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SONO STATI CAPACI DI UCCIDERE IL CARNEVALE DI CAPACCIO PAESTUM


In questi ultimi 5 anni contributi comunali negati all’Associazione Carnevale e alle contrade, mancanza totale di collaborazione. “Andate ad Agropoli a sfilare”, questa la risposta del Sindaco Alfieri.
Calpestata una storia di oltre 50 anni, che parte alla fine degli anni ‘60 e che ha visto le strade gremite, l’impegno di tanti e l’aggregazione di intere contrade.


Bene, molto bene, mesi fa, fu Marianna Matrone a raccontare l’epopea di quello che è stato il Carnevale di Capaccio Paestum e dei suoi tanti protagonisti.

UNA STORIA FATTA DI PERSONE

Vogliamo partire dai lontani anni ’70 quando a raggrupparsi erano soltanto le mascherine eleggendo la mascherina più bella agli albori di una tradizione che si sarebbe sviluppata negli anni avvenire. Difatti, gli anni successivi si diede vita ai primi carri. La prima grande sfida fu tra Paestum e Torre di Mare. Marcantonio e Cleopatra contro Lo Sbarco sulla Luna. All’epoca non c’erano carri acquistati a Viareggio e si costruiva tutto qui, a Capaccio Paestum. I ragazzi provavano i balletti nel grande salone della famiglia Marrazza. La Biga costruita e guidata da Emilio Prearo è restata nella memoria storica grazie a chi ha avuto l’intelligenza e la generosità di tramandare il suo vissuto ai posteri. Successivamente un giovane Michele Paradiso, con Don Mario Terrezza e una grandissima signora Maria Sica, intercettarono l’assenza di aggregazione tra i più piccoli e con grandi sacrifici, senza fondi milionari ma coinvolgendo con le loro personalità i cittadini e le istituzioni, organizzarono il Carnevale in grande stile a Capaccio Paestum chiamando a rapporto gli amici, studenti all’epoca, della Facoltà di Architettura di Napoli a far da progettisti. Da allora è stato un crescendo che ha visto la partecipazione di tutte le contrade di questo nostro grande territorio. Gli operatori turistici misero a disposizione i propri locali per provare i balletti e gli imprenditori agricoli misero a disposizione capannoni e trattori per costruire e trainare i carri. Centinaia di ragazzi e bambini sfidavano ore di prove, difficoltà, freddo, lunghi cammini intervallati da balli, amori nati e finiti a Quaresima oppure durati una vita. Generazioni che si sono tramandate questa preparazione, madri e figlie nello stesso balletto, padri e figli che costruivano gli stessi carri. Successivamente c’è stata la corsa ad accaparrarsi le scuole di Ballo della zona che mettevano a disposizione le loro professionalità sfidandosi nelle coreografie. C’è stato il Carnevale di Capaccio Paese e il Carnevale di Paestum. Poi c’è stato il Carnevale di Capaccio Scalo e il Carnevale di Capaccio Paestum. C’è stato il Carnevale in notturna davanti ai Templi di Paestum. Il Carnevale con la premiazione al campo Prearo e il Carnevale con la premiazione al Campo Sportivo di Capaccio Scalo. La gente ha sempre partecipato. Capaccio Paestum era un formicaio. Venivano da ogni dove. Nel corso degli anni tale è stata la crescita di questa manifestazione che si è deciso di strutturarla costituendo l’Associazione permanente del Carnevale di Capaccio Paestum. Enrico Bisantis, Alfonso Rubini, Nino Pagano e Costabile Lo Schiavo si sono avvicendati da presidenti e con gli altri membri si sono spesi tra mille avversità cercando sempre una soluzione per aggregare le contrade di questo esteso territorio. Ogni Amministrazione ha nominato un delegato al Carnevale. Tranne quest’ultima. La soluzione non è l’invito perentorio ad andare ad Agropoli da parte di chi, ancora una volta, ha dimostrato di ignorare la storia e le tradizioni del nostro territorio”. 

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