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IL RITORNO DELLA PRIMAVERA: (S)BOCCIATO IL TURISMO

Il ritorno della primavera, a Capaccio Paestum, è da sempre il momento in cui il dibattito sul turismo ritorna al centro dell’attenzione. Così, mentre le attività economiche della filiera cominciano a organizzare la nuova stagione, si fa il punto sui programmi mancati, sulle vecchie e nuove difficoltà, e si ascoltano proponimenti più o meno realizzabili per il futuro. Negli ultimissimi anni, alle ataviche problematiche, si sono aggiunte l’emergenza pandemica e la carenza di personale stagionale, la cui poca disponibilità si tende a giustificare come conseguenza di alcune misure assistenziali, in primis il reddito di cittadinanza. Su questo punto il dibattito diventa serrato, perché, a parte le posizioni ideologiche e politiche, emerge con chiarezza che la questione sia più importante di quanto possa sembrare di primo acchito. Infatti, se da un lato è vero che certi provvedimenti governativi possano disincentivare, soprattutto i giovani, dall’accettare lavori pressoché occasionali, dall’altro dovremmo chiederci come mai tali impieghi non esercitino una sufficiente attrattiva. Dunque l’attenzione si sposta sull’analisi delle retribuzioni, delle condizioni di lavoro e delle prospettive di costruirsi un futuro. Fattori che risultano alquanto bassi e non sempre per colpa degli imprenditori, quanto perché la stima reale del valore economico del comparto risulta essere altrettanto bassa, non calante, ma nemmeno tanto redditizia da permettere entusiasmanti slanci in avanti. In effetti, anche se il livello delle attività economiche legate al turismo è molto cresciuto per qualità, resta il peso di una stagione sempre più corta, di una bassa stagione che non è mai davvero decollata, in barba a tanti progetti, di un ambiente ospitante ancora carente in diversi comparti infrastrutturali e della mancata definizione di specifici target e delle politiche più idonee e competitive per attrarli. Tutto questo negli anni in cui il turismo sta cambiando e il turista, sempre più autonomo e consapevole, sceglie la sua meta attraverso le risposte a esigenze precise, comunicate con altrettanta precisione. È evidente che la scelta di puntare su un target generalista, o meglio su un non target, negli anni, non abbia ripagato. È però altrettanto vero che la nostra Città e l’intero territorio sono conformati in maniera tale da rendere difficile l’inquadramento di uno o pochi segmenti dominanti su altri. Probabilmente, una delle soluzioni possibili potrebbe essere il ricorrere a un sistema di offerta turistica integrata e relazionale che, oltre a filtrare definitivamente i valori reali del territorio su cui investire, permetterebbe anche una più estesa calendarizzazione, rendendo i periodi di bassa stagione più brevi e più convenienti e quelli di alta stagione meglio organizzati e razionalizzati. Così, per esempio, proprio con la primavera, potrebbe inaugurarsi una stagione incentrata sull’eno-agroalimentare, che cederebbe il passo a quella estiva-balneare e degli eventi e, successivamente, a quella autunnale, incentrata sui cosiddetti beni minori, le arti e le lettere. È chiaro che tali percorsi non sarebbero a tenuta stagna e legati esclusivamente a quel particolare periodo, ma concentrarne l’attenzione in maniera organica renderebbe indiscutibilmente il territorio più competitivo e meglio identificabile. Poi, non dimentichiamo che Paestum è sede di un Grande Attrattore, il Parco Archeologico che, in maniera trasversale, fornirebbe contenuti fondamentali a tutti gli altri programmi. Secondo una tale organizzazione si potrebbero meglio attivare programmi di turismo esperienziale, emozionale e dei contenuti, seguendo così le tendenze del mercato internazionale ma operando sui valori reali e, quindi, senza mettere a rischio l’identità territoriale ma, al contrario, valorizzandola.

Milena Cicatiello

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