L’amore è una luminosità a se stante. Intervista alla pittrice Nera D’Auto, nell’ambito della mostra personale “Dante e la dimensione della musica”.
Dal 15 al 30 luglio, nei pressi della Basilica Paleocristiana, c’è stata la mostra personale della pittrice capaccese Nera D’auto, riconosciuta per la sua personalità eclettica e le attitudini trasversali, essendo la sua arte il risultato di uno studio meticoloso e ricercato, che parte dalla memoria per potersi calare in una realtà, quella contemporanea, sempre più complessa e pregna di significati. Nello specifico, questa esposizione è dedicata a Dante Alighieri, in occasione del 700esimo anniversario dalla sua morte. Il titolo della mostra è già evocativo di come l’artista intenda la sua relazione con il Poeta: non solo letteratura, filosofia, teologia, pittura, installazioni, ma anche una musicalità che ritrova nella metrica dantesca e nei contenuti, tanto da appropriarsene e da trasfonderle nelle proprie opere.
Nera, ciò che mi ha colpito dei tuoi dipinti, sin dalla prima occhiata, è stata la prepotente prevalenza del colore sulla forma.
“La mia tecnica pittorica consiste nella sperimentazione della materialità del colore, perché è grazie al colore che si esprimono le emozioni e la sensibilità di ognuno di noi. Immediatamente mi ritrovo lo spettro di Newton, quindi lunghezza d’onda e frequenza. Ad esempio, il rosso ha una frequenza breve, per me, perché si condensa sulla tela in tutta la sua plasticità, mentre l’azzurro ha una frequenza lunga, dovendo dare l’idea dell’etereo, di qualcosa che non si può fino in fondo contenere, ma può invece evaporare, andare lontano. L’effetto lo ottengo sfumando l’azzurro, spesso attraverso un solvente. Diversamente, il verde ha un carattere preciso e definito ma non è veemente come il rosso. Come l’opera dantesca, anche le mie sono caratterizzate da un certo simbolismo, che ho avuto modo di approfondire rileggendo la Divina Commedia negli anni successivi all’epoca dei banchi di scuola, per inquadrare le caratteristiche che avrei voluto mettere in evidenza attraverso la mia arte”.
Che cosa intendi per musicalità del colore?
“Trovo che la musicalità della Divina Commedia, sia dal punto di vista della metrica, sia dal punto di vista del contenuto, sia perfettamente in linea con le mie intuizioni pittoriche. Ne ho preso consapevolezza quando una volta, strofinando la tela, si è lacerata. La musicalità si è mostrata ai miei occhi senza che io la stessi cercando. Ho visto il buco attraverso il quale passa il suono. Che cos’è il suono, se non l’aria che passa in un buco? In funzione della forma del buco, si ottiene una nota piuttosto che un’altra. Alla luce di ciò, ho costruito l’installazione tratta dal V canto dell’Inferno, che è stata realizzata su cinque pannelli in una dimensione tridimensionale, dando all’osservatore il senso della profondità e i cui buchi sono scomposti, irregolari e in subbuglio”.
Qual è il materiale di cui ti sei servita per realizzare l’installazione?
“Trattasi di legno lavorato con oro foglia. Nella mia visione dantesca, l’oro rappresenta l’amore e difatti è proprio nell’Inferno che Dante colloca Paolo e Francesca. Ma è mosso da un sentimento di pietà verso questi due giovani, strappati alla vita troppo presto, quando non erano nemmeno consapevoli del peccato commesso. Li assolve perché l’amore non si sceglie, piuttosto si autodetermina, è una luminosità a se stante”.
La mostra itinerante è parte del “Festival dell’Essere” e proseguirà a Vatolla dal 1 al 30 agosto. Successivamente, sarà possibile ammirare le opere di Nera D’Auto a Roccadaspide e poi a Napoli.
Milena Cicatiello
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