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UNA MEDAGLIA DI DISONORE PER CAPACCIO PAESTUM – IL PROCESSO SUI DISCHETTI DI VAROLATO NON È UNA “PAZZIELLA”

Una medaglia nera per l’immagine della città di Capaccio Paestum e dell’intera Campania. Quello che inizierà il 15 febbraio 2021 è il primo processo in Italia per inquinamento da plastica in mare.

Ricordate i milioni di pezzi finiti in mare nei primi mesi del 2018? Dischetti di plastica che si sono riversati sulle spiagge del Mar Tirreno da Capaccio Paestum (luogo di partenza) fino alla Sardegna, Corsica e Ville France sur la Mere (Nizza), determinando una compromissione e un deterioramento di acqua, terra, compromettendo lo stato ambientale di innumerevoli parchi marini. Pezzi di plastica che sono stati ingeriti dagli animali, addirittura, con conseguenze letali. I fatti sono stati considerati talmente gravi dal PM che nel corso dell’udienza preliminare ha chiesto ed ottenuto la modifica del capo di imputazione da inquinamento ambientale a disastro ambientale ai sensi dell’art. 452 quater del Codice Penale.

I FATTI

All’inizio di febbraio 2018, dall’impianto di depurazione delle acque di Varolato, nella città di Capaccio Paestum, fuoriuscirono oltre 130 milioni di filtri bianchi carrier, moltissimi dei quali rinvenuti poi nelle acque marine, sulle coste salernitane e del Mediterraneo. Più in dettaglio, dai rifiuti furono interessate le coste del litorale campano, una parte del litorale laziale e del litorale sud della Toscana. I dischetti si dispersero nel Mediterraneo e andarono a riempire le spiagge tirreniche; a centinaia furono rinvenuti anche a Scauri, lido di Ostia, Torvaianica e molti altri furono trovati tra le sabbie della spiaggia di Vindicio (Formia). Una buona quantità, trascinata dalle correnti, finì inevitabilmente in alto mare, compromettendo l’habitat e la vita di diversi animali, come le tartarughe marine.

IL RINVIO A GIUDIZIO

Il gup Vincenzo Pellegrino, all’esito dell’udienza preliminare, tenutasi il 15 dicembre scorso presso il Tribunale di Salerno, ha rinviato a giudizio tutti gli otto indagati per lo scempio ambientale verificatori ad inizio febbraio 2018. Accolte di fatto le richieste del pm Marinella Guglielmotti della Procura della Repubblica di Salerno, titolare dell’indagine. Finiscono dunque a processo, durante il quale saranno chiamati a rispondere dei reati di disastro ambientale (art. 452 quater, reclusione da 5 a 15 anni) e inquinamento doloso in concorso, attraverso violazioni plurime del Testo Unico dell’Edilizia e lavori abusivi, gli ingegneri Carmine Greco e Gianvito Bello, rispettivamente responsabili apicali dell’Area VI e dell’Area IV del Comune; Gerardo De Rosa e Angelo Corradino, ex amministratore unico ed ex direttore tecnico della Paistom; Antonino Fiore, direttore dei lavori nominato dall’Ati Eng srl-Arrè Ingegneria srl-ing. A. Di Gennaro, aggiudicataria dell’appalto di gestione dell’impianto; Giuseppe Iodice, collaudatore statico delle opere strutturali; Guido Turconi e Elio Bardone, legale rappresentante e direttore dei lavori della Veolia Water Tecnologies spa, aggiudicataria dei lavori di adeguamento e ripristino del depuratore. È stata stralciata la sola posizione di Angelo Corradino, che ha scelto il rito abbreviato con udienza fissata per il 16 febbraio 2021: per tutti gli altri, invece, si procederà con rito ordinario e si andrà a dibattimento, con la prima udienza che si terrà davanti la seconda Sezione penale il 15 febbraio 2021.

LE COSTITUZIONI DI PARTE CIVILE – ASSENTI FINORA IL COMUNE DI CAPACCIO PAESTUM E IL PARCO DEL CILENTO

Rispetto alle 12 richieste di costituzione di parte civile, il gup ne ha accettate solo cinque: le associazioni nazionali Legambiente (difesa dall’avv. Giuseppe Giarletta), Wwf e Codacons, oltre al Comune di Formia ed al Comune di Latina, che hanno denunciato gravi danni subiti dal rinvenimento, sui propri litorali, di migliaia di filtri provenienti dal depuratore capaccese. A tal proposito non ci resta che constatare l’assenza delle parti civili Comune di Capaccio-Paestum e dell’Ente Parco del Cilento, che ad ogni modo sono ancora in tempo perché il processo dinnanzi al collegio si aprirà a metà febbraio; senza ombra di dubbio lanciamo un appello sin da ora alla loro costituzione di parte civile.

UNA GRAVE ONTA PER CAPACCIO PAESTUM

Il rinvio a giudizio per gli otto indagati di disastro ambientale per il guasto del depuratore di Paestum, al di là di come finirà il processo e premettendo che gli imputati sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, rappresenta comunque una medaglia nera per l’immagine della città di Capaccio Paestum e dell’intera Campania. Quello che inizierà il 15 febbraio 2021 è già un record: è il primo processo in Italia per inquinamento da plastica in mare.

Carmine Caramante

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