Sembra di sentire il ritornello di quel tormentone estivo, sentito e risentito, ogni volta che inizia la stagione estiva e si ritorna a Paestum. A dirlo non sono i turisti stagionali per i quali quel paese ha il valore di una estate, ma quelli che vivono quel luogo da venti, trenta anni e reputano quel posto la loro casa, dimora dei ricordi più cari, dove i figli hanno mosso i primi passi e dove porteranno i loro nipotini, orgogliosi di farli conoscere ai vicini di ombrellone. Si alternano le amministrazioni, ma le cose restano immutate, anzi, purtroppo alcune le vedi lentamente peggiorare, vittime del tempo che consuma quel poco che c’era. Rassegnati, vedi residenti e villeggianti ogni anno ripulire lo spazio antistante la propria attività o abitazione, si spazza, si diventa giardiniere e in alcuni casi anche muratore o asfaltista per ripristinare una strada. Mi chiedo, e come me tanti, ma le entrare che puntualmente vengono pagate per servizi di cui questi ultimi usufruiscono nel migliore dei casi per 1 mese su 12, come vengono utilizzate? O forse ci sono zone di serie A e altre di serie B, zone che vengono curate, valorizzate, pubblicizzate ed altre invece abbandonate al loro destino. Perché non pensare che il risparmio effettuato durante i mesi invernali dagli addetti all’ordinaria manutenzione possa essere investito per rifare viali, ripristinare giardini, aumentare la sicurezza, effettuare sanificazione delle strade con una raccolta rifiuti che vada oltre al semplice porta a porta. È un dolore vedere un paese con tali potenzialità, con una costa ed un mare cristallino (finché qualcuno non sversa impunito), un popolo ricco di storia, colmo di tradizioni, dal gran cuore, spegnersi lentamente. Non offrire attrattive, ma neppure i servizi basilari che ci si aspetterebbe. A nulla servono le proteste, natii e villeggianti come don Chisciotte si trovano di fronte un muro di gomma che sa solo chiedere senza dar nulla in cambio. Aumentano le tasse, ma nulla cambia. Eppure quel mare, quel posto è un paradiso che lotta per resistere e chiede solo rispetto.
Laura Russo