Nota ai più è la sempiterna tendenza dell’uomo a segmentare la realtà in due metà: bene e male, luce e ombra, vero e falso, Tarantino e Scorsese, dolce e salato, boxer e slip, Beatles e Rolling Stones, gioia e dolore, Coca e Pepsi, Nord e Sud, vita e morte. La visione manichea, più o meno consapevole, del mondo e delle sue creature induce l’uomo a non limitarsi ad osservare in passiva accettazione le brutture di ogni tipo, ma a rintracciare sempre, nella vita di tutti i giorni o in occasioni speciali, un capro espiatorio, qualcuno o qualcosa a cui addossare le colpe; perché se ci pensiamo c’è sempre una colpa. Se la torta non è cresciuta, se la media del nostro figlioletto tredicenne è 8.8, se dopo 8 sintonizzazioni del digitale il segnale è assente, se non esistono più le mezze stagioni, se crollano i ponti, se si muore sul posto di lavoro. Quando non è colpa del governo la macchia la si rintraccia nella natura profondamente avida ed egoista degli umani, dominati dalla spasmodica ricerca del bene proprio e possibilmente di nessun altro se non di qualche consanguineo. Questo meccanismo di attribuzione di mali a colpevoli, seppur semplicistico, non si allontana poi troppo dalla realtà. Ma c’è stato un tempo in cui la natura, per quanto maligna e matrigna, non bastava a spiegare tutte le nefandezze. Rifiuto di sé, forse, chi può dirlo, ma è successo in un passato a volte neppure troppo lontano, di indicare nel soprannaturale la causa di tanti misfatti. E chi meglio delle donne, già un po’ magiche perché generatrici di vita? Votate al lato oscuro, adepte di Satana, ricevuti da questi i doni del male, conoscevano (la conoscenza è più spaventosa delle opere cattive) e praticavano la magia nera.
Anche a Baselice, un paesino nella provincia di Benevento (da cui chi scrive proviene), capitavano cose che i baselicesi facevano risalire ai poteri di una donna, chiamata “Coletta”, le cui origini restano imprecisate. Povera e dispettosa, di notte, come ogni strega che si rispetti, tirava i piedi dei bambini, ne cambiava la posizione nel letto o faceva sì che si ritrovassero fuori dal giaciglio, soffiava in faccia a chi cercava di fare sonni tranquilli, intrecciava le criniere dei cavalli, i capelli sulle nuche delle donne, le setole delle scope. Ma spesso i dispetti erano danni: autrice di fatture, malocchi, fascinazioni, la si riteneva responsabile di aborti spontanei, infertilità, nascita di bambini con malformazioni, perdita di raccolto. Persuasi del suo enorme potere e della sua cattiveria, i baselicesi erano quindi ricattabili. Minacciava i gesti più efferati, Coletta, per avere di che mangiare. Ma si sa che gli uomini se non soccombono alle proprie paure fanno di tutto per eliