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IL POLITICAMENTE CORRETTO LIMITA IL LIBERO PENSIERO

Una certa forza politica lamenta che le donne avrebbero scarsa rappresentanza istituzionale ai nostri giorni. Penso che ci troviamo dinanzi a una polemica alquanto sterile. L’ossessione del politicamente corretto assottiglia sempre di più i nostri spazi di libertà e soprattutto limita il pensiero critico, la considerazione che dovremmo avere di un individuo in quanto tale e non per la categoria di appartenenza. Non si migliora la condizione della donna né si garantisce la parità di genere con le quote rosa o maggiori spazi rappresentativi (non siamo certamente una razza in via di estinzione o da proteggere!), se mai queste iniziative sortiscono l’effetto opposto, discriminandoci ulteriormente. Peraltro, ho sempre sostenuto che in politica debba prevalere la competenza. Un uomo più meritevole e preparato non deve essere ostacolato da misure di siffatto tipo. E il modo migliore di discriminare una donna è favorirla proprio in quanto donna. Noi donne pretendiamo solo che i nostri diritti siano rispettati, in ogni ambito, da quello lavorativo o istituzionale a quello relazionale e familiare. E perché ciò avvenga è necessario intervenire a monte, incidendo sulla formazione dei ragazzi, a partire dalle scuole. Auspico che, in un futuro non molto lontano, nelle scuole i ragazzi vengano educati ai sentimenti, ivi compreso il rispetto per l’altro sesso. Ecco, se si vuole cambiare davvero qualcosa, bisogna partire da qui. La vera rivoluzione è quella culturale, che è propedeutica a quella politica. Bisogna far sì che il sesso cosiddetto “forte” prenda consapevolezza, sin dai primi anni della sua formazione, che una donna può avere grandi capacità e risorse, e se la sua proposta politica/professionale è seria, deve essere presa sul serio e deve avere la possibilità di competere alle medesime condizioni. Se invece gli uomini questa consapevolezza già ce l’hanno, bisognerebbe spronarli a non averne timore. Noi donne sappiamo essere delle valide e leali alleate, in amicizia ma anche in contesti istituzionali e lavorativi.

Milena Cicatiello

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