Siamo in presenza di un’indagine che contesta gravi reati che attengono all’esercizio della funzione. Ragioni di opportunità, di buon gusto e perfino di convenienza suggerirebbero ad Alfieri le immediate dimissioni.
La bomba è esplosa, stamattina all’alba. Una “bomba d’acqua” per rimanere nell’ambito del gergo metereologico tanto caro al Sindaco di Capaccio Paestum. Una vicenda iniziata ieri con le perquisizioni ai suoi uffici e che, si sapeva, avrebbe avuto un seguito immediato e più dettagliato con i particolari dell’indagine in corso che vede coinvolto Franco Alfieri ed altri 5 indagati. Il quadro è davvero desolante e pare rispecchiare un po’ il copione dei tanti casi che ogni giorno leggiamo sulle cronache nazionali di un’Italietta che presenta sempre lo stesso scenario: un mega appalto, la grande ditta, un politico, la piccola ditta di un familiare, il suo staffista e un dirigente amministrativo. Un po’ come la barzelletta che cominciava con “c’era un italiano, un americano e un francese”. Ma, questa, non è una barzelletta. È un indagine della Procura della Repubblica di Salerno.
L’INDAGINE
Dubbi sulle procedure di aggiudicazione di appalti e subappalti per la manutenzione della pubblica illuminazione a Capaccio Paestum e Battipaglia: 6 indagati, tra cui il Sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, nell’ambito di un’indagine coordinata dal pm Alessandro Di Vico della Procura della Repubblica di Salerno e delegata ai militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Eboli, diretti dal ten. col. Massimo Otranto, coadiuvati dai colleghi del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Salerno, che ieri avevano dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro presso Palazzo Sant’Agostino, il municipio della città dei Templi, l’Ufficio Tecnico del Comune di Battipaglia e lo studio legale di Alfieri ad Agropoli. Ipotizzati, a vario titolo, i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti ovvero della scelta del contraente. Sotto i riflettori degli inquirenti, in particolare, alcuni subappalti concessi a terze ditte dalla Dervit, aggiudicataria di due maxi appalti per l’illuminazione pubblica, tra cui uno all’impresa della sorella di Alfieri nel comune di Battipaglia. I fatti ricadrebbero nell’arco temporale tra agosto e ottobre 2023.
LE DIMISSIONI DI ALFIERI COME ATTO DOVUTO
Da corretti e attenti giornalisti e narratori, dobbiamo ora dire che sul piano giuridico vale la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva. I provvedimenti disposti in sede di indagini preliminari sono suscettibili d’impugnazione. Per tutti gli indagati, dunque, vige la presunzione d’innocenza in successivi gradi di giudizio e fino ad eventuale sentenza di condanna definitiva ed irrevocabile. Esiste però, oltre ad un piano giuridico, anche e soprattutto un piano politico. Ed è soprattutto a questo che l’indagato, se è appunto un politico, deve rispondere. Siamo in presenza di un’indagine che contesta reati che attengono all’esercizio della funzione. Ragioni di opportunità, di buon gusto e perfino di convenienza suggerirebbero ad Alfieri un passo indietro. Insomma, come dice il vecchio proverbio, “quando piove e tira vento, serra l’uscio e stai dentro”. E per tre considerazioni strettamente legate tra loro. Dimettendosi, l’indagato Alfieri solleva l’ombra dall’istituzione di cui è parte e rende se stesso più libero di difendersi come desidera, senza rischio di implicare l’istituzione stessa nella propria strategia difensiva. Dimettendosi, l’indagato Alfieri dimostra di avere a cuore la sorte dell’istituzione non meno della propria, e si dimostra fedele agli interessi dei cittadini che lo hanno eletto. Di converso, i cittadini che tra pochi mesi torneranno alle urne per le comunali, hanno il diritto di poter votare senza avere dubbi su un candidato indagato per reati che attengono all’esercizio della sua funzione. In aggiunta va poi detto che non solo l’istituzione di cui l’indagato fa parte ma anche il suo partito, ovvero il Pd, avrebbe tutto l’interesse a che l’indagato Alfieri si dimetta.
Carmine Caramante