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L’ ATTUALITÀ E LA BUSSOLA IMPAZZITA

Immagine di rawpixel.com su Freepik.

L’attualità dei drammi e dei disagi sociali che percorre trasversalmente generazioni e luoghi abitati del nostro quotidiano, ci dimostra quanto la cultura umana stia sempre più perdendo il significato originario e profondo delle parole, del loro essenziale contenuto. Svuotando del loro senso le parole, in un turbinio di nuovi termini in ogni contesto, svuotiamo di senso il nostro pensiero e il nostro agire, limitandoci ad un superfluo soggettivo girarci intorno. Le parole più conosciute rischiano una deformante trasformazione del significato o la dimenticanza. La vita delle persone sembra essere catapultata in giganteschi Luna Park delle distrazioni, dove, tra i prodigi della scienza e della tecnologia per sentirsi sempre più appagati si smarrisce il proprio vero sé, la realtà degli avvenimenti e dei contesti in cui si vive. Come Pinocchio e Lucignolo di Collodi, trasportati nel Parco dei divertimenti. Non sta accadendo forse così in tutto il mondo con la parola Natale? Da festa religiosa che celebra la nascita di Gesù, in seno alla cultura ebraica, da oltre 2000 anni, a festa dei regali di Babbo Natale nel mondo della fantasia cinematografica? Si parla dello spirito del Natale. Benedetto Croce, di cui si torna a parlare in questi giorni, illustre uomo di cultura del secolo scorso, teorico dello storicismo e dell’idealismo, è conosciuto per la sua teoria delle quattro sfere dello spirito: la morale, la politica, l’estetica e l’etica, dove ognuna di queste sfere ha una propria autonomia, ma tutte godono della circolarità dello spirito. Ma se tale spirito rientrasse nell’ambito dell’etica, quindi del saper vivere, di quale spirito si tratterebbe? Ci si ferma sulla soglia. Quanti di questi Luna Park sono gestiti dai Mangiafuoco di turno, che non salgono sul palco ma si distribuiscono il guadagno, in una corruzione oramai senza confini, dello spaccio, in un’economia mondiale virtuale e spiritualmente occulta. Mentre il nostro pianeta Terra attraverso l’ecosistema si sta ribellando ad un egosistema (come lo ha definito don Ciotti) messo in atto da secoli dal genere umano, con il potere della modernità dello sfruttamento; un egosistema che non è ancora abbastanza chiaro ai nostri giovani assuefatti e distratti per mobilitarsi al cambiamento di rotta per un’economia di sussistenza mondiale per i popoli di ogni nazione e che cominci dalle persone e dai loro diritti, non dai guadagni e dittature di potere. La prima parola che vedo svuotata del suo autentico senso è “amore”. Mi colpiscono le parole dell’attore Timothée Hal Chalamet (New York, 27 dicembre 1995) protagonista del film Bones and All (nell’intervista nel programma culturale “Tuttifrutti” di RaiNews24): “L’amore è la condizione più vera della persona. Penso che l’amore possa salvarci dall’ineluttabilità della condizione umana ma può mandarti anche nella direzione opposta. In quanto esseri umani, ogni volta che ci innamoriamo non sappiamo in quale delle due direzioni stiamo andando. Ogni volta è una scommessa”. Beh, penso tra me e me che bello, si tratta di una storia d’amore. Ma il regista Luca Guadagnino, (che ha ricevuto al Festival di Venezia 2022 il premio per la regia mentre la giovane protagonista femminile Taylor Russell ha ricevuto il premio Marcello Mastroianni come miglior esordiente) spiega: “Bones and All è stata una scommessa rischiosissima. Sono felice dei mostri del mondo dell’amore e del desiderio e di come siano riusciti a parlare allo spettatore, che si è adeguato all’altezza dello sguardo di chi non è conforme. Vorrei che più persone possibili possano abbracciare Marvin e Lee, gli amanti cannibali”. Quindi si tratta di una fiaba dark, e di un viaggio nella