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TEMPLI DI PAESTUM – NESSUNO SCANDALO, LA PARITÀ DI ACCESSO È UN DIRITTO UNIVERSALE

Oltre ad aver destato grande curiosità (vedere la presenza di betoniere all’interno dell’area archeologica tutelata dalla Legge 220/1957 è sicuramente un evento) sta facendo non poco discutere il recentissimo intervento fatto a Paestum relativo alla posa in opera di percorsi dedicati al transito dei disabili. Un’opera che la Sovrintendenza e la direzione del Parco Archeologico, unitamente al Mibac, hanno fortemente voluto per potenziare la fruizione del sito archeologico ad ogni disabilità. Ed è quindi questo l’oggetto del dibattito, su cui chi attualmente è sorpreso, e grida allo scandalo, deve riflettere. Esiste una linea di confine tra le istanze estetiche, i vincoli e le tutele proprie di un’area archeologica e l’istanza riconosciuta dalla Costituzione di pari accesso alla cultura per tutti. Tenere in equilibrio queste necessità è il nodo della questione. Il tema dell’accessibilità delle aree archeologiche è ovviamente assai dibattuto, e si sviluppa tra la comprensibile esigenza di limitare massimamente gli interventi e le legittime richieste di una fruizione allargata a diversi soggetti, con la costante inderogabile della totale reversibilità e compatibilità di ogni intervento.

I MATERIALI UTILIZZATI

Sul tipo di intervento eseguito è intervenuta l’architetto Ottavia Voza: “Questa realizzazione non prevede assolutamente l’adozione di un sistema preconfezionato. Si è operato sulla base di numerosi campioni effettuati in cantiere selezionando la scelta degli inerti, della pozzolana, della graniglia di cocciopesto e dei leganti con prevalenza di calce, escludendo categoricamente qualsiasi colorante. Questo per raggiungere un risultato totalmente calibrato sulle specifiche esigenze del contesto, sul piano cromatico e sul piano della generale compatibilità. Per quel che riguarda la distribuzione dei percorsi, riprendono in massima parte percorsi in battuto già realizzati negli scorsi decenni, fatta eccezione per un tratto di 320 metri che era già segnato dal flusso di visita. A differenza di quelli realizzati in passato, oggi quasi completamente erosi, questi, parimenti reversibili, sono realizzati per garantire maggiore durata e possibilità di accesso a diverse tipologie di disabilità”.

PAESTUM SEMPRE ALL’AVANGUARDIA SULL’ACCESSIBILITÀ AI DISABILI

Già nel 2010, l’area archeologica di Paestum stabilì un piccolo record. Fu il primo complesso archeologico di età greca con un percorso dedicato agli ipovedenti. Il progetto fu realizzato dal Comune di Capaccio Paestum (redatto dall’architetto Rodolfo Sabelli e curato dall’allora consigliere delegato al Turismo e alla Cultura Carmine Caramante). Denominato “Cultura senza barriere”, finanziato per 335mila euro interamente dal Ministero dei Beni Culturali, ha previsto allora i seguenti interventi realizzati: un percorso di visita privo di barriere all’interno dell’area archeologica rivolto ai diversamente abili con handicap motorio; un altro percorso, attrezzato con tavole in rilievo e didascalie in Braille, riservato ai diversamente abili con handicap visivo; l’adeguamento dei marciapiedi e degli attraversamenti pedonali nelle zone d’ingresso ed uscita dell’area archeologica; la realizzazione dei servizi igienici, l’installazione di delimitatori di traffico posti a sud e nord dell’area pedonale. I lavori riguardarono anche la biglietteria storica che ha visto il rifacimento degli intonaci interni ed esterni, della pavimentazione e delle porte d’ingresso ma soprattutto del piazzale antistante con il riposizionamento dell’originale pavimentazione in pietra. All’interno, un patio con un percorso tattile. Novità anche lungo la strada che costeggia l’area archeologica dove furono installate nuove panchine. Tocco d’arte anche per l’area antistante il Museo Archeologico sistemata con una nuova pavimentazione in pietra. Il progetto “Cultura senza Barriere” fu inaugurato il 25 luglio 2010 dall’Amministrazione comunale di allora, dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici e dalla direttrice del Parco Archeologico di Paestum Marina Cipriani, alla presenza della rappresentanza dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

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