Recensione della mostra personale “I fiori del bene” dell’artista tedesca Helga Freimanner, tenutasi dall’1 al 14 giugno presso la libreria indipendente e casa editrice L’Argolibro.
Continuano le rassegne culturali della libreria indipendente agropolese L’Argolibro, che si dimostra ancora una volta estremamente attenta alle tematiche che riguardano non solo la letteratura, ma anche la pittura, valorizzando il contributo di ogni sensibilità artistica e favorendo occasioni d’incontro tra gli appassionati di diverse forme d’arte. La particolarità delle mostre, sapientemente allestite da Francesco Sicilia e Milena Esposito – sia di quelle personali sia di quelle collettive – è la capacità di tenere l’osservatore tutto il tempo “con lo sguardo rivolto verso l’alto”, restituendo all’arte tutta una dimensione sacrale e trascendentale e regalando allo spettatore nuovi spazi in cui approfondire la ricerca appassionata e spirituale del proprio Io. A inaugurare l’iniziativa, quest’anno, gli affreschi di Helga Freimanner. Diamo atto alla pittrice di una sincerità e di un trasporto espressivo che di raro sono invidiabili in un’artista e, particolarmente, in una donna artista, ma anche di una singolare coerenza che ne caratterizza la vita e le opere, entrambe tracciate di gentilezza, serenità, trasparenza. Nata in Germania da padre pittore, studia presso il prof. Max Huttisch, a sua volta allievo di Kokoschka. L’artista, a 18 anni, partecipa alla sua prima mostra nel Foyer del municipio di Monaco di Baviera, sua città natale. Matura esperienze significative nell’ambito della rappresentazione naturalistica e della decorazione. Ma è in Italia che prende anima il suo linguaggio espressivo, attento e corretto come sempre, e finalmente arricchito di colore e fantasia, molto diverso dal nordico, tendenzialmente monocromo e pessimistico. Ed è qui, sulle coste assolate del Tirreno, tra i colori e gli umori del Cilento, che il suo operare diviene febbrile, estenuante, esaltante, quasi una corsa al recupero di emozioni non fruite o tardivamente godute; ma, dicevamo, di coerenza anche di opere per le quali potremmo adoperare gli stessi termini per descrivere l’autrice della quale, infatti, le tele restituiscono specularmente l’immagine. Sono opere che alla rigorosa costruzione disegnativa (di stampo nordico) uniscono il nitore della pennellata, la sapienza delle cromie (naturalmente mediterranee) e l’intuizione tonale, in una parola tutto il corredo della sua sensibilità pittorica della quale critica e collezionismo sottolineano il valore. “La mostra ha avuto un ottimo riscontro, poiché la pittrice è molto conosciuta in zona – ha dichiarato Francesco Sicilia, organizzatore dell’evento. A causa del Covid non è stato possibile fare inaugurazioni, però la Freimanner è venuta spesso in libreria per parlare con i visitatori. Del resto, anche nei giorni in cui non c’era, non è stato difficile riconoscerla. I suoi fiori, per chi la segue da anni, sono il suo marchio distintivo”. Dopo la mostra della Freimanner, è stata la volta della pittrice Mena D’Antonio e attualmente è ancora in corso la mostra fotografica “LUMEN” di Rino Scarpa, fotografo milanese con origini agropolesi.
Milena Cicatiello
Per approfondimenti, inchieste ed opinioni, clicca sulla scritta in basso.