Parlano gli operatori del settore: “Comprendiamo che bisogna mettere in atto e vigilare sulle condizioni di sicurezza, ma non possiamo più rimanere fermi”.
In questi giorni, la parola che suscita terrore, al solo pronunciarla, è “movida”. Il termine risale alla liberazione della Spagna dal franchismo, ed era, ovviamente, un’espressione che sapeva di libertà, in tutte le sue accezioni. Oggi, con movida, si tende ad indicare la vita notturna dei locali, le discoteche, i lounge bar e quant’altro riguardi questo settore. Nemmeno a dirlo, è diventato il “mostro” da combattere. Alcuni ne hanno fatto un totem da distruggere, vedi De Luca. Il fatto è che l’indotto della movida è di parecchi soldini, dà lavoro a parecchia gente ed è il simbolo dell’estate che ci viene incontro, su cui tanti locali basano i propri profitti. Oltre ai locali, ci sono anche professionisti e non del settore che probabilmente vedranno andare in fumo la loro stagione. Ne abbiano sentito alcuni, per diverse tipologie di intrattenimento, e le risposte sono state le più variegate.
MONICA CAPO, imprenditore turistico
Monica Capo, proprietaria del Nettuno Beach Bar, storico lido e ora anche ristorante di Capaccio Paestum, così ci dice: “La nostra stagione è già dimezzata. Aprile e Maggio, che hanno anche avuto la benevolenza delle condizioni atmosferiche, sono andati. Inutile dire che era un indotto importante, ma adesso ripartiamo. La cosa che mi preme di più è quella di far sentire tranquilli i nostri clienti. Quando scelgono noi devono vedere che tutte le condizioni di sicurezza sono ben attrezzate e funzionali. Abbiamo già operato in questo senso. Altresì voglio che anche i miei collaboratori si sentano tranquilli sul luogo di lavoro. Queste sono le nostre priorità e, a tal proposito, vorrei ringraziare i tanti clienti che ci hanno chiamato esprimendoci vicinanza in questo difficile momento. Una cosa che mi ha sorpreso in maniera molto, molto positiva. Trasmettere ottimismo e serenità. Questo vogliamo fare”.
ROSARIA GIORDANO, promoter
Altra operatrice del settore, organizzatrice di vari eventi in tanti locali, è Rosaria Giordano, che ci dice: “Stagione compromessa, soprattutto per i tempi molto ristretti. Organizzare una stagione, o qualsiasi cosa in un locale, richiede tempo. Personalmente, guardo con favore il cosiddetto cambio di destinazione d’uso. In riviera già stanno operando in questo senso, trasformando le strutture ricettive in ristoranti, proponendo, magari, delle cene spettacolo. Avendo gli spazi per garantire il distanziamento, credo sia una delle poche soluzioni. Come si può, con regole così stringenti che tolgono proprio il significato dell’incontrarsi, della condivisione, agire in modo diverso? Vedremo. Magari ci saranno novità positive”. In ultimo, abbiano sentito Elvio Di Matteo, storico organizzatore di eventi.
ELVIO DI MATTEO, delegato campano AssoIntrattenimento
Promoter di locali che andavano per la maggiore negli anni ‘90, come il D&D o l’East Side, per citarne alcuni. Oggi Elvio è il delegato campano per Assointrattenimento, il Sindacato Nazionale aderente a Confindustria, che riunisce locali da ballo e imprenditori del pubblico spettacolo. Ecco cosa ci ha detto: “Il nostro comparto vale 3 miliardi di euro come indotto. Con oltre 3000 aziende e 180mila tra addetti e lavoratori. Già a fine febbraio, su richiesta del Governo, con grande senso di responsabilità, abbiamo chiuso le discoteche e saremo gli ultimi a riaprire. Ad oggi, il Governo non ha adottato alcun provvedimento per la tutela dell’intrattenimento e dello spettacolo e tanti rimarranno senza lavoro e soprattutto senza ammortizzatori sociali. Nell’ultimo decennio, siamo stati ostaggi di politiche sbagliate, burocrazia per le varie autorizzazioni e controlli massivi e continui. Ad oggi, nonostante numerosi solleciti, nessuna risposta è arrivata”. Riguardo al reinventare una struttura e adibirla ad altro, anche qui Elvio è categorico: “Come Sindacato ci siamo dissociati da questa che sembra essere l’idea del momento. È nostra convinzione che le discoteche non sono e non possono diventare ristoranti o cose del genere. Se vai in discoteca è per ballare, bere un drink, ascoltare la musica. Ciò detto, abbiano già stilato un protocollo e fatto i nostri passi e, come ripeto, attendiamo risposte”.
Carlo Marrazza