Il Sindaco Franco Alfieri, in campagna elettorale, disse più volte che i dipendenti delle società partecipate avrebbero lavorato con “il sorriso sulle labbra”. Al momento, niente di tutto questo. Le decine di dipendenti della Paistom, più che col sorriso sulle labbra, lavorano con una spada di Damocle sulla testa, dovuta a contratti che definire precari è dire poco. Scadenze da uno a tre mesi, continue attese e speranze di rinnovo pongono il lavoratore in una posizione drammatica e poco edificante. Giovani e padri di famiglia che, alla stregua di servi, devono giorno per giorno sperare ed elemosinare una riconferma per evitare di finire in mezzo ad una strada. E sono in alcuni casi gli stessi che dal 2015 al 2018, grazie alle scelte volute dall’Amministrazione Voza, alla Paistom ebbero la tranquillità e la dignità di un contratto triennale con l’applicazione degli effetti dell’allora Jobs Act. Ma non basta la condizione di precarietà per i 110 dipendenti della Paistom e le loro famiglie. A tutto ciò, si è aggiunto proprio in questi ultimi giorni un ritardo nel pagamento della mensilità di ottobre. Inoltre, alla società di somministrazione lavoro Osmosi Spa, aggiudicatrice del servizio dal settembre 2019, in seguito a controversie legali è subentrata dal 14 novembre la società Gi Group Spa, un “passaggio di cantiere” che rischia di creare ulteriori difficoltà. Insomma, invece di fare mutui e debiti per opere di dubbia utilità, l’Amministrazione Alfieri dovrebbe dare priorità assoluta alla situazione della Paistom. Inoltre, l’attuale governance della Paistom ha il dovere morale ed etico di trovare le risorse economiche e normative per risolvere la situazione di precariato del personale e ridare dignità e garanzie di continuità e prospettiva a chi lavora per il territorio di Capaccio Paestum.
Carmine Caramante