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L’ASSENZA DI COSCIENZA CI PORTA AD AZIONI CHE PROVOCANO SOLO DOLORE

Quanto accaduto a Pierpaolo Mandetta ci ha ferito profondamente. Le famiglie dei ragazzi coinvolti dovrebbero promuovere maturità e senso civico e magari essere invitate a dare una mano a Pierpaolo nella realizzazione della struttura della fattoria sociale.

Dietro la barriera dei collegamenti in streaming, in chat, la vita scorre nel quotidiano delle nostre case e a pagare dei momenti di crisi sociale sono soprattutto i bambini e gli adolescenti. Ci siamo illusi che bastava che uscissero la sera, che andassero a scuola, che il cibo, i vestiti e i videogiochi moderni fossero tutto ciò che bastasse loro, perché i giovani avessero tutto ciò che serviva. Ma ciò serviva da alibi agli adulti per attribuire ad altri responsabilità e impegno. Abbiamo demandato all’esterno, la loro educazione, il loro sviluppo non solo cognitivo ma emotivo e spirituale, alla strada, alla scuola. Dobbiamo invece partire dal rapporto personale con i nostri figli, essere testimoni credibili con il nostro comportamento. Con i bambini e i ragazzi, le bambine e le ragazze che incontriamo, a cui insegniamo. Dobbiamo partire dalla persona, dal contesto in cui viviamo e attivarci per creare una comunità capace di confrontarsi e di migliorarsi giorno per giorno con atti di responsabilità e condivisione, di miglioramento sociale e culturale, come un unico organismo dove Caino non possa vincere su Abele. Perché se qualcosa accade bisogna attivare canali di immediato intervento atti a porre il senso della giustizia, del rimediare ad un fatto doloroso subito, perché se viene colpita una persona, viene colpita tutta la comunità. Perché le ferite dell’anima pur rimarginate fanno sempre male e possono apparire come sconfitte. Perché c’è una morte che si chiama omicidio e c’è una violenza che si chiama umiliare una persona, con la forza dell’odio e del disprezzo; ma è in gruppo che ci si sente più forti: per fare del bene o del male e spesso il bene e il male si affrontano perché l’uno desidera la pace e la concordia, l’altro l’odio e la discordia. Non uccidere, non umiliare, non vivere per il denaro, non usare le persone come oggetti, non discriminare, non sentirsi padrone della vita degli altri sono alla base del rispetto della dignità di ogni essere umano, in ogni latitudine e longitudine del nostro amato ma ferito mondo. Nascono tutte così le violenze e gli omicidi a cui assistiamo, dall’anima senza cuore, dall’incapacità di empatia e di solidarietà, di una vita che non ha occhi rivolti ad un cielo che crediamo senza lo sguardo di Dio. Ma ad essere senza Dio, o meglio essere contro Dio, ci si arriva coltivando pensieri di egoismo e di menefreghismo personale, coltivando il culto della propria persona, indifferenti agli altri. Ci si arriva lasciando fare, siamo corresponsabili, i nostri destini sono uniti. La vita è scelta, azione, pensiero ed emozioni; ma se siamo assenti a noi stessi, alla nostra coscienza, le nostre azioni creano solo dolore e rovina. Nascono così razzismo che diventa nazismo; violenza sulla donna che diventa femminicidio, stupro; bande armate che diventano estremisti, regimi che controllano con il potere delle armi una popolazione ridotta al silenzio. Nasce l’omertà e nascono i soprusi. Questi fenomeni che partono dal singolo e si estendono come una macchia di olio sfuggono spesso proprio all’inizio, vengono sottovalutati e lasciati a proliferare. Strano che in un mondo dove ancora non abbiamo raggiunto un livello di maturità e progresso sociale si chieda di non abbassare la guardia di fronte a un virus, per la salute del corpo ma non chiediamo di tenere alta la guardia contro le offese, i maltrattamenti e la libertà di ogni persona, la dignità di un lavoro e dell’assistenza. Valori di base, principali per una comunità che si evolve con fierezza e senso civico. In questi giorni l’attualità locale ci ferisce profondamente. Così, per le angherie messe in atto da un gruppo di ragazzini contro lo scrittore e blogger capaccese Pierpaolo Mandetta, intento a realizzare una fattoria sociale nel Comune di Capaccio. Il suo sfogo addolorato ha fatto percepire tutta la ferita di una vita vissuta con paura. Si sono attivati subito i commenti per la piena solidarietà. Quante persone soffrono subendo e non avendo voce per farsi ascoltare. Credo che bisognerà attivare un percorso di confronto e dibattito sociale attraverso un centro culturale che coinvolga i giovani e promuovere le capacità di prendersi cura dell’ambiente e di lavorare in gruppi. Le famiglie dei ragazzi coinvolti dovrebbero essere invitate a dare una mano nella realizzazione della struttura della fattoria sociale. Purtroppo l’emergenza Covid non permette di potersi dare da fare come si vorrebbe. Ma dobbiamo non lasciare cadere le opportunità per fare di più, perché alla fine i valori vanno promossi e fatti crescere in ogni occasione di riflessione e ci si senta assistiti da una giustizia sociale, che non ci lascia soli. Pensare l’altro come amico, pensare l’altro come a un nostro figlio amato, questo è il messaggio che voglio lasciare chiedendo una maggiore tolleranza in ogni nostro gesto e parola.

Maria Donatina De Rinaldis

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