bellezza degli Stati Uniti, con l’horror associato al cannibalismo. Mi chiedo? Nel 2000 e oltre, dobbiamo tornare ad essere gli uomini della preistoria che si cibano di carne umana e i nostri ragazzi andranno a vedere questo film dicendo che bello l’amore, un amore tra diversi, come i vampiri delle storie dark? Abituati così a non sentire anche questa paura, questa fantasia che ispira la realtà, dove dei figli possono nascere con l’istinto al cannibalismo e fare famiglia, arcobaleno anche questa, dove la parola amore diventa complice di un atto disumano? La parola amore sulla terra è nata con il primo bambino nato, dall’amore di chi l’ha concepito, nelle braccia materne di chi lo ha messo al mondo. La parola amore è quella che sta tra Dio e l’essere umano, perché Dio reclama la vita, così come il cristianesimo ha approfondito. Ha un significato che si è evoluto in duemila anni di Rivelazione della Nuova Alleanza, preceduti da altri secoli di rivelazione nell’Antica Alleanza; il cammino della storia dell’umanità si è intrecciato con il piano di Dio che ha usato i profeti, che ha inviato il Figlio per spiegarci che la legge morale, l’etica è racchiusa in un verbo, un’azione: “Io sono il Signore Dio tuo: amerai il Signore Dio tuo con tutto te stesso, con tutta l’anima. E il prossimo tuo come te stesso”. Amare è l’azione che si oppone a odiare, dove l’amore salva la vita e l’odio uccide la vita. Non si può spiegare completamente la parola amore a prescindere da Dio, dove all’io subentra il noi, l’empatia, il co-sentire il dolore e la gioia dell’altro, compartecipare, condividere. Così l’istinto del neonato che cresce viene a contatto con l’amore e la cura, con l’ambiente e il linguaggio che permettono al bambino di superare la fase del narcisismo e dell’egoismo e di giungere alla consapevolezza, all’autocontrollo, alla mitezza. Ma l’amore ha in comune con l’anima il fatto di essere trascendente, non misurabile o visibile, appartenente alla sfera del cielo che appartiene al divino. Voler conoscere Dio vuol dire riconoscere di avere un’anima, simbolicamente un cuore, che mi permette di essere capace di amare e di dare un fine all’amore per gli altri. Vuol dire infine conoscere la direzione del mio esistere, del percorso: questa è solo la prima parte di un viaggio verso l’eternità in cui io potrò esistere e verso cui la mia anima si protende, allenando la mia volontà e le mie capacità. Tra Dio e ogni uomo c’è l’amore e questo amore divino ha un nome: lo Spirito Santo. Per mezzo di questo amore abbiamo avuto l’incarnazione del Figlio di Dio sulla terra, nel grembo di Maria di Nazareth, che dopo quasi due millenni di storia della Chiesa hanno portato al riconoscimento del Dogma dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre 1854 con Papa Pio IX. Dio si è fatto bambino per vivere come un uomo che da adulto camminando e insegnando tra gli uomini di buona volontà ci avrebbe spiegato il segreto della vita: entrare nel Regno del Padre, superare la morte. È quello spirito nuovo che Dio ha messo nel cuore di ogni persona affinché sia capace di amare; spirito di verità che svela il piano di Dio disteso nei secoli, attraverso i santi, atleti di Dio, il passaggio di testimone della fede in Dio. Edith Stein, grande filosofa ebrea scriveva: “Chi cerca la verità, cerca Dio”. Ma soprattutto “Non accettare nulla come verità che sia privo d’amore. E non accettare nulla come amore che sia privo di verità. L’uno senza l’altra diventa una menzogna distruttiva”. Cercando la verità, cercò nello studio della filosofia e la trovò nel castello interiore di S. Teresa d’Avila e la sua vita. Divenne S. Teresa Benedetta della Croce e concluse la sua vita come sacrificio per il suo popolo nel lager polacco di Auschwitz, il 9 agosto 1942, lì dove aveva offerto la sua vita tra milioni