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GRAN BRETAGNA: LO SCANDALO DELLE DEPORTAZIONI IN RUANDA

Sono tempi davvero duri per gli esuli politici che approdano sulle sponde di Sua Maestà britannica. Il premier Boris Johnson non si smentisce e ancora una volta mette a segno un’operazione politica destinata a passare alla storia, se non verrà prima subissata da critiche in ambito internazionale che, ancor più della Brexit, questa volta rischiano davvero di far tremare la corona. Dalla padella alla brace: da oggi coloro che sono esuli politici rifugiati in Gran Bretagna, laddove non in regola con i documenti, il che vuol dire nel 99,9% dei casi, saranno sanzionati con una triste e assurda deportazione dei nostri giorni, ovvero caricati sulle navi militari della flotta inglese e accompagnati nientedimeno che in Ruanda. “Hotel Ruanda”, vi sovviene? È il titolo di un vecchio film che descriveva le condizioni di vita che sono a dir poco stupefacenti (nell’accezione negativa del termine), con riferimento ai diritti umani, proprio in questo Paese. Ma, per chi ha scarsa memoria, ricordiamo anche che il Ruanda è la nazione in cui si è compiuto il più tragico dei genocidi che la storia racconti, ovvero la cancellazione totale dell’etnia dei Tutsi, perpetrata dagli Hutu, che sono oggi al governo, sostenuti proprio dagli inglesi. E a questi signori, in veri e propri campi di concentramento, verranno consegnati coloro che fuggono da una guerra, fuggono da una repressione, fuggono dalla fame e dalla certezza di un destino a dir poco sconfortante, fatto di sofferenza, in cerca di un rifugio che purtroppo non ci sarà. La Gran Bretagna, da oggi, sarà solo una tappa del loro viaggio in cerca di salvezza, una tappa che li porterà in una condizione non migliorativa, ma forse addirittura peggiorativa, da quella dalla quale scappano. Ciò che più sconcerta, però, è la totale assenza di interventi concreti da parte della politica internazionale: sarà perché siamo troppo presi dalle violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito russo nei confronti dell’Ucraina; fatto sta che nessun Paese del mondo ha rivolto l’attenzione a un capitolo non meno drammatico della storia contemporanea. Ed è a dir poco ingeneroso, anche nei confronti della civiltà inglese, che da sempre si è posta come una delle nazioni “guida” dell’Occidente. Tutt’altro, volendo fare il verso ai migliori (o peggiori?) dei nostri comici e dei nostri politici di un secolo fa, essa si mostra primitiva in queste scelte, che non possono essere condivise, né umanamente né giuridicamente. Non sono mancate mobilitazioni da parte delle associazioni che tutelano i diritti umani; c’è stata anche l’apertura di una inchiesta, in Gran Bretagna, da parte dei Parlamentari dell’opposizione, con una petizione attraverso la quale si sta tentando di impedire che si compia una simile empietà. Perché, e questo è bene che lo si sottolinei, i rifugiati non sono dei semplici e comuni clandestini, o dei semplici e comuni migranti; sono persone che scappano dalla guerra e dalla persecuzione. Invece, il provvedimento elaborato da Johnson è un paradosso normativo, in quanto prevede che questa deportazione avverrà per coloro che, tra i rifugiati, entreranno in Gran Bretagna clandestinamente, noncurante del fatto che, quando si è dei rifugiati politici, il termine clandestino non dovrebbe nemmeno essere utilizzato. Perché chi scappa non è nelle condizioni di farsi fare un visto dall’Ambasciata, dunque è davvero difficile, se non impossibile, non contravvenire al provvedimento stesso. C’è da chiedersi, infine, (un po’ come è accaduto con la Brexit), se l’opinione pubblica inglese sia davvero allineata su decisioni di questo tipo. Stiamo forse assistendo a una regressione socio-culturale? O forse i Movimenti Anti-apartheid, che sono stati sostenuti dagli intellettuali britannici, sono gli unici campioni di una civiltà che, invece, non sembra essere diffusa a livello comune e popolare? Non è possibile credere a ciò. Evidentemente, c’è una deriva politica dovuta al fatto che, probabilmente, scappare via dall’Europa tanto bene non ha fatto. E oggi i Paesi dell’UE che attuano misure ingiustificate di respingimento di siffatto tipo, si macchiano di crimini politici. Siamo senza ombra di dubbio in presenza di uno di questi.

Milena Cicatiello

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