La profondità è in superficie – Eppure ancora lo haiku. Recensione dell’opera seconda del poeta e haijin cilentano Antonio Sacco, dal titolo “Eppure ancora i Nespoli”.
È ardimentosa, senza dubbio un azzardo, l’impresa di Antonio Sacco: decidere di commentare i propri haiku. Eppure l’opera si rivela una guida utilissima per chi da poco si cimenta nel genere, perché indaga lo spirito che anima ogni singolo kigo (riferimento stagionale) ed offre innumerevoli chiavi interpretative di un medesimo testo, spaziando dall’omofonia (quando più parole hanno lo stesso suono) al fenomeno meno diffuso, ma pur sempre efficace, della polisemia (quando una parola assume più significati):
giovane lucciola:
accendi il desiderio
in questa notte
Uno haiku dice poco ma significa così tanto: è questa la lezione che apprendiamo dalla lettura di “Eppure ancora i Nespoli” (Nulladie Edizioni), un monito a ridurre la complessità dei tempi moderni all’essenziale, nella misura in cui è la bellezza visiva della superficie a suggerirci la profondità delle cose:
cala la notte –
imparo dall’autunno
come cadere
In questo libro, la tradizione nipponica dei tanti Basho e Masahide si sposa divinamente con quella della letteratura italiana e degli scenari paesaggistici cilentani: l’eredità di Antonio. Nel contempo, i componimenti della raccolta sono pregnanti, evocativi, ben strutturati e stimolano riflessioni critiche di più ampio respiro sulla vita, la morte e la condizione di umana finitudine, che però l’haijin accetta senza riserve, come atto di serena (e, a tratti, rassicurante) sottomissione alla forza della natura:
Senza commiato –
eppure ancora i nespoli
stanno fiorendo
Ed è tutta di Antonio la capacità innata di spiegare e analizzare le sue poesie senza mai scadere nella retorica.
Il libro è disponibile su www.nulladie.com
Milena Cicatiello