Giovani cui viene tolta la vita. Giovani che sono costretti a vivere in territori pericolosi, contesti complicati, famiglie stravolte. Giovani che diventano icone per far riflettere. La cronaca dei nostri giorni è quella su cui adulti e adolescenti si trovano a discutere, utilizzando frasi fatte, meglio non addentrarsi. E invece la mente dell’essere umano è simile a un labirinto, dove ci si addentra per trovare la nostra parte più profonda, la consapevolezza di sé, la nostra luce spirituale. Come scriveva Lewis: “Tu non hai un’anima, tu sei un’anima”. Un’anima posta tra un corpo e uno spirito, un esterno e un interno. In questo labirinto i genitori sono i primi responsabili dei concetti da mettere in circolo nella mente e nel cuore dei figli e possono rischiare di peccare di presunzione, di ipocrisia o di assenteismo. Quando una bambina, un bambino, vengono al mondo, non diciamo sciocchezze: nascono maschietto o femminuccia. La psicologia, di più la psicanalisi, non si stancano di ripetere e approfondire quanto fondamentali siano i primi approcci con la madre – perché nasciamo tutti da una madre femmina, anche se stanno programmando uteri artificiali – che è, purtroppo, la prima responsabile riguardo al fornimento di amore, sguardi, incoraggiamenti e sviluppo. Ma quale situazione vive una madre al momento della nascita, quale ambiente, quale sensibilità e quale maturità può mettere in campo? Quale consapevolezza di sé? Inutile nasconderci dietro un albero per i disagi psicologici a cui andranno incontro i bambini se non si è prestato un ascolto autentico, primordiale e unico. Madri con utero in affitto, bimbi avuti in provetta e inseriti in una coppia di adulti, schiavi della scienza. Quale futuro per l’amore tra madre e suo figlio? L’alessitimia, mancanza di espressione delle emozioni, condizionerà azioni e legami, come una catena che non si riesce a spezzare, da madre in figlio. Il cibo, le cure, il controllo, sono solo una parte, la meno importante. La parte più importante è l’orecchio alle emozioni, tanto è vero che la componente emotiva si forma prima attraverso il rispecchiamento della madre, della componente cognitiva. Se non è allenata, si atrofizza. Il dialogo, la rassicurante presenza del padre, l’allegria e non la rabbia, tutto concorre a che la piccola creatura si senta protetta e al sicuro negli spazi familiari. Sì, come ci si sente protetti dall’amore vero di Dio, la fonte principale dell’imparare ad amare, della fiducia nell’altra persona. Ma questo manca spessissimo, negli spazi familiari dove si generano situazioni tese e conflittuali, vizi e assenze. Ma quando sono cresciuti questi figli, noi genitori dobbiamo essere sinceri con noi stessi: riconoscere che non abbiamo avuto tempo per le emozioni da condividere, per esprimere disagi e conquiste; di essere diventati individualisti e distratti, a tratti infantili. In tutto questo la domenica non è più il giorno del Signore, della Comunità, dell’essere famiglia. E non dobbiamo meravigliarci se poi l’adolescenza diventa un passaggio così problematico. Ci siamo dimenticati di spiegare loro che hanno un corpo, un’anima e uno spirito e che è dal di dentro che si crea l’unità e la soddisfazione di sé, i carismi della nostra personalità. Il mondo conosce bene l’età dell’adolescenza e come il Paese dei balocchi di Pinocchio offre una soluzione ad ogni desiderio di libertà, ad ogni insicurezza e mancanza di stima che non si è ascoltata. Allora fornisce ormoni e perfino interventi chirurgici se la tua identità è passata per traumi e abbandono; fornisce alcool e droghe per mantenerti dipendente e compratore; ti crea modelli da imitare. Ti spinge a trovare un involucro in cui riconoscerti: una sagoma da palestra, una persona che cambia identità un frequentatore di centri commerciali e movida, ma nulla è possibile se non attraverso i soldi e l’atrofizzazione dello spirito, la perdita della propria anima.
Smarrendo la consapevolezza che siamo nati per amare e cercare la verità, quella autentica che Dio ha spiegato attraverso suo Figlio e che il mondo vuole nascondere nelle sue tenebre, nei suoi interessi. I sentimenti sono il fondo vitale della persona, vivere è sentire, comprendere e farsi comprendere. Dobbiamo sperimentare l’empatia, la capacità di sentire ponendosi alla giusta distanza dell’altro. L’impegno primario di una madre è diventare consapevole dei problemi, fornire ai figli i mezzi e gli interlocutori giusti per non soffocare la verità. Perché figli cresciuti senza coscienza di sé possono diventare armi pericolose. Cari giovani, cari adulti, prima che sia troppo tardi, interroghiamoci non sul corpo, non sull’anima ma sullo spirito per rinascere a noi stessi, alla nostra vera identità, anche se l’abbiamo smarrita. E ci accorgeremo che andiamo bene così come siamo, perché ognuno di noi è un originale, dobbiamo soltanto imparare l’essenza dell’amore e il rispetto profondo. Per far pace col mondo dobbiamo far pace con noi stessi e iniziare a cambiare nelle nostre famiglie, nei nostri contatti.
Maria Donatina De Rinaldis