La Gelbison di Vallo della Lucania, come tutti ben sappiamo, ha dato vita negli ultimi anni ad un autentico miracolo sportivo che porta la firma del suo competente ed appassionato patron Maurizio Puglisi. Il raggiungimento della Serie C e del professionismo pone la Gelbison come club calcistico principale al di sotto di Salerno e fino a Sapri. Un primato raggiunto con una crescita graduale, dopo una lunga militanza in D e grazie ad una sinergia territoriale molto forte, che ha coinvolto tutti i Comuni del comprensorio cilentano, e che oggi raccoglie risorse anche in molti ambiti della Piana del Sele. Tutti, quindi, oggi vedono nella Gelbison un riferimento per la crescita del territorio e una possibile “cantera” per tantissimi giovani del Cilento che finalmente possono pensare di approdare in un settore giovanile professionistico senza dover emigrare ma potendolo fare nella propria terra. Questo dovrebbe essere in termini ideali il progetto Gelbison. Risorse del territorio per valorizzare il territorio stesso e le sue giovani generazioni. Eppure, questo percorso, apparentemente scontato, lineare e semplice, sta subendo delle deviazioni che ci lasciano un po’ perplessi. I vertici societari della Gelbison pare abbiano affidato tutto lo sviluppo del settore giovanile ad un gruppo di dirigenti non del territorio per finire addirittura a fare base per gli allenamenti lontano dal comprensorio cilentano, in particolare a Solofra. Una scelta che taglia completamente fuori i ragazzi e i giovani del Cilento, quelli che dovrebbero essere i protagonisti del progetto, che invece vede valorizzati giovani calciatori provenienti da altre realtà della Campania. Il tutto costituirebbe davvero un qualcosa di difficile da spiegare, che farebbe clamorosamente venire meno il principio di Gelbison come realtà di riferimento per tutti i settori giovanili delle squadre cilentane e della Piana del Sele.
Carmine Caramante