di innocenti anche S. Massimiliano Maria Kolbe, il 14 agosto 1941. E non furono quelli i decenni della bussola impazzita della storia dove Hitler divenne l’artefice di una guerra mondiale, di un olocausto del popolo ebreo, costruendo una menzogna distruttiva in cui come in un vortice furono attratte milioni di persone che avevano rinnegato Dio per seguire lo spirito dei demoni che si frappongono tra Dio e l’umanità? Dov’era finita la fede del mondo? È urgente riposizionare la bussola del tempo e dello spazio dell’attualità, per non girare in tondo ma pensare ad un obiettivo che vale la pena perseguire, un obiettivo che la nostra anima è nata per percepire, perché noi siamo un’anima ma possiamo soffocarla. È nelle nostre capacità capire i trucchi e le illusioni dei guadagni di un mondo cinematografico, musicale e consumistico non solo a “stelle e strisce”, dove ci sono anche attori che testimoniano fede e impegno come Mel Gibson e Jim Caviezel, con il film Passion, girato a Matera. Tocca ad ognuno di noi scoprire il valore e il volto della parola amore, insegnarla nell’unico autentico messaggio di bene, protezione, aiuto dell’altro. Non può esistere una società giusta governata dall’alto: attraverso il profeta fu ammonito anche il popolo d’Israele, avere un re a capo avrebbe dato le sue ingiustizie e i suoi appetiti, ma tante comunità unite dal basso, da un’autentica cultura dell’umanità che non confonda l’essere laico con l’essere ateo, la verità trascendente con le ideologie e i regimi. L’Europa è nata sulla storia del Cristianesimo medievale e Rinascimentale, deve ritrovare le sue radici profonde e coltivare i principi morali per una convivenza che rispetti la fede e riscopri la bellezza delle vite di santi quali san Francesco d’Assisi, più recenti santa Teresa di Calcutta, S. Pio da Pietrelcina e San Giovanni Paolo II che hanno illuminato la storia dell’umanità. Oggi così scrive con amarezza la Senatrice Liliana Segre: “So, con pessimismo, ma anche con realismo, che nel giro di pochi anni la Shoah sarà una riga nei libri di storia, poi non ci sarà più neanche quella”. Certo dobbiamo tramandare instancabilmente la Memoria alle giovani generazioni soprattutto nel mondo della scuola, ma dobbiamo comprendere ancora di più che la scommessa sul futuro è nel non dimenticare la fede, nel non mettere Dio da parte nella nostra quotidianità, nella nostra storia sociale; perché siamo chiamati a tramandare da ogni borgo e città la cultura della fede, la consapevolezza dell’essere cristiani prima di tutto, senza ipocrisie e o chiusure. Così come Papa Francesco che desidera una Chiesa di tutti, soprattutto degli ultimi, ribadendo ad oggi che “la guerra è un sacrilegio”, ribadendo la sacralità della pace per l’umanità nel nome di Cristo, mentre il mondo continua ad avvelenarsi con armi sempre più sofisticate e pericolose, fornite da una scienza sempre più al servizio dei potenti, dove il re Davide di turno deve colpire con la fionda il gigante Golia che semina terrore. Ecco, ritornando all’intervista iniziale dell’attore Timothée Hal Chalamet, possiamo essere più precisi. Certo che l’amore può mandarti anche nella direzione opposta: in un vicolo cieco, opposta alla creazione, alla giustizia di Dio, dove alla prima legge morale che pone l’amore come prima condizione, verso Dio, verso se stessi e verso il prossimo, segue non uccidere tuo fratello ma difendilo, abbine cura, condividi con lui la tua strada, non mentire. Questa è la strada della libertà o della schiavitù della personale anima. Orientiamo bene la bussola della nostra coscienza e la verità si mostrerà tra le pieghe della vita e della storia, nell’attualità del cammino dell’umanità verso il compimento del suo destino ultimo.

Maria Donatina De Rinaldis

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