La notizia dei 21 milioni di euro concessi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione di una rete ciclabile intercomunale che parte da Salerno per arrivare fino ad Agropoli ha lasciato sgomenti numerosi cittadini. La proposta vede capofila il Comune di Capaccio Paestum insieme ai Comuni di Salerno, Pontecagnano Faiano, Battipaglia, Eboli e Agropoli. In pratica, 20 anni dopo, la politica ci riprova. Nonostante un’identica pista ciclabile, ubicata lungo la litoranea da Salerno ad Agropoli, costata 12 milioni di euro nel 2002, si sia già rivelata inutile, senza senso e oggi relegata al degrado e all’abbandono. Non basta neppure questo per far riflettere chi progetta e chi è deputato ad erogare fondi e magari destinarli ad opere ed interventi di maggiore necessità e che realmente servono? Ancora una volta, i cittadini che pagano le tasse, e che per farlo devono tirare la cinghia, e gli imprenditori che sono vessati da imposte e orpelli di ogni genere, e che devono faticare per mandare avanti le loro aziende, sono costretti ad assistere indifesi ad un eventuale spreco di soldi pubblici. Questa volta sono 21 i milioni di euro, per un’opera che già in passato non ha portato alcun valore aggiunto al territorio nel suo complesso. E il Sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, ha anche annunciato la cosa in termini trionfalistici, come se la gente avesse memoria corta o fosse rimasta indifferente o non abbia visto, da 20 anni a questa parte, la fine che ha già fatto la “pista più lunga d’Italia” (così fu trionfalmente battezzata nel 2002) da Salerno ad Agropoli. La pista degli sprechi, per restare alle parole pronunciate a febbraio 2019, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, dall’allora procuratore regionale della Corte dei Conti, Michele Oricchio. La pista su cui non è mai passata una bicicletta. E lo stesso Codacons, visto il pericoloso precedente, ha chiesto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti se il nuovo finanziamento deliberato sia stato preceduto da un approfondito studio sulle cause che hanno portato al clamoroso fallimento della ciclovia esistente. “Abbiamo chiesto al Ministero”, afferma l’avvocato Pierluigi Morena dell’ufficio legale Codacons, “che sia previsto un serio piano di monitoraggio e manutenzione perché il progetto d’investimento pubblico realizzi funzione e scopi. Non è pensabile che, ad inaugurazioni e pomposi tagli del nastro, segua l’abbandono delle opere e un sicuro degrado”. Il dossier del Codacons è stato inviato anche alla Provincia di Salerno e al Comune capofila di Capaccio Paestum insieme ai Comuni di Salerno e Agropoli.
Carmine Caramante