Droga a Capaccio Paestum e nel Cilento. L’allarme è serio. Il consumo è alle stelle. Non esistono più luoghi specifici per chi vuole comprare stupefacenti. Gli spacciatori girano ovunque con addosso solo pochi grammi per evitare l’arresto.
A Capaccio Paestum, Agropoli, Castellabate e in vari comuni del Cilento si fa un ampio ed incontrollato uso di sostanze stupefacenti. Una rivelazione per alcuni, la scoperta dell’acqua calda per molti. Basta muoversi, girare, entrare in determinati ambienti tutt’altro che infrequentabili ma fatti di amici, di persone che hanno voglia di divertirsi. Oggi, e da anni ormai, il fenomeno droga non è più qualcosa che appartiene a quel segmento di società che sta ai margini, che trova negli stupefacenti una via di fuga al malessere e che finisce per diventare l’immagine del degrado. Niente di tutto questo. I tossici (almeno negli ambienti confortevoli e ridenti della provincia – nelle metropoli italiane si sta ritornando all’incubo degli anni ’80 e al ritorno forte sul mercato dell’eroina a basso costo) non li trovi più agli angoli della strada. Sono alle feste, ai ricevimenti, ai tavolini. Hanno la pelle liscia e le camicie firmate, bevono vodka e hanno in tasca le carte di credito dei genitori.
IL TRAFFICO E LO SPACCIO
Lo spaccio è un fenomeno che non si è mai fermato nei decenni, ma è profondamente cambiato. Le organizzazioni criminali non sono più quelle di un tempo. Non hanno l’organizzazione gerarchica di una volta e hanno progressivamente abbandonato il controllo militare del territorio. Oggi, la droga, il traffico degli stupefacenti è gestito da veri e propri broker che si preoccupano solo di far arrivare i bonifici sui conti svizzeri e la merce a destinazione. L’unica cosa che conta è vendere all’ingrosso. Poi, sui territori, saranno gruppi di cani sciolti o addirittura singoli personaggi a piazzarla al dettaglio. Il porto di Salerno è da tempo un hub strategico per il traffico internazionale di stupefacenti. A marzo scorso, circa 219 kg di cocaina provenienti dal Sudamerica sono stati sequestrati nel porto di Salerno dai finanzieri del nucleo di polizia economica-finanziaria del comando provinciale di Napoli, in collaborazione con il comando provinciale di Salerno e con l’agenzia delle dogane e dei monopoli di Salerno. La droga sequestrata avrebbe fruttato circa 40 milioni di euro alle organizzazioni criminali interessate all’importazione.
I CANI SCIOLTI
Lo stupefacente, come detto, attraverso cani sciolti, arriva ovunque. Illuminanti in questo senso i continui arresti e sequestri di sostanze effettuati proprio a Capaccio Paestum e nell’area cilentana. Ad ottobre scorso, a Capaccio Paestum, un individuo è stato trovato in auto con 100 grammi di cocaina. Prima ancora, nel mese di settembre, un altro soggetto è stato arrestato in seguito alla scoperta di circa 50 involucri di cocaina. Il continuo rinvenimento di queste quantità di droga avviene di routine durante le attività delle forze dell’ordine poste in essere per combattere il traffico di sostanze stupefacenti nella nostra zona.
