(foto Vatican Media).
L’opera “La barca di Pietro” dal 10 ottobre è esposta ai Musei Vaticani
Nelle collezioni dei Musei Vaticani è arrivata la Barca di Pietro. Papa Francesco ha benedetto il prezioso manufatto, ricevuto in dono il 15 marzo 2023 dalla storica famiglia di armatori Aponte. Un’opera realizzata a mano dagli Aprea, maestri d’ascia della penisola sorrentina, in collaborazione con l’Istituto Diplomatico Internazionale. L’imbarcazione è la fedele riproduzione dell’antica e originale Navicella di Pietro ritrovata nel 1986 sul fondo del lago di Tiberiade e custodita nel museo Yigal Allon di Ginosar, in Galilea. Il Papa l’ha benedetta e, da martedì 10 ottobre, l’imponente battello a vela, lungo quasi 9 metri x 2, troverà la sua scenografica e definitiva collocazione all’ingresso dei Musei Vaticani, adagiata alla base della moderna rampa elicoidale denominata anche Via del Mare, percorso espositivo permanente con modelli di imbarcazioni provenienti da tutto il mondo. Un segno che parte dall’Italia, dalla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, da dove quell’umanesimo cristiano, dopo 2000 anni, tenta ancora di navigare sui mari del nostro pianeta, ma forse deve rientrare nel porto, il mondo, il nostro pianeta è in pieno subbuglio. Certo Gesù scelse non a caso dei pescatori, uomini esperti del bello e del brutto tempo, capaci di metterci tutta la fede per solcare i mari, non solo alla scoperta di nuove terre ma per portare a conoscenza la missione di Cristo che li inviava nel mondo, per un passaggio di testimone da generazione a generazione. Il viaggio dell’umanità tra la storia terrena e il collegamento con la realtà ultraterrena. A noi la sopravvivenza della fede personale, al mondo quella della fede dei popoli, perché come disse Gesù ai discepoli: “Chi non è con noi è contro di noi”. O sei fedele, con il tuo cuore aperto, al Dio che è fedele con te, o sei contro di Lui. E santa Faustina Kowalska (1905-1938) rivelò: “Prepara il mondo alla mia seconda venuta: prima del tempo della giustizia concedo il tempo della misericordia”.
Maria Donatina De Rinaldis