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ECCO DOVE PORTA LA POLITICA SBAGLIATA: ALLA POVERTÀ DEI TANTI E AL PRIVILEGIO DEI POCHI

CAPACCIO PAESTUM, DATI SULLA POVERTÀ AI MASSIMI STORICI.

Capaccio Paestum tra i Comuni più poveri del comprensorio Cilento-Piana del Sele per reddito pro capite. Tasso di disoccupazione record al 18.3%, quella giovanile al 38%. Eppure, nessuna vergogna. Continua la politica di sperpero del denaro pubblico da parte di Alfieri. 117.000,00 euro spesi per le luminarie natalizie 2023, uno schiaffo alle tante famiglie che il Natale non lo faranno.

Spende e spande il Sindaco Franco Alfieri. Il Comune di Capaccio Paestum, dal 2019 ad oggi, consuma soldi e risorse, si indebita per opere inutili ed incomplete. Un discorso che stiamo ripetendo da tempo e i cui effetti iniziano a vedersi in modo tangibile. I cittadini iniziano a rendersi conto in maniera reale che le paventate politiche di sviluppo, vagheggiate dal Sindaco Alfieri, in questi anni non hanno portato ad alcun risultato in termini di occupazione e di ricchezza per la popolazione. Tutte azioni propagandistiche e di facciata, per lo più senza utilità, se non privilegio di pochi. Inutile fare l’elenco e parlare, ad esempio, di un lungolidi fallimentare per l’economia stessa degli stabilimenti balneari che da due anni devono fare i conti con una barriera e un sistema assurdo di viabilità che impedisce ai bagnanti di recarsi in spiaggia. Cali del 40% di presenze lamentati dagli operatori, con il tutto che si è tradotto in meno occupazione sui lidi e aumento dei prezzi degli ombrelloni e dei servizi. Per non parlare della partita sull’ambiente, quella più importante, ovvero la salubrità delle acque del nostro mare, completamente persa dall’Amministrazione Alfieri, disattenta ed incapace sia di operare controlli sul territorio che di far funzionare gli strumenti di depurazione (vedi condotta sottomarina). Invece di amministrare per la gente, si continua a “fare cose” per puro narcisismo politico. Su tutte l’acquisto e la ristrutturazione di Palazzo Stabile al Capoluogo. Una spesa di oltre 3 milioni di euro, con un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti, per recuperare l’immobile ed adibirlo a sede di rappresentanza e ufficio ovale del Sindaco. Un Comune sommerso da residui attivi ormai inesigibili (circa 80 milioni) su cui si basa il Bilancio Comunale e che nei prossimi anni porteranno al dissesto le già martoriate casse comunali. In tutto questo, il lavoro. Che per i capaccesi e le capaccesi non c’è. E, se c’è, è precario e sottopagato. Una società comunale, la Paistom che, invece di creare lavoro vero e servizi comunali efficienti, in 4 anni ha assunto con stipendi da fame e contratti precari di poche ore. Per non parlare dei lavoratori della Sarim che, ogni mese, devono aspettare la grazia di ricevere forse lo stipendio, poiché il Comune è in ritardo cronico con i pagamenti delle spettanze alla ditta titolare dell’appalto di raccolta dei rifiuti.

I NUMERI DEL VERO FALLIMENTO POLITICO DI ALFIERI

Il reddito pro capite in Italia ammonta a 19.100 euro. Nel comprensorio della Piana del Sele e del Cilento spicca il nostro dato, quello di Capaccio Paestum come fanalino di coda tra i centri di media grandezza e non solo. Nella Città dei Templi, infatti, il reddito pro capite è di appena 12605 euro. Vallo della Lucania è a 17967 euro. Torchiara, il paese del nostro Sindaco, 15861 euro. Altri centri turistici della costa fanno registrare ben altri dati, come Pollica 15823 euro e Sapri 16366 euro. Inesorabili anche i dati ISTAT sull’occupazione. Capaccio Paestum ha un tasso di disoccupazione al 18.3%, con quella giovanile al 38%. L’intera Provincia di Salerno fa registrare un tasso medio del 17%. Che Capaccio Paestum stia sopra media è davvero un qualcosa di preoccupante. E, come ben sappiamo, purtroppo, laddove il lavoro c’è, è in molti casi precario, stagionale, sottopagato. Vi è poi, per Capaccio Paestum, una tendenza crescente alla ricerca di lavoro fuori dal sistema locale, con dinamiche che incidono anche sull’emigrazione dei già occupati e probabilmente di interi nuclei familiari. Dai dati rilevati dalle recenti relazioni programmatiche del redigendo PUC, si evince che vi è incremento della popolazione ma non di “forza lavoro” poiché trattasi di nuovi cittadini in età inferiore ai 15 anni. Sta venendo meno poi in modo crescente anche il ruolo di presidio e baluardo che il complesso delle attività agricole e zootecniche – compresa la filiera della trasformazione del latte – e quelle turistico, ricettive, balneari e dei servizi hanno svolto nei decenni scorsi evitando al territorio dinamiche di crisi occupazionali ben più accentuate.

Carmine Caramante

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