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Il cinema ritrovato

ADDIO A JAMES CAAN. L’INDIMENTICABILE SONNY CORLEONE

È di poco tempo fa la brutta notizia della scomparsa di un’icona di Hollywood, James Caan. Purtroppo, quella generazione di attori ha ceduto il passo alla vecchiaia e le loro morti ci danno quella sensazione di perdita, di qualcosa che ci ha accompagnato nella nostra giovinezza e che non tornerà più. Si fa fatica perché, obiettivamente, quel calibro difficilmente si ritrova nel cinema moderno, ma forse è solo questione di nostalgia. Certo è che gli attori di quella scuola avevano un approccio diverso, studi e modi differenti e perciò improbabile che le nuove generazioni ne raccolgano il testimone. Anche la fisicità era differente. James Caan è uno che ha partecipato sicuramente alla rinascita del cinema hollywoodiano, in grossa crisi nel passaggio da un modo di fare cinema che era considerato sorpassato, le grandi star degli anni ‘50 e ‘60 perdevano colpi e i flop al botteghino erano frequenti contribuendo al fallimento delle maggiori major. I kolossal, che avevano grande dispendio di risorse, non tiravano più. L’avvento della tv di massa diede il colpo definitivo allo star system dell’epoca. Per fortuna, ad inizio anni ‘70 si affacciò una nuova generazione di cineasti che tenevano conto della nuova condizione sociale, dei nuovi meccanismi e tecnologie, una visioni critica e metaforica della realtà che li circondava. Nacque un nuovo modo di fare cinema che letteralmente salvò Hollywood. Nacquero gli Spielberg, i F.F Coppola, De Palma, Scorsese, Malik, insomma quella roba là. Ovviamente, il film simbolo della rinascita fu “Easy Rider” di Denis Hopper, pellicola icona per antonomasia. James Caan fu uno degli attori simbolo di questa rinascita. Esploso con il ruolo di Sonny Corleone dove venne candidato come migliore attore non protagonista, fu impegnato in altri film di grande suggestione, alcuni conosciuti, altri meno. Nel 1975 è protagonista di “Rollerball” (piccolo inciso, ci siamo rifiutati di vedere per rispetto verso noi stessi il remake del 2002 – certe cose non si fanno…) dove interpreta Jonathan E. star del rollerball. Violentissimo e futuristico film in cui domina un sistema e gli uomini sono asserviti ad esso. Il rollerball, appunto, è uno sfogo a patto che gli uomini non oscurino lo sport stesso. James Caan è formidabile, credibile nella sua calzamaglia futuristica. Si ribella e sfida l’ordine costituito. L’ultima partita, quando sanguinante sbatte la palla d’acciaio nella buca, il suo giro di una pista disseminata di cadaveri e il pubblico che grida “Jonathan, Jonathan” da proprio la sensazione di quel che lo stesso film ha voluto raccontare. Tutto in una scena. Ci piace poi ricordare un film che non è conosciutissimo, ma che riteniamo formidabile: “Strade violente”, film che sarebbe poi diventato un simbolo del Noir. Michael Mann l’illuminato regista che “intrappola” letteralmente James Caan, Frank nel film, nei cieli scuri di Chicago, nelle strade bagnate, nelle luci soffuse. Trama semplice, Frank ladro professionista dopo aver svolto il suo ultimo colpo vuole vivere un’altra vita ma viene ricattato dal boss. Il film si svolge in un lasso di tempo molto limitato ma esalta la recitazione di James Caan racchiuso, come detto, in neon e vicoli bui che opprimono alla visione. Come non citare “Misery non deve morire”, dove lui e una straordinaria Kate Bates danno vita ad un thriller che ti toglie il fiato. La follia e l’angoscia, con scene forti oltre il disgusto e una sensazione continua di ansia per quel che lui deve fare. Inutile raccontare la trama, credo che il film sia conosciuto ma lo citiamo perché viene dopo un periodo non felice dello stesso attore, vittima della depressione. La sua interpretazione è perfetta, riesce a trasmetterti, in quel gattonare con le gambe spezzate, sia il dolore che la voglia di dire: “dai dai che ce la fai” per poi essere terrorizzato dal ritorno della sciroccata infermiera e del suo ritornare a letto tra strazi e sofferenze. Un film che si svolge in un solo ambiente o poco altro ha bisogno di attori straordinari. Dubbi pochi. Altre pellicole, alcune che sinceramente non vanno ricordate per rispetto, accompagnano uno degli attori più riconoscibili di Hollywood, uno di quelli che ci mancherà di più. “Jonathan, Jonathan, Jonathan”.

Carlo Marrazza

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