La realtà contemporanea ci impone di essere qualcosa in più di meri usufruitori di bellezza. Dobbiamo essere in grado di produrne. C’è un enorme potenziale che rischia di essere sprecato, in assenza di una rigenerazione culturale che sia tale da soddisfare istanze sempre più evidenti e persistenti nel tessuto sociale (troppo spesso ignorate, perché gli pseudo-intellettuali dei nostri giorni sono terrorizzati all’idea di dover abbandonare le loro preziosissime torri d’avorio!). Sono istanze di condivisione e di bene comune, di inclusione e di contaminazione. Lì dove impera l’autoreferenzialità e l’esclusività, non c’è spazio per un’apertura all’innovazione. In altri termini: manca la contemporaneità stessa. È solo con questa sensibilità che ci si può accostare all’arte di Stefania Facenda, battipagliese di nascita ma universale nello spirito. Delle sue tele, tutte raffiguranti ritratti di donna, quella che maggiormente mi ha suggestionata è “I have a dream”: l’agghiacciante apparizione di uno sguardo di donna occidentale incastonato nelle fattezze e nei colori di un corpo orientale. Il tutto sublimato nella sincresi perfetta tra culture (solo apparentemente) in antitesi. È un ritratto che delinea una mappa immaginaria dell’arte contemporanea. Il volto sembra evocare la fisiognomica di un melting polt culturale, espresso dallo sguardo di una giovane donna che inquadra un passato vestito di futuro, e il vestito ha i colori di un arcobaleno. Questa multicolorità non è altro che la multiculturalità dei tratti occidentali che si fondono con quelli di mondi che viaggiano in direzioni opposte, ma sono molto più vicini di quanto si possa immaginare. Un volto che, col suo sguardo deciso, fissa un punto, che è l’emancipazione, rivendicata in tutta la sembianza del vivere racchiusa nell’icona. La “diversità” del soggetto trova un’esaltazione compiuta in un’immagine che non annulla né svilisce alcuna delle identità sottese, piuttosto riesce a sovrapporle, rendendole più forti e, dunque, durature e resistenti a qualsiasi fenomeno di depauperamento, spianando, così, la strada a un altro fenomeno: il suo essere “novità”, apertura al contemporaneo, senza mai rinnegare le radici e il patrimonio culturale di provenienza. Nel genio creativo della talentuosa artista, l’identità nell’età contemporanea non è statica identificazione con la terra natia, bensì un eterno proiettarsi e rigenerarsi, attraverso l’incontro con l’altro, che, se da un lato è senz’altro sinonimo di contaminazione, dall’altro segna il principio di un percorso interiore che conduce l’osservatore prima a una maggiore consapevolezza, e, in un secondo momento, alla libera determinazione del proprio Io. I dipinti di Stefania Facenda sono stati oggetto di diverse mostre, sia personali che collettive. Alcuni di essi sono stati postati e si possono, pertanto, ammirare, sui suoi profili Facebook e Instagram.
Milena Cicatiello