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C’ERA UNA VOLTA IL CARNEVALE DI CAPACCIO PAESTUM

Chi vuole, vada pure ad Agropoli. Noi restiamo qui perché Capaccio Paestum non è appendice di nessuno.

Leggende metropolitane narrano di un amministratore pro tempore che già nell’autunno del 2019 non concesse il contributo delle istituzioni all’organizzazione del Carnevale a Capaccio Paestum invitando gli organizzatori presenti ad andare a partecipare alla sfilata di Agropoli che, secondo lui, è un Carnevale “superiore” e più longevo. Oggi, vogliamo cogliere l’occasione per portare a conoscenza di questo amministratore pro tempore, dei suoi accoliti e di chi, pare, abbia vissuto altrove negli ultimi 50 anni e passa di cosa il Carnevale di Capaccio Paestum è stato ed ha rappresentato.

UNA STORIA FATTA DI PERSONE

Vogliamo partire dai lontani anni ’70 quando a raggrupparsi erano soltanto le “mascherine” eleggendo la mascherina più bella agli albori di una tradizione che si sarebbe sviluppata negli anni avvenire. Difatti, gli anni successivi si diede vita ai primi carri. La prima grande sfida fu tra Paestum e Torre di Mare. “Marcantonio e Cleopatra” contro “Lo Sbarco sulla Luna”. All’epoca non c’erano carri acquistati a Viareggio e si costruiva tutto qui, a Capaccio Paestum. I ragazzi provavano i balletti nel grande salone della famiglia Marrazza. La Biga costruita e guidata da Emilio Prearo è restata nella memoria storica grazie a chi ha avuto l’intelligenza e la generosità di tramandare il suo vissuto ai posteri. Successivamente un giovane Michele Paradiso con Don Mario Terrezza e una grandissima signora Maria Sica, intercettarono l’assenza di aggregazione tra i più piccoli e con grandi sacrifici, senza fondi milionari ma coinvolgendo con le loro personalità i cittadini e le istituzioni, organizzarono il Carnevale in grande stile a Capaccio Paestum chiamando a rapporto gli amici, studenti all’epoca, della Facoltà di Architettura di Napoli a far da progettisti. Da allora è stato un crescendo che ha visto la partecipazione di tutte le contrade di questo nostro grande territorio. Gli operatori turistici misero a disposizione i propri locali per provare i balletti e gli imprenditori agricoli misero a disposizione capannoni e trattori per costruire e trainare i carri. Centinaia di ragazzi e bambini sfidavano ore di prove, difficoltà, freddo, lunghi cammini intervallati da balli, amori nati e finiti a Quaresima oppure durati una vita. Generazioni che si sono tramandate questa preparazione, madri e figlie nello stesso balletto, padri e figli che costruivano gli stessi carri. Successivamente c’è stata la corsa ad accaparrarsi le scuole di Ballo della zona che mettevano a disposizione le loro professionalità sfidandosi nelle coreografie. C’è stato il Carnevale di Capaccio Paese e il Carnevale di Paestum. Poi c’è stato il Carnevale di Capaccio e il Carnevale di Capaccio Paestum. C’è stato il Carnevale in notturna davanti ai Templi di Paestum. Il Carnevale con la premiazione al campo Prearo e il Carnevale con la premiazione al Campo Sportivo di Capaccio Scalo. La gente ha sempre partecipato. Paestum era un formicaio. Venivano da ogni dove. Nel corso degli anni tale è stata la crescita di questa manifestazione che si è deciso di strutturarla costituendo l’Associazione permanente del Carnevale di Capaccio Paestum. Enrico Bisantis, Alfonso Rubini, Nino Pagano e Costabile Lo Schiavo si sono avvicendati da presidenti e con gli altri membri si sono spesi tra mille avversità cercando sempre una soluzione per aggregare le contrade di questo esteso territorio. Ogni Amministrazione ha nominato un delegato al Carnevale. Tranne quest’ultima. Polemiche? Tantissime. Sempre. Duravano un mese e oltre dopo il Carnevale. Ma in autunno si ricominciava. È vero che oggi ci sono difficoltà economiche. È vero che oggi c’è poca voglia di impegnarsi. È vero che non ci sono spazi per costruire e custodire i carri né per preparare i balletti. Ma la soluzione non è lasciar perdere perché significherebbe mettere una lapide su tutto quello che finora avete letto e che tantissimi di noi hanno vissuto. La soluzione non è l’invito perentorio ad andare ad Agropoli da parte di chi, ancora una volta, ha manifestato la sua ignoranza della storia e delle tradizioni del nostro territorio adducendo scuse banali. La soluzione non è vederci così, sparpagliati, ognuno nella sua contrada, intrufolati non graditi nelle sfilate altrui. Invitiamo l’Associazione Permanente del Carnevale di Capaccio Paestum a tenere un incontro pubblico con le contrade e l’Amministrazione al più presto. E invitiamo l’Amministrazione ad individuare uno spazio ai confini con Agropoli per condividere con essa dei capannoni che consentano alle due città di poter costruire e custodire i carri. Sarebbe auspicabile anche attivare dei corsi con i maestri della cartapesta che possano indirizzare i giovani a questa magnifica arte. Questa sarebbe una buona Unione e dei buoni investimenti per la comunità.

Il Direttivo Associazione “Città Libera” Capaccio Paestum

Luigi Delli Priscoli

Marianna Matrone

Lucio Jack Di Filippo

Info e contatti

liberapaestum@libero.it

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