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LA QUESTIONE NITRATI RISCHIA DI DIVENTARE LA NOSTRA “TERRA DEI FUOCHI”

Fiumi avvelenati, falde acquifere locali a rischio, territorio di Capaccio Paestum compromesso da nitrati per il 72%. Ci stiamo giocando il futuro del suolo e dell’ecosistema, qualità della balneazione e immagine turistica. La mozzarella di Paestum e tutti i suoi derivati caseari ed artigianali rappresentano per il nostro territorio un settore trainante. Ma enorme è il costo ambientale e sociale che si rischia di pagare.

UNA COESISTENZA DIFFICILE

Il problema di far coesistere turismo, agricoltura intensiva e zootecnia è la sfida del futuro per il nostro territorio. Il nostro mare, Bandiera Blu dal 2015, è caratterizzato da una eccessiva proliferazione algale che ne rende la colorazione torbida. Ormai la storia è nota. Le acque della nostra costa proliferano di un’alga mucillaginosa a causa dell’eccessiva presenza di nitrati che fungono da nutrimento. Cosa provoca la presenza eccessiva di nitrati nel nostro mare? La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli con effluenti provenienti dalle aziende zootecniche e digestati. Il tutto si raccoglie, va nei canali adiacenti i terreni e poi arriva a mare. Le aziende agricole che gestiscono effluenti zootecnici e digestati sono tenute a rispettare alcune procedure amministrative e alcune regole (Direttiva Nitrati). Lo fanno? Chi le controlla?

COSA INCIDE NEGATIVAMENTE SULLA BALNEAZIONE

Molteplici i fattori che determinano tale condizione: l’eccessiva fertilizzazione per garantire i raccolti elevati di cereali ed ortaggi (questi ultimi spesso coltivati in serra); lo spandimento sul terreno dei liquami derivanti dai grandi allevamenti zootecnici; le pratiche agricole pericolose, come quella di lasciare il suolo spoglio di vegetazione dopo che è stato trattato con i fertilizzanti: il dilavamento del suolo da parte delle acque meteoriche incrementa l’infiltrazione dei nitrati fissati alle particelle di suolo. Tale meccanismo provoca la contaminazione delle acque sotterranee e successivamente della qualità delle acque di balneazione.

I NUMERI

Le stime dicono che Eboli, Altavilla Silentina, Albanella e Capaccio Paestum siano ben oltre i limiti della Direttiva Europea sui Nitrati per quanto riguarda gli allevamenti bufalini. Le quasi 20mila bufale di Altavilla sono inferiori solo alle 33mila di Capaccio Paestum. Il comparto mozzarella vale qualcosa come 1,2 miliardi di euro di fatturato in Campania. Un vero e proprio boom tutto concentrato negli ultimi 25 anni, se si pensa che in Campania siamo passati da 115mila a 494mila tonnellate di mozzarella, con crescita annua del 6%.

UN COSTO AMBIENTALE INSOSTENIBILE

L’inquinamento da nitrati, il profitto che prevale sulla difesa del nostro futuro

In 11 comuni della Piana del Sele si registra un livello di vulnerabilità da nitrati dei terreni agricoli fuori norma. Bellizzi detiene il triste primato con il 100% del suolo interessato da inquinamento da nitrati, segue Pontecagnano con il 96%, Battipaglia con l’87%, Eboli 85%, Capaccio Paestum 72%, Serre 71%, Altavilla Silentina 53%, Albanella 49%, Montecorvino Pugliano 39%, Montecorvino Rovella 26%, Campagna 16%. Tale classificazione scaturisce dalla verifica della concentrazione dei nitrati nelle acque dolci e lo stato trofico delle acque dolci superficiali, delle acque di transizione e delle acque marino costiere.

LE NUOVE NORME PER GLI ALLEVATORI IMPOSTE DALL’UNIONE EUROPEA

Per l’Italia è già scattata la messa in mora da parte della Commissione Europea che ci ha già deferito alla Corte di Giustizia

In Campania è imminente l’entrata in vigore delle norme europee in merito ai nuovi limiti di utilizzazione agronomica e spandimento di effluenti di allevamento, acque reflue e digestati. Il tutto in adeguamento al “Programma europeo d’azione per le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”, sul quale l’Italia è da tempo inadempiente e in procedura di infrazione. Le nuove norme fissano gradualmente il passaggio a spandimenti equivalenti a non più di 170 chilogrammi di azoto per ettaro per anno. Per i primi due anni di applicazione del Programma d’azione nelle aree designate per la prima volta come “zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”, le dosi di applicazione non dovranno in ogni caso determinare un apporto superiore a 210 kg di azoto per ettaro per anno. Con l’attuale piano di zonizzazione regionale attualmente in vigore, che delimita e circoscrive le aree in cui sversare i reflui zootecnici, gli allevatori della Piana del Sele si troveranno al cospetto di una drammatica scelta: individuare una nuova area nella quale trasferire i loro capi di allevamento oppure abbatterne almeno la metà. Nell’uno o nell’altro caso, le conseguenze saranno devastanti.

GLI SCARICHI ABUSIVI CHE VANNO A MARE

Da ormai 20 anni, se non di più, il problema delle deiezioni animali e dei reflui zootecnici è diventato un vulnus per la nostra Piana. Sul territorio comunale di Capaccio Paestum, gli allevatori fanno mille sacrifici, affrontano costi enormi e crisi periodiche, eppure vanno avanti per garantire il quantitativo di latte necessario per le produzioni di mozzarella. Tuttavia, e lo riscontriamo quotidianamente sugli organi di informazione, non tutti sono in condizioni di rispettare le regole. E non farlo, purtroppo, vuol dire creare danni all’ambiente, alla qualità delle acque della nostra costa Bandiera Blu dal 2015 ma vittima costante di scarichi abusivi di reflui da zootecnia.

IL FALLIMENTO DI FRANCO ALFIERI NEGLI ANNI DA DELEGATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA (2016-2019)

Il nostro Sindaco parla sempre del passato. Questo è, intanto, il “suo passato” ed ha il sapore di un fallimento che rischia di portare al tracollo l’intero settore bufalino che a breve dovrà pure fare i conti con le nuove limitazioni poste dalla UE

E allora, cosa fare, e chi concretamente deve muoversi per riuscire a risolvere il problema? Da una parte, servono controlli più efficaci e puntuali da parte delle autorità preposte. Dall’altra, e lo ripetiamo da tempo, chi ha la funzione di governo del territorio deve mettere in condizione gli allevatori di poter meglio lavorare ed avere strumenti, tecnologie e norme che consentano di smaltire i reflui e le deiezioni con semplicità e a costi contenuti. E, quindi, veniamo a ciò che deve fare la politica. E, soprattutto, ciò che non ha fatto in questi anni. Franco Alfieri, attuale Sindaco di Capaccio Paestum, dal febbraio 2016 al luglio 2019, ha avuto il ruolo di delegato all’Agricoltura della Regione Campania. In questi 3 anni e mezzo, cosa ha fatto per risolvere o quantomeno mitigare un problema così grosso per la Piana del Sele e per ampie parti dell’intera Regione? Convegni, protocolli, proposte rimaste lettera morta. Questo ha fatto. Stando ai risultati, nulla. Il nulla assoluto, non tralasciando di citare anche che, sotto la delega regionale del nostro Sindaco, si sono anche persi per strada i bandi del PSR, su cui tanti giovani imprenditori agricoli campani, salernitani e cilentani avevano fatto affidamento.

A cura di Carmine Caramante

*(alcuni passaggi sono estratti da pag. 12 del quotidiano Le Cronache del 06.09.2023)

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