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IL FALLIMENTO DI FRANCO ALFIERI NEGLI ANNI DA DELEGATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA

La mozzarella di Paestum e tutti i suoi derivati caseari ed artigianali rappresentano per il nostro territorio un settore trainante, non solo per la produzione e per la redditività di tante aziende locali che danno lavoro, oltre che all’indotto, a migliaia di persone, ma anche per la promozione e l’immagine turistica che se ne ricava. Ovviamente, tutto ha un prezzo, un costo sociale ma soprattutto ambientale.

GLI SCARICHI ABUSIVI CHE VANNO A MARE

Le immagini di questi ultimi giorni della foce del Capo di Fiume, e le tante altre viste continuamente negli ultimi anni, sono l’altra faccia della medaglia. La crescita del comparto caseario è vitale per il nostro sistema economico, ma altrettanto inestimabile è il valore della salvaguardia del nostro ambiente e del nostro mare. Da ormai 20 anni, se non di più, il problema delle deiezioni animali e dei reflui zootecnici è diventato un vulnus per la nostra Piana. Solo sul territorio comunale di Capaccio Paestum insistono circa 35mila capi bufalini. Gli allevatori fanno mille sacrifici, affrontano costi enormi e crisi periodiche, eppure vanno avanti per garantire il quantitativo di latte necessario per le produzioni di mozzarella. Tuttavia, e lo riscontriamo quotidianamente sugli organi di informazione, non tutti sono in condizioni di rispettare le regole. E non farlo, purtroppo, vuol dire creare danni all’ambiente, alla qualità delle acque della nostra costa Bandiera Blu dal 2015 ma vittima costante di scarichi abusivi di reflui da zootecnia.

IL FALLIMENTO DI FRANCO ALFIERI NEGLI ANNI DA DELEGATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA (2016-2019)

Il nostro Sindaco parla sempre con spocchia e disprezzo del passato. Questo è, intanto, il “suo passato” ed ha il sapore di un fallimento che rischia di portare al tracollo l’intero settore bufalino che a breve dovrà pure fare i conti con le nuove limitazioni poste dalla UE.

E allora, cosa fare, e chi concretamente deve muoversi per riuscire a risolvere il problema? Da una parte, servono controlli più efficaci e puntuali da parte delle autorità preposte. Dall’altra, e lo ripetiamo da tempo, chi ha la funzione di governo del territorio deve mettere in condizione gli allevatori di poter meglio lavorare ed avere strumenti, tecnologie e norme che consentano di smaltire i reflui e le deiezioni con semplicità e a costi contenuti. E, quindi, veniamo a ciò che deve fare la politica. E, soprattutto, ciò che non ha fatto in questi anni. Franco Alfieri, attuale Sindaco di Capaccio Paestum, dal febbraio 2016 al luglio 2019, ha avuto il ruolo di delegato all’Agricoltura della Regione Campania. In questi 3 anni e mezzo, cosa ha fatto per risolvere o quantomeno mitigare un problema così grosso per la Piana del Sele e per ampie parti dell’intera Regione? Convegni, protocolli, proposte rimaste lettera morta. Questo ha fatto. Stando ai risultati, nulla. Il nulla assoluto, non tralasciando di citare anche che, sotto la delega regionale del nostro Sindaco, si sono anche persi per strada i bandi del PSR, su cui tanti giovani imprenditori agricoli campani, salernitani e cilentani avevano fatto affidamento.

LE NUOVE NORME PER GLI ALLEVATORI IMPOSTE DALL’UNIONE EUROPEA

E intanto, come da delibera di Giunta Regionale n. 585 del 16 dicembre 2020 della Direzione generale delle Politiche agricole, alimentari e forestali e della Direzione generale della Difesa del suolo e dell’ecosistema, pubblicata sul Bollettino ufficiale regionale n. 247 del 21 dicembre 2020, in Campania è imminente l’entrata in vigore delle norme europee in merito ai nuovi limiti di utilizzazione agronomica e spandimento di effluenti di allevamento, acque reflue e digestati. Il tutto in adeguamento al “Programma europeo d’azione per le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”, sul quale l’Italia è da tempo inadempiente e in procedura di infrazione. Le nuove norme fissano gradualmente il passaggio a spandimenti equivalenti a non più di 170 chilogrammi di azoto per ettaro per anno. Per i primi due anni di applicazione del Programma d’azione nelle aree designate per la prima volta come “zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”, le dosi di applicazione non dovranno in ogni caso determinare un apporto superiore a 210 kg di azoto per ettaro per anno.

Carmine Caramante

 

 

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