L’EROINA, L’ETERNO RITORNO
Quella che vi raccontiamo è in sintesi la storia di un genocidio, l’assassinio di massa perpetrato nei confronti di una intera generazione di uomini e donne, giovani e giovanissimi che sono stati devastati, annullati e uccisi dall’eroina. Il nostro è un approccio sistemico e, come tutti gli approcci sistemici, potrebbe presentare molte obiezioni. Non diremo come l’eroina arrivò in Europa, in particolare in Italia, o meglio non ne parleremo qui ma forse in un’altra occasione. È una storia lunga, complessa e che attiene a precise responsabilità di carattere politico. Quello che ci ha spinto a scrivere è la lettura di un vecchio dato. Il tasso più alto di eroinomani, stando alle cifre del 1989 sulle oltre 100 province italiane, si registrò nell’ordine in provincia di Milano, in provincia di Verona e in provincia di Salerno. Da questo dato ne è scaturita una suggestione. O meglio un vero e proprio flashback che ci ha ricondotto negli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso a Capaccio, realtà in cui il fenomeno eroina era reale e galoppante. Abbiamo ripensato ai tanti coetanei di allora che oggi non ci sono più. A quante famiglie sono state devastate, a quanti amici e conoscenti abbiamo visto buttarsi via, a quanti ragazzi sono stati uccisi o non hanno raggiunto i 40 anni. Ci sono tanti lati dai quali è possibile analizzare questa triste realtà. Una cosa è certa, l’eroina colpì a macchia d’olio. Nelle città metropolitane come nei paesi della allora apparentemente felice e opulenta provincia italiana, in modo orizzontale e indistinto. Chiunque poteva finirci dentro. Un’amicizia sbagliata, un periodo no, un atto di spavalderia, l’inconsapevolezza o la disinformazione, il sentirsi onnipotente e capace di poterla gestire, il contesto familiare assente, la ricerca dello sballo, il senso di abbandono, il rifugio dalla disperazione, la mancanza di riferimenti, il gusto del proibito, l’uscita dagli schemi. Ognuno poteva essere spinto da una motivazione diversa, o meglio da un’illusione. Perché, dopo poco tempo, chiunque sia caduto ha immediatamente capito che l’eroina non era la soluzione ma il nuovo problema. E, per molti, è stato un problema senza soluzione. Una carneficina. Per alcuni veloce, per altri differita di qualche decennio.
“L’EROINA NON SE N’È MAI ANDATA”
Una testimonianza diretta. Un colloquio schietto e senza filtri con un “tossico” capaccese degli anni ‘80 e ‘90. Un uomo che oggi ha ritrovato se stesso, seppur si consideri un sopravvissuto. L’abbiamo cercato e incontrato, oggi non vive più a Capaccio Paestum, ha una moglie e dei figli, un’esistenza normale. Ma è un’eccezione. La vita di chi ha fatto uso di eroina non supera in molti casi i 50 anni.
D (Domanda) – Il perché tu sia arrivato all’uso di droga è forse superfluo chiedertelo, occorrerebbe un trattato di sociologia, i motivi sappiamo ormai bene che possono essere molteplici. È un qualcosa che ha a che fare col proprio io. Ti chiedo però quando tu sei arrivato alla droga?
R (Risposta) – Sono arrivato all’eroina da adolescente, come moltissimi in quel periodo. A 14 anni. Sì, a Capaccio Scalo alla fine degli anni ‘80 ci stavano ragazzini di 14 anni che si bucavano a pochi passi da Piazza Santini. Oggi molti non ci crederanno, ma questa era la realtà, e tu Carmine lo sai bene perché mi ricordo che dall’altra parte ci stavate voi altri ragazzi che giocavate a pallone, e non potevate non vederci.
D – Lo ricordo, e talmente bene che ho deciso di scriverne e di incontrarti proprio alla luce di molte suggestioni dell’epoca e del pensiero di tanti, purtroppo troppi, che allora erano ragazzi della mia età e che oggi non ci sono più, morti precocemente per le conseguenze di quegli anni o forse perché non sono mai riusciti ad uscirne del tutto.
R – Sì, molti sono morti, anche negli anni recenti per le conseguenze che l’uso di eroina ha causato sul fisico e sulla salute.
D – Come vi approvvigionavate della sostanza? Capaccio Scalo era una realtà piccola di provincia, non certo una piazza di spaccio a portata di mano…
R – Se ti devo dire nomi o cognomi, non ne farò.
D – Non ti ho chiesto questo.
R – Semplicemente, erano altri consumatori, altri tossici amici che si rifornivano recandosi per lo più nel Napoletano o nell’Agro nocerino e poi per pagarsi la loro dose spacciavano anche piccole dosi di sostanza che gli venivano affidate con pagamento anticipato. Col tempo, quando sono diventato più grande, l’ho fatto anche io.
D – Immagino che la necessità primaria era avere i soldi per comprarla.
R – Questo era forse l’aspetto più critico. All’epoca una punta, che poteva corrispondere ad una singola botta, ti costava sulle 20 mila lire. Ricordo però che, dopo poco tempo, venne stabilito da chi riforniva che bisognava acquistare ogni volta minimo 1 grammo di sostanza. A quel punto occorrevano cifre importanti, circa 200 mila lire a seconda della qualità. La bianca arrivava anche a 250 mila lire al grammo, con la marrone te la potevi cavare anche con 150.
D – Erano cifre importanti. Per un ragazzo assolutamente importanti, fuori portata direi.
R – Infatti, è qui che la caduta si faceva sempre più profonda. Dovevi rubare. Lo facevi prima a casa, con soldi presi di nascosto, oggetti di valore che scomparivano, poi ti toccava rubare per davvero, delinquere. Fregare uno stereo da una macchina, oppure fare di peggio entrando in qualche casa.
D – I furti delle autoradio erano un must dell’epoca…Ricordo che ad un certo punto vedevi tanti che passeggiavano per strada o venivano alla partita al campo con questi “cosi” in mano per non lasciarli in auto e dover pure aggiustare l’eventuale vetro rotto…
R – Purtroppo il bisogno della sostanza era quotidiano. La mattina ci si svegliava con il pensiero di come procurarsi i soldi. Era una schiavitù assurda. Non esisteva più una vita. La giornata era scandita da due cose, trovare i soldi e farsi. Il resto non aveva alcun senso, non esistevano affetti o rapporti personali.
D – Quando sei riuscito a capire di doverne uscire o essere aiutato ad uscirne?
R – Non è stato facile, non ti so dire nemmeno cosa è scattato nella mia testa. Per più di dieci anni sono stato un eroinomane, quindi ad oggi posso dire di essere un sopravvissuto. Stavo male, non avevo prospettive. Poi ho, ad inizio degli anni 2000, avuto l’aiuto di altre persone, parenti stretti di conoscenti con il mio stesso problema. Persone in contatto con la realtà di Verso la Vita di Fausto Sabia, che mi ha avviato nel percorso che poi mi ha portato fino a San Patrignano, dove sono stato per 4 anni.
D – A proposito di San Patrignano, hai visto la serie di Netflix?
R – L’ho vista, sì. Ma non saprei onestamente cosa dirti. Quando io sono arrivato Muccioli non ci stava già più da alcuni anni. Non mi sono quindi assolutamente rivisto o immedesimato nell’ambiente complicato descritto dal documentario. Di San Patrignano ricordo il lavoro, tanto lavoro quotidiano nelle attività a cui venivo assegnato. La mia via d’uscita alla droga è stato il lavoro, l’avere uno scopo quotidiano, un compito da portare a termine. Mi ha fatto sentire uomo, utile alla realtà.
D – Lo sai che l’eroina sta tornando? Fattori come le crisi mediorientali stanno riversando di nuovo oppio in Europa, dall’Afghanistan in particolare. Sul mercato l’eroina sta diventando di nuovo dominante, come 40 anni fa.
R – L’eroina non se n’è mai andata, e la cosa è oggi ancora più preoccupante rispetto ai miei tempi perché il costo si aggira su prezzi irrisori. Oggi con 5 euro puoi farti, quindi la cosa è alla portata di chiunque, non devi nemmeno andare a rubare.
D – Eppure rispetto ai tempi passati l’informazione è tanta, si conoscono gli effetti negativi e i rischi, ma nonostante questo ci sono giovani che ancora cadono nella trappola.
R – Non solo giovani, ti assicuro anche meno giovani. Magari ex tossici che non sono riusciti a venirne fuori e ritornano ai loro fantasmi. Purtroppo, questo è un tunnel dal quale non esci mai del tutto. I rischi di ricaduta sono frequenti anche a distanza di anni.
D – Io ti ringrazio per questa testimonianza. Cercherò di valorizzarla per quanto posso. Custodirò il tuo anonimato come ti ho promesso, del resto credo che conti solo quello che hai detto e sapere che sei qui.
R – Grazie a te, caro Carmine. Mi ha fatto piacere rivederti. Non ne avevo mai parlato ad un giornale. Mi ha convinto a farlo l’idea che la mia esperienza possa servire a chi oggi sta per cedere a quella che è un’illusione e una truffa. Perché l’eroina è un’illusione quando credi di poterla gestire senza distruggere la tua vita e quella di chi ti vuole bene, ed è pure una truffa perché all’inizio la paghi per cercare il piacere e l’estasi ma dopo poco tempo sei costretto a pagarla ogni giorno per il solo beneficio di poter stare in piedi.
Servizio a cura di Carmine Caramante