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BANDO BENI EX ERSAC DA ANNULLARE – IL COMUNE PERDE AL CONSIGLIO DI STATO

È finita molto male per l’Amministrazione Comunale di Capaccio Paestum la questione alienazione ed assegnazione dei beni immobili di proprietà ex Ersac e oggi comunale, siti nel Comune di Capaccio Paestum in località Borgo Gromola, via Fornilli e viale degli Ulivi a Spinazzo. I giudici del Consiglio di Stato Sezione Settima, in seguito al contraddittorio tra le parti e la discussione nell’udienza del 19 dicembre scorso, hanno emesso un’ordinanza che sancisce la piena vittoria dei ricorrenti (rappresentati e difesi – con gratuito patrocinio trattandosi di categorie di persone meno abbienti – dagli avvocati Simona Corradino, Francesco Lanocita ed Emilio Forrisi, quest’ultimo costituitosi in giudizio per il sindacato SUNIA).

LA STORIA DI QUESTO BANDO – I FATTI IN SINTESI

Con verbale n. 3 del 26.09.2023 (prot. n. 39225), l’apposita Commissione comunale aveva sospeso la procedura di asta pubblica di beni immobili di proprietà ex Ersac e oggi comunale siti nel Comune di Capaccio Paestum in località Borgo Gromola, via Fornilli e viale degli Ulivi a Spinazzo. La Commissione comunale lo aveva ritenuto opportuno in seguito a due ricorsi al TAR, pervenuti al protocollo comunale in data 19.09.2023. In data 6.11.2023, il Responsabile di Area ha trasmesso alla Commissione una nota dell’avvocato difensore del Comune di Capaccio Paestum con la quale, tra le altre cose, ritiene opportuno che il Comune di Capaccio Paestum proceda con la conclusione del procedimento e con l’assegnazione definitiva dei lotti “tenuto conto dell’incertezza sui tempi di definizione del contenzioso”. Il 7 novembre, convocata appositamente con una celerità da guinness dei primati nel campo della Pubblica Amministrazione, la Commissione aggiudicatrice ha approvato la graduatoria definitiva dell’alienazione degli immobili come da avviso di asta pubblica. Ne è scaturita conseguenzialmente la Determina n. 114 del 7.11.2023 con la quale il Responsabile di Area ha approvato la graduatoria definitiva di aggiudicazione dei beni a conclusione del procedimento.

LE MOTIVAZIONI DEI RICORRENTI

Su questo bando e su questa operazione di alienazione di immobili comunali abbiamo posto l’attenzione già da mesi. Un intervento per fare cassa, appostare in Bilancio una cifra consistente in entrata (circa 1.6 milioni di euro a base d’asta – cifra di molto cresciuta in seguito alle istanze di acquisto pervenute) utile a colmare le falle di un Bilancio Comunale che per il Comune di Capaccio Paestum presenta sempre maggiori criticità dovute ai tanti mutui fatti dall’attuale Amministrazione per opere inutili e incompiute. L’Amministrazione Comunale nel formulare l’avviso di asta pubblica non ha tenuto conto di quanto specificato nell’atto pubblico di trasferimento a titolo gratuito di questi beni, stipulato con la Regione Campania (n. 4148 del 16.07.2020). In tale atto, è sancito che per le unità abitative ex Ersac trasferite al Comune di Capaccio Paestum permane da “applicare la disciplina della Legge n. 560/1993” che “equipara gli alloggi acquisiti dagli Enti di Sviluppo agli alloggi di edilizia residenziale pubblica”. Il Comune ha consentito l’acquisto dei beni in argomento non tenendo conto dalla loro specifica destinazione residenziale pubblica, consentendo il loro acquisto ad un maggiore prezzo di “mercato” da parte di soggetti (addirittura società di capitali con fatturati da milioni di euro) privi dei requisiti richiesti imperativamente dalla L. 560/93 e che per questo andavano esclusi. Da questo assunto di fondo, ne consegue una serie di motivazioni che rendono nullo tutto il procedimento:

– Le unità abitative, essendo equiparate ad edilizia residenziale pubblica (edilizia sociale), non potevano essere oggetto di vendita all’asta se non per determinate “categorie sociali”. Si tratta di una normativa finalizzata a tutelare soggetti deboli, non in grado di acquistare una casa sul libero mercato ma in possesso di quei requisiti specifici che la legge richiede per accedere all’edilizia residenziale pubblica (ISEE non superiore a circa € 20.000,00);

– Per tali immobili il prezzo calcolato a base d’asta prevedeva la detrazione di 1/3 del valore;

– Essendo edilizia sociale, non è consentita la partecipazione all’asta pubblica da parte di società ma soltanto di persone appartenenti a ben distinte categorie sociali sulla base di fasce reddituali e altri parametri.

LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DI STATO

Il riconoscimento della mancata applicazione della Legge n. 560/1993

A Roma, nella camera di consiglio del giorno 19 dicembre 2023 (con l’intervento dei magistrati Roberto Chieppa Presidente, Fabio Franconiero Consigliere Estensore, Massimiliano Noccelli Consigliere, Raffaello Sestini Consigliere, Sergio Zeuli Consigliere), la Settima Sezione del Consiglio di Stato, nell’accogliere l’appello (ricorso numero: 9527/2023) ha sancito che “per quanto concerne invece il merito, si presta ad una prognosi favorevole sull’esito del ricorso la questione concernente la conformità della procedura di dismissione immobiliare con il vincolo di destinazione degli immobili apposto dalla Regione Campania in sede di trasferimento gratuito a favore dell’amministrazione comunale”.

Il rigetto delle altre ragioni presentate dal Comune

Il Comune di Capaccio Paestum (rappresentato e difeso dall’avvocato Lorenzo Lentini) ha sostenuto che i richiedenti non erano legittimati ad adire in quanto morosi rispetto al pagamento dei canoni di locazione degli immobili. Su questo aspetto il Consiglio di Stato ha invece sancito che “diversamente da quanto statuito dall’ordinanza appellata, la legittimazione ad agire dei ricorrenti va riferita alla situazione di occupanti dell’immobile, per la quale pende tuttora una domanda di regolarizzazione; al medesimo riguardo può essere richiamato il fatto che la stessa amministrazione comunale ha riconosciuto la posizione in essere, attraverso il diritto di prelazione in caso di vendita”.

LE CONSEGUENZE SUL PROCEDIMENTO E SUL BANDO

Torniamo al punto di partenza, a mesi fa, allorquando ponemmo la questione su tre livelli di discussione

IL PIANO GIURIDICO

A questo punto, l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Franco Alfieri, gli Uffici e il Funzionario preposto, in modo coscienzioso e responsabile, dovrebbero prendere atto di quanto espresso dal Consiglio di Stato. La Settima Sezione, seppur chiamata ad esprimersi sull’accoglimento di un’istanza cautelare in primo grado, ha scelto di entrare nel merito sancendo che l’Amministrazione Comunale nel formulare l’avviso di asta pubblica non ha tenuto conto di dover applicare la disciplina della Legge n. 560/1993 che equipara gli alloggi acquisiti dagli Enti di Sviluppo agli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Questa pronuncia del Consiglio di Stato rende tutti gli atti prodotti (dal Bando fino alla Determina di Aggiudicazione Definitiva) assolutamente privi di efficacia normativa. Pertanto, il ritorno al TAR da parte dell’Amministrazione Comunale è assolutamente ultroneo e inutile, in quanto già il Consiglio di Stato, in sede di accoglimento di istanza cautelare, ha dato torto al Comune di Capaccio Paestum su tutta la linea entrando nel merito della vicenda. Di conseguenza, è utile e necessario da parte dell’Amministrazione Comunale fare un passo indietro e, a tutela di tutti, revocare/annullare l’intero procedimento e scegliere una strada diversa ovvero rifare la procedura tenendo conto di quanto sancito dal Consiglio di Stato (in un passaggio successivo – nei prossimi giorni – diremo anche al Comune come fare. Una proposta sensata per l’alienazione di questi immobili nel rispetto della legge e dei diritti di chi attualmente li occupa).

IL PIANO POLITICO

Questa vicenda dimostra la totale debolezza della politica finanziaria dell’Amministrazione Alfieri. Ormai i mutui sono diventati troppi, troppo alta è diventata la somma in Bilancio dei crediti inesigibili, nonostante una mole notevole di continui accertamenti tributari. Ricorrere a frettolose alienazioni di immobili come questa, fatta con un bando ferragostano, testimonia che si sta raschiando ormai il barile. Ora, nel momento in cui la decisione del Consiglio di Stato ha, di fatto, reso nullo il procedimento di alienazione degli immobili, l’Amministrazione Alfieri dovrà anche affrontare un problema che attiene al Bilancio già approvato e che in entrata ha appostato i proventi scaturiti da questa procedura (un totale di circa 3 milioni di euro).

IL PIANO ETICO

Per molti filosofi l’etica era ed è tutto. Di certo, per chi fa politica ed amministra una comunità l’etica deve venire prima di ogni cosa. Bisogna “stare dalla parte dei cittadini”, questo postulato è il comportamento da seguire in ogni azione. In questo caso che vi abbiamo esposto e documentato, riteniamo che l’Amministrazione Alfieri non è stata animata da un comportamento etico allorquando ha deciso di fare cassa mettendo all’asta case di persone che vivono in quelle abitazioni da 70 anni, di fatto cacciandole. Si è parlato nel bando di una “prelazione per gli assegnatari Ersac”, in pratica per chi abita le case. Abbiamo dovuto però constatare che trattavasi di prelazione assai relativa, poiché obbligava comunque l’assegnatario Ersac a dover pareggiare l’offerta eventualmente già pervenuta. In ogni caso, il Consiglio di Stato ha fatto chiarezza intervenendo. Gli immobili possono essere venduti ma seguendo alla lettera la Legge n. 560/1993, quindi a meno 1/3 del valore e agli ex assegnatari se in linea con i parametri economici previsti. Ma, di questo, diremo in seguito.

A cura di Carmine Caramante

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