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ALLA RICERCA DI UN LAVORO ONESTO DOPO IL CARCERE

La Costituzione Italiana sancisce che la pena detentiva deve tendere alla rieducazione e il detenuto ha il diritto al recupero e alla reintegrazione in società. Il raggiungimento di questo obiettivo, oltre a dare piena attuazione a un principio costituzionale, va a vantaggio dell’intera comunità, apportando valore aggiunto in termini di coesione sociale e aiuto all’ormai ex detenuto a crearsi nuove relazioni sociali, permettendogli una crescita e una gratificazione personale che ha una forza deterrente rispetto alla commissione di nuovi reati (gli ex detenuti che trovano lavoro nell’81% dei casi non commettono più nuovi reati nella loro vita).

LA STORIA DI CLAUDIO AGRIESTI

Esistono vite che prendono strade tortuose e non facili da percorrere, come quella di Claudio. Claudio Agriesti è un cittadino capaccese di 49 anni, con una moglie e tre figli. La sua storia è comune a tanti, a molti ex detenuti che, a causa della mancanza di  strumenti e programmi virtuosi di reinserimento sociale e inclusione al lavoro che dovrebbero coinvolgere in sinergia privati ed istituzioni, si trova in balia degli eventi e senza una possibilità di impiego e di sostentamento per se stesso e la propria famiglia. Claudio Agriesti dal 2012 al 2018 lavorava al Comune di Capaccio Paestum, assunto dalla società municipalizzata e si occupava del verde pubblico e delle manutenzioni. Nel 2018 arriva per lui una condanna per fatti e vicende riguardanti la droga. Claudio sconta 4 anni e 9 mesi di carcere in vari istituti. Nel 2023 torna libero e senza più debiti da pagare con la giustizia. Nelle scorse settimane, con un video su TikTok che ha ottenuto più di 30mila visualizzazioni, ha espresso tutto il suo attuale disagio per le difficoltà che sta trovando nel cercare un posto di lavoro. “Mi sento discriminato per il mio passato, le porte in faccia mi vengono chiuse da tanti con scuse banali. Mi sono rivolto anche al Sindaco Alfieri, perché so che il Comune di Capaccio ha in essere delle convenzioni e degli accordi per il reinserimento nel lavoro di ex detenuti, ma anche lui mi ha detto no. Sono in una situazione disperata e umiliante. Nella vita ho commesso degli errori, lo ammetto. Ma ho pagato per intero il mio debito con la giustizia e oggi sento di essere una persona nuova che si vuole rimettere in gioco, avere una seconda chance e il diritto di lavorare per portare avanti la mia famiglia”. Una vicenda delicata che ci auguriamo abbia presto una fine lieta e dignitosa per Claudio. Facciamo appello all’imprenditoria privata di Capaccio Paestum, alle istituzioni pubbliche e agli enti del territorio. In gioco non vi è soltanto un posto di lavoro e una famiglia, ma anche un principio, che è il diritto alla reinclusione sociale che la Costituzione afferma e sancisce.

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