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Diamo la colpa dei drammi sempre a qualcuno o qualcosa, ma in fondo siamo corresponsabili dell’educazione al rispetto della vita, di ciò che ci fa paura. L’amore non è un corpo che ci appartiene, da gestire come un videogioco, è una persona, in cui anima e spirito devono crescere per giungere alla consapevolezza di sé e dell’altro. Non basta prendere un bambino tra due donne, o tra due uomini, senza pensare al diritto del bambino di non crescere nell’ipocrisia di un amore che non può procreare, che ha finalmente il suo bambolotto e poi da grande che potrà dire? La capacità di amare è autentica libertà, non risposta a frustrazioni e desideri egoistici. Abbiamo regalato le coscienze dell’essere umano in tutti i continenti all’uso dei social, alla novità dell’intelligenza artificiale, ai giochi violenti e ai film di terrore e agli amori tossici. Altro che patriarcato, tra adulti, bambini e adolescenti, in ruoli ormai interscambiabili di genere, dov’è il concetto del patriarcato, dove sono i patriarchi? Vedo solo narcisismo e egoismo senza più argini, dove la fede cristiana, i valori universali di fraternità e di pace sono pronti ad essere inondati e sommersi. Se ora si parla di educazione sentimentale e di rispetto della donna-femmina, se i medici parlano di disagi mentali trascurati, allora dobbiamo dircela tutta: dove siamo stati finora? È mancata nella formazione culturale il connubio con l’insegnamento etico, i temi dell’empatia, delle relazioni attraverso il dialogo, dell’essere cristiano a partire dai genitori e a continuare nella scuola, dove la fede illumina le potenzialità di mente e cuore. È mancata la possibilità dell’aiuto assistenziale e di medici all’interno di famiglie abbandonate a sé stesse nei disagi mentali e problemi di dipendenze. Abbiamo cioè investito male, malissimo nella tutela delle menti e dello sviluppo della psiche e dell’anima. Siamo in ritardo e quindi sempre più liberi di fare del male, di farsi del male, di rovinare la vita con il veleno sottile dell’odio, del rancore, di divenire Caino. I genitori, distratti hanno lasciato andare troppo la nuova generazione verso l’autodistruzione, l’egoismo, le dipendenze senza freni, senza né richieste, né regole, né deterrenti. Giovani che dovrebbero essere impegnati nel sociale, nelle attività caritative e artistiche, occuparsi di piante e giardini, ma che invece restano chiusi nella prigione delle loro menti, ad inseguire successi e voti; nell’apatia e in una violenza verbale che poi diventa fisica, aggressività. Dobbiamo educare e riconvertire alla cultura dell’umanesimo cristiano, che riparta da un’Europa stretta tra islamismo, buddismo, ateismo, materialismo ed ebraismo senza attesa del rientro di Cristo, senza nessun desiderio di santità e di lotta per l’amore autentico. Così come sono ormai obsoleti i 7 doni che Cristo promette attraverso lo Spirito Santo, che riceviamo fin dal Battesimo: sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio. Da cui derivano, coltivando i doni, i 9 frutti di: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé. Doni e frutti in cui si incontrano l’umano e il divino affinché l’uomo/donna vecchi rinascano alla vita dell’uomo/donna nuovi, rinnovati dalla luce e dalla verità dello Spirito Santo. Ah già, siamo ancora convinti che ciò riguardi solo le lezioni di catechismo, inutili nella vita perché preferiamo essere anime che non desiderano più connettersi con Dio ma con l’intelligenza artificiale, alimentando quella tenebra interiore che ci rende schiavi, infelici: senza Dio da amare con tutto il cuore e tutta la mente, siamo incapaci di amare il prossimo come noi stessi.
Maria Donatina De Rinaldis