L’Amministrazione Comunale di Capaccio Paestum, nei giorni scorsi, per bocca di un suo consigliere comunale, dopo aver scientificamente scelto per lungo tempo il silenzio sul Bando beni immobili di proprietà ex Ersac e oggi comunale, siti in località Borgo Gromola, via Fornilli e viale degli Ulivi a Spinazzo, ha deciso finalmente di dire qualcosa con un comunicato stampa. I giudici del Consiglio di Stato Sezione Settima, in seguito al contraddittorio tra le parti e la discussione nell’udienza del 19 dicembre scorso, hanno emesso un’ordinanza che sancisce la piena vittoria dei ricorrenti (rappresentati e difesi – con gratuito patrocinio trattandosi di categorie di persone meno abbienti – dagli avvocati Simona Corradino, Francesco Lanocita ed Emilio Forrisi, quest’ultimo costituitosi in giudizio per il sindacato SUNIA). Il Consiglio di Stato non si è limitato a dare istanza cautelare sul primo grado ma è anche entrato nel merito, chiarendo che la procedura è soggetta all’applicazione della legge n. 560/1993 che equipara i beni ad edilizia residenziale pubblica e che, pertanto, gli atti prodotti dal Comune sono privi di efficacia. Sempre il consigliere comunale è arrivato anche a dire che il bando è stato fatto nell’interesse degli assegnatari ex Ersac che così hanno potuto riscattare la casa. Se pure ciò fosse vero, allora bisogna restituire loro i soldi poiché sempre la legge, di cui il bando non ha tenuto conto, prevede che il prezzo di vendita sia calmierato di 1/3. Lo stesso consigliere ha avuto poi l’ardire di affermare che per quanto concerne altri beni all’asta nel bando sarebbe tutto ok, poiché sono terreni. Anche su questo aspetto occorrerà approfondire. Questi beni (case, terreni, ecc.) sono stati ceduti dalla Regione Campania al Comune a titolo gratuito con apposito contratto affinché il Comune perseguisse sugli stessi finalità di interesse pubblico. Nel caso dei terreni, per far ad esempio giardini pubblici, strutture pubbliche, parchi, ecc. e non certo per alienarli eventualmente a società private (lo avrebbe fatto direttamente la Regione senza necessità di cedere gratuitamente al Comune). Di conseguenza, anche sui lotti di terreno presumiamo valgano gli stessi principi delle case. Insomma, il bando nella sua interezza e tutti gli atti prodotti sono privi di efficacia normativa. Lo dice il Consiglio di Stato, che si è portato avanti entrando anche nel merito.
LE CONSEGUENZE PER L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
A questo punto, l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Franco Alfieri, gli Uffici e il Funzionario preposto, in modo coscienzioso e responsabile, dovrebbero prendere atto di quanto espresso dal Consiglio di Stato. Questa pronuncia del Consiglio di Stato rende tutti gli atti prodotti (dal Bando fino alla Determina di Aggiudicazione Definitiva) assolutamente privi di efficacia normativa. Pertanto, il ritorno al TAR da parte dell’Amministrazione Comunale è assolutamente ultroneo e inutile, in quanto già il Consiglio di Stato, in sede di accoglimento di istanza cautelare, ha dato torto al Comune di Capaccio Paestum su tutta la linea entrando nel merito della vicenda. Di conseguenza, è utile e necessario da parte dell’Amministrazione Comunale fare un passo indietro e, a tutela di tutti, revocare/annullare l’intero procedimento e scegliere una strada diversa ovvero rifare la procedura tenendo conto di quanto sancito dal Consiglio di Stato. Questa vicenda dimostra la totale debolezza della politica finanziaria dell’Amministrazione Alfieri. Ormai i mutui sono diventati troppi, troppo alta è diventata la somma in Bilancio dei crediti inesigibili, nonostante una mole notevole di continui accertamenti tributari. Ricorrere a frettolose alienazioni di immobili come questa, fatta con un bando ferragostano, testimonia che si sta raschiando ormai il barile. Ora, nel momento in cui la decisione del Consiglio di Stato ha, di fatto, reso nullo il procedimento di alienazione degli immobili, l’Amministrazione Alfieri dovrà anche affrontare un problema che attiene al Bilancio già approvato e che in entrata ha appostato i proventi scaturiti da questa procedura (un totale di circa 3 milioni di euro).
UNA PROPOSTA ALTERNATIVA, EQUA E SOLIDALE
L’avvocato Giovanni Licinio, fondatore del movimento politico “Prima Capaccio Paestum” facente parte della coalizione civica “Insieme 2024”, ha formulato e esposto una proposta alternativa, valida sia sul piano politico-amministrativo che in termini giuridici. Una proposta sensata per l’alienazione di questi immobili nel rispetto della legge e dei diritti di chi attualmente li occupa. Chiara, trasparente e sicuramente più rispondente agli interessi sia degli assegnatari ex Ersac che del Comune (che potrà mettere a Bilancio i ricavi della vendita), risolvendo un problema abitativo e sociale:
– La rinuncia al ritorno presso il TAR per l’udienza di merito, ultroneo e inutile, in quanto già il Consiglio di Stato, in sede di accoglimento di istanza cautelare, ha dato torto al Comune di Capaccio Paestum su tutta la linea entrando nel merito della vicenda. La Settima Sezione del Consiglio di Stato, nell’accogliere l’appello (ricorso numero: 9527/2023) ha sancito che “per quanto concerne invece il merito, si presta ad una prognosi favorevole sull’esito del ricorso la questione concernente la conformità della procedura di dismissione immobiliare con il vincolo di destinazione degli immobili apposto dalla Regione Campania in sede di trasferimento gratuito a favore dell’amministrazione comunale”;
– Revocare/annullare l’intero procedimento e tutti gli atti prodotti, in quanto ormai privi di efficacia;
– Predisporre un nuovo procedimento di alienazione ed assegnazione dei beni immobili di proprietà ex Ersac e oggi comunale, siti nel Comune di Capaccio Paestum;
– Gli immobili possono essere venduti ma seguendo alla lettera la Legge n. 560/1993, quindi a meno 1/3 del valore e agli ex assegnatari (se in linea con i parametri economici previsti) oppure alle categorie di persone previste dalla legge;
– La determinazione del prezzo di ciascun immobile andrà fatta con una perizia estimativa in contraddittorio, con sottrazione di quanto previsto dalla normativa sull’edilizia sociale (meno 1/3 del valore stimato);
– La vendita degli immobili agli assegnatari ex Ersac (se in linea con i parametri economici previsti) con patto di riservato dominio in numero di 30 rate annuali posticipate, scadenti il 7 dicembre di ciascun anno, con pagamento della prima rata a partire dal 7 dicembre 2024.
A cura di Carmine Caramante