Non è facile parlare di Anna Maria Fabbroni, un nome che ai più non dirà niente, ed è questo un grande peccato, considerato che era una poetessa e una scrittrice sopraffine, soprattutto era una Donna eccezionale, di quelle che si incontrano di rado, ma se ti capita l’occasione di intrecciarne il cammino è difficile che non ti restano dentro. È difficile raccontarla perché le parole, che sono state la sua esistenza, sembrano perdersi appena si cerca di affrontare il dolore della sua scomparsa, come se abbia voluto portarsele con sé, una manciata di versi messi in borsa, da servirsene per non interrompere il filo dei suoi discorsi. E di discorsi da fare ne aveva parecchi, tanti e detti bene come soltanto lei era capace, in grado di emozionarti e strapparti una risata, che parlasse dell’incontro con una principessa o di una sfacchinata in treno per andare a ritirare l’ennesimo premio di poesia vinto. Era discendente di una poetessa (non poteva essere altrimenti), una certa Maria Virginia Fabbroni a cui il Comune di Tredozio ha dedicato un premio letterario. Ed è lì che l’ho conosciuta la prima volta: “pensavo l’avesse scritta un vecchio”, disse rivolgendosi alla mia lirica, apprezzandola, dato il suo ruolo di Presidente di Giuria, e commentandola alla sua maniera, senza quegli orpelli e fronzoli che si è soliti offrire quando non si ha niente da dire. Perché lei sapeva intravedere, vedere attraverso le cose e le persone, con il suo modo schietto e mai sgarbato, giocoso, tipico di chi sa accoglierti se gli ricambi la risata, quella che lei non faceva mancare mai. Da allora ci siamo visti altre volte, sempre a Tredozio, sempre in quello spazio che per pochi giorni all’anno diventava un riparo dalla tristezza e dalla malinconia. E il merito era anche suo, della festa che portava ogni volta e di quell’umiltà, non so se datagli dai natali toscani o dall’adozione goriziana, so soltanto che era sua e tanto mi basta per avergli voluto bene. Perché mi colpivano tante caratteristiche di lei, dal donare poeticità persino alla lettura di una lista della spesa alla semplicità del mondo in cui ti coinvolgeva, che non ti appesantiva mai, anzi, ti alleggeriva ogni volta, nonostante il carico dei suoi anni vissuti nell’arte e nella bellezza. Era questo, tutto questo Anna Maria Fabbroni, e tanto di più. Troppo per raccontarla in un articolo, ma so che lei, nonostante tutto, ne avrebbe sorriso.
Pasquale Quaglia