanno sapere che la ditta che stava eseguendo i lavori sarebbe andata al di là della ordinaria messa in sicurezza prevista dall’apposita ordinanza sindacale (n. 140 ottobre 2020), in base alla quale il taglio avrebbe dovuto riguardare solo le piante morte ed eventuali rami pendenti e pericolosi.

A primavera 2021, sono stati più di 40 gli alberi totalmente soppressi lungo tutto Viale della Repubblica, strada provinciale. Il tratto in cui furono tagliati gli alberi ha pertinenze sia da parte del Comune di Capaccio Paestum che del Consorzio di Bonifica di Paestum. Sono questi tre Enti che devono dare spiegazioni su quanto fatto.

IL PROGETTO DI ALFIERI – ELIMINARE LA NATURA PER LIBERARE PARCHEGGI

L’idea progettuale dell’Amministrazione Comunale di Capaccio Paestum è ormai chiara, ovvero quella di risolvere la tematica dei parcheggi al litorale prevedendo la realizzazione di nuovi e larghi spazi invadendo e cancellando tratti di fascia pinetata. In particolare, trasformare i primi tratti di pineta subito a ridosso della costa in parcheggi attraverso interventi di disboscamento sia degli alberi che delle piante e della tipica macchia mediterranea. Quest’ultima è fondamentale per la difesa, la protezione e l’equilibrio del sistema dunale.

MA COSA PREVEDE IL PIANO COMUNALE DI GESTIONE FORESTALE?

Secondo quanto indicato nella scheda 45 del Piano Comunale di Gestione Forestale, risulta soltanto una media di 30 alberi morti per ettaro (su una densità media per ettaro di circa 1008 piante). Con atto n.126 del 25/06/2020, si è approvato il Piano di Gestione Forestale dei beni silvo-pastorali del Comune di Capaccio Paestum con periodo di vigenza decennio 2020/2029. Nei beni da gestire c’è la pineta litoranea che insiste nel nostro territorio per 187 ettari. La pineta, ad eccezione della sez. 46 situata a Capaccio Scalo, ricade nella Riserva naturale Foce Sele Tanagro e Monte Eremita, il riconoscimento del valore naturalistico dell’area trova sostegno giuridico mediante la legge regionale 1 settembre 1993, n. 33, rientra nel Sito di Interesse Comunitario SIC IT 8050010, Area di Tutela Paesaggistica d.lgs. 42/2004, perimetrazione del Sito Unesco IT 842-001. Nella fascia pinetata, fin dall’impianto fu prevista la suddivisione in fasce parafuoco, che oggi però sono diventate vere e proprie strade che conducono agli arenili. Nel piano di miglioramento, recupero, manutenzione e lotta agli incendi boschivi si legge che “Si propone il diradamento dei filari con eliminazione di tutte le piante che evidenzino un ridotto accrescimento radiale divenute ormai irreversibilmente soccombenti nei confronti della compagine più vigorosa che le hanno rese cachettiche perché sopraffatte nella lotta fra commensali”. “I programmati interventi colturali saranno condotti in armonia con il disposto del Regolamento Regionale n.3/2017 come modificato dal regolamento Regionale n. 8/2018 per eventuali interventi di lotta attiva”. Secondo quanto indicato nella scheda 45, località Torre di Mare, in una superfice totale di 7,25 ettari, abbiamo soltanto una media di 30 alberi morti per ettaro (su una densità media per ettaro di circa 1008 piante). Non sono presenti alberi vetusti, buona è la classe di fertilità, età media 60 anni, altezza media 25 metri, diametro medio 15 centimetri.

IL PARERE E L’ALLARME DEGLI STUDIOSI

Gruppo di ricerca della Facoltà di Biologia dell’Università degli Studi Roma3, guidato dalla Prof.ssa Alicia Acosta.

Cancellare il sottobosco dunale produrrà l’effetto della crescita sulla spiaggia delle formazioni vegetali tipiche di ambienti più interni e sprovviste di adattamenti per affrontare le mutate condizioni ambientali.

Il fenomeno del degrado e della perdita del paesaggio dunale ha interessato tutti i Paesi costieri dell’Unione Europea e in particolar modo le coste del Mediterraneo. In Italia tali ambienti hanno mantenuto fino al XIX secolo un buono stato di conservazione dal punto di vista morfologico, idrogeologico e naturalistico, ma nel XX secolo l’impatto antropico sulle coste è divenuto particolarmente intenso, a causa del crescente sfruttamento turistico e della generale industrializzazione, uniti allo sfruttamento agricolo intensivo del territorio planiziale. Ecosistemi costieri in buono stato di conservazione sono attualmente osservabili soltanto in pochi siti del litorale italiano mentre, lungo la gran parte di esso, l’aumento della pressione antropica e dell’erosione marina hanno determinato una perdita di identità floristico-vegetazionale degli ambienti costieri, che si manifesta con l’alterazione/scomparsa degli habitat e la rarefazione/estinzione locale delle specie vegetali tipiche. Infatti, il 2° Rapporto Nazionale sull’attuazione della Direttiva europea “Habitat”, 92/43/CEE (Ministero dell’Ambiente) riporta che, tra i 130 habitat in Allegato I presenti in Italia, le dune costiere sono fra le poche tipologie che ricadono almeno in parte nella categoria “cattivo stato di conservazione”. Esse mostrano inoltre un’elevata quota di “stato di conservazione inadeguato”. Lo stesso rapporto riferisce che le DUNE COSTIERE SONO A LIVELLO NAZIONALE GLI HABITAT CHE DESTANO PIU’ PREOCCUPAZIONE RIGUARDO AL LORO STATO DI CONSERVAZIONE, IL CHE LI RENDE LA CATEGORIA PIU’ A RISCHIO DI TUTTE, E CHE NECESSITA DI PARTICOLARI ATTENZIONI ED INTERVENTI NEL PROSSIMO FUTURO. Attualmente, tra le maggiori cause del degrado dei nostri ecosistemi costieri si possono citare il grande sviluppo urbano e il turismo balneare di massa, associati con l’erosione dei litorali. Tutti i fattori in grado di alterare le dinamiche di sedimentazione costiera influenzano la normale evoluzione delle spiagge e, tramite la riduzione degli apporti di materiali sedimentari, aggravano i fenomeni erosivi. L’erosione costiera, se non controbilanciata dall’apporto continuo di nuovi sedimenti, si manifesta in modo sempre più evidente sui litorali interessati, danneggiando soprattutto le spiagge sabbiose e i sistemi dunali. In particolare, il progressivo assottigliamento delle spiagge accentua gli effetti prodotti dalle mareggiate invernali, che giungono così a rimuovere dalle coste quantità crescenti di sabbia. Quale ulteriore conseguenza, i fenomeni erosivi provocano l’alterazione della naturale zonazione della vegetazione costiera, giungendo, nei casi più gravi, a determinare la scomparsa delle comunità perenni che colonizzano le dune sabbiose. L’effetto combinato dell’erosione e della perdita delle comunità perenni – con il venir meno dell’azione consolidatrice dei loro estesi apparati radicali – aggrava e accelera il processo di demolizione delle dune stesse, che può progredire fino a produrre il diretto affaccio sulla spiaggia delle formazioni vegetali tipiche di ambienti più interni e sprovviste di adattamenti per affrontare le mutate condizioni ambientali.

A cura di Carmine Caramante

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