“Accade. Capita di rado, ma accade”. La Trionferà, il nuovo libro di Massimo Zamboni.
«E se non saremo noi a vederla trionfare, e se non sarà da noi e avrà altri nomi forse, altri modi, chissà dove, duecento, trecento, mille anni, vedrete: la trionferà». Essere comunisti a Cavriago voleva dire usare testa e mani per costruire tutti assieme il proprio cinema, la propria balera, il proprio futuro, in nome dell’emancipazione dell’umanità. Ma anche spedire un telegramma a Lenin e nominarlo sindaco onorario, scontrarsi coi cattolici per il film su Peppone e don Camillo, disperarsi per la morte di Stalin, servire lambrusco e rane fritte alla festa dell’Unità. Essere comunisti era prima di tutto un sentimento: sapere di essere dalla parte giusta del mondo. Massimo Zamboni ci accompagna in questo viaggio nel tempo, a partire da quella piccola Pietroburgo nostrana dove ancora oggi campeggia il busto di Lenin, facendoci precipitare in un’epoca in cui tutto sembrava possibile, persino la rivoluzione. Attraverso la storia incredibile di una terra dove la fedeltà al Partito era sacra e il vento dalla Russia soffiava forte, Massimo Zamboni fa i conti con la grande utopia del Novecento in modo davvero originale: al centro di questo appassionato racconto corale, ci sono l’Emilia e la cittadina di Cavriago, e le peripezie dei suoi abitanti. Sognatori e realisti, gente con la testa dura e un senso fortissimo di fratellanza, i protagonisti di questa storia sono donne e uomini dall’inesausta passione politica, cittadini del grande mondo, nelle cui vicende c’è tutta la forza e la persistenza, infine la nostalgia, di quello slancio ideale, folle e meraviglioso che li faceva sentire di essere dalla parte giusta. Con «una dose di commozione, una di sarcasmo, una di pratico ed emiliano senso di disincanto», Massimo Zamboni ha spesso scritto e cantato la dissoluzione di quel tempo, ma qui ce lo spalanca di fronte agli occhi intatto e pieno di vita, di rabbia e struggimento, regalandoci l’epica di una memoria da cui ripartire, l’epica di una terra dove la bandiera rossa sventolava più in alto di tutti. La Trionferà, edita da Einaudi, è disponibile in tutte le librerie fisiche e online. Segue l’intervista.
Quanto è importante leggere un libro che racconta la storia dei comunisti italiani?
“Credo sia importante per tutti quelli che hanno creduto nel secolo scorso, si sono spesi, hanno dedicato vita, energie, tempo, lavoro, ferie, hanno sacrificato la famiglia, e altri interessi, per esserci e cercare di cambiare il mondo. Si può pensare che in loro ci sia stata presunzione o ingenuità; credo, invece, che ci sia una grandissima profondità e un amore per la vita e per il mondo, difficili da riscontrare nei tempi odierni. Rimettere in fila, anche cronologicamente, tutto il secolo passato, e anche i precedenti che a quel secolo hanno portato, non solo ci aiuta a leggere quello che accade oggi, figlio diretto di quel mondo, ma potrebbe darci indicazioni sulla nostra vita: che valore ha vivere? quali sono le energie migliori da dedicare a questa vita? Credo che in questo libro ci sia un grande risarcimento nei confronti di chi, quella passione, l’ha buttata a piene mani sugli altri. Non riconoscergli, ora, il loro essere così periferici nella vita mentale delle persone, sarebbe una grandissima ingiustizia: la classe operaia di quegli anni ha dato valore e dignità al ruolo del lavoro e di chi lavorava, ambizioni e sensazioni scomparse”.
Volendolo contestualizzare alle vicende belliche delle ultime settimane, quanto è funzionale questo libro alla comprensione critica della Russia di oggi?
“Sono mondi lontani da noi, di cui sappiamo poco, e che non appaiono mai, tranne che in queste ultime settimane, nei nostri notiziari. Mi chiedo quante persone sapessero localizzare geograficamente l’Ucraina o la Bielorussia, o la Moldavia, fino a pochissimo tempo fa. Basti pensare che al tempo della caduta del muro, tutto quello che era immediatamente al di là, quindi l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Bulgaria, la Romania, la Germania Est, era escluso dal pensiero occidentale. C’è stato poi, una volta caduto il muro, l’allargamento espansivo dell’Unione Europea e si è pensato di poter includere anche quei paesi che, storicamente, sono sempre stati sotto la sfera d’influenza russa. Queste cose le abbiamo scoperte soltanto ora e quello che scopriamo è sempre guidato dall’alto, in modo da non farci capire la complessità degli eventi, la loro storicizzazione. Sembra sempre che tutto ci sia dovuto, a noi occidentali. E – intendiamoci – dall’altra parte la situazione è terribile, però con molta presupponenza noi pensiamo di conoscere quello che accade e di giudicarlo”.
Mariangela Maio
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