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“FOLLOW THE MONEY”, DICEVA FALCONE.

Giovanni Falcone, che a sua volta aveva appreso questa strategia investigativa dopo un soggiorno negli USA al fianco del procuratore Rudy Giuliani, diceva sempre “Segui i soldi” (Follow the Money). Stessa cosa hanno fatto la Procura di Vallo e la Guardia di Finanza, che ha notificato un avviso di conclusione indagini preliminari su una presunta “triangolazione” di denaro tra il Cilento, la Croazia e la Bulgaria.

COMUNICATO STAMPA

All’esito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, diretta dal procuratore capo Antonio Ricci, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di tre soggetti, ritenuti responsabili di una frode fiscale a carattere transnazionale da oltre 115 milioni di euro, perpetrata tra l’Italia, la Croazia e la Bulgaria, attraverso l’emissione di fatture false relative ad operazioni di compravendita di bevande, generi alimentari ed articoli per la casa. L’attività investigativa, condotta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Agropoli, diretta dal magg. Ciro Sannino, trae origine dall’approfondimento di alcune “segnalazioni per operazioni sospette”, riguardanti bonifici disposti da tre imprese della provincia di Salerno, per importi di diversi milioni di euro, a favore di una società croata e di una bulgara. All’esito degli approfondimenti, è stato così accertato che le aziende d’interesse, italiane ed estere, erano in realtà delle mere “cartiere”, appositamente costituite al solo scopo di emettere e di ricevere fatture fasulle. Dalle visure alle banche dati eseguite, infatti, una delle imprese avrebbe avuto sede legale ed i propri uffici presso quello che in realtà era un mero recapito postale, ubicato ad Agropoli, mentre l’altra in un vecchio container di proprietà di un cementificio di Cicerale. Entrambe, in ogni caso, erano del tutto prive di una propria struttura logistico-amministrativa, come pure del personale e dei mezzi necessari all’esercizio di qualsivoglia attività imprenditoriale. Alla loro direzione, peraltro, era stato artatamente posto un cittadino di nazionalità rumena, resosi immediatamente irreperibile sul territorio nazionale. Grazie ai puntuali sviluppi operativi via via emersi, anche mediante il ricorso agli strumenti della cooperazione internazionale, delle intercettazioni telefoniche e degli accertamenti bancari, i Finanzieri sono riusciti ad individuare il reale ideatore del meccanismo fraudolento in quello che era l’unico amministratore di fatto delle diverse imprese coinvolte (nazionali ed estere).Nel corso di una delle perquisizioni svolte, tra le province di Benevento e di Salerno, è stato inoltre scoperto un ufficio “occulto”, realizzato all’interno di un appartamento di Angri, in cui sono stati rinvenuti e sequestrati telefoni cellulari, timbri aziendali, carnet di assegni e diversi personal computer, sui quali era memorizzata una copiosa documentazione contabile ed amministrativa riconducibile alle varie persone giuridiche oggetto d’indagine. La truffa posta in essere aveva permesso ai responsabili di comprare merce in Italia per diversi milioni di euro, godendo indebitamente degli sgravi fiscali scaturenti dalla compilazione di “dichiarazioni d’intento” (documenti con cui i soggetti aventi diritto, ossia quelli aventi la qualifica di “esportatori abituali”, possono effettuare le operazioni di specie senza l’applicazione dell’I.V.A., essendo i prodotti oggetto d’acquisto destinati alla rivendita ad altri operatori economici comunitari), risultate tuttavia ideologicamente false. La merce acquistata, che formalmente appariva trasportata e venduta in Croazia e in Bulgaria, nei fatti non ha mai lasciato il territorio nazionale, venendo piuttosto ceduta, per il tramite delle aziende salernitane, a grossisti locali del settore alimentare, senza perciò poter beneficiare in maniera legittima del regime di esenzione d’imposta. Alla luce del quadro inquisitorio delineato, il Pm della Procura della Repubblica vallese ha disposto un sequestro preventivo d’urgenza per un importo complessivo di oltre 2,7 milioni di euro, in relazione al quale i militari hanno cautelato liquidità finanziarie per circa 600mila euro e crediti commerciali presso terzi per più di 2 milioni di euro. I responsabili sono stati intanto denunciati per i reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documenti contabili e omesso versamento dell’I.V.A., ipotesi ora al vaglio dell’Ufficio giudiziario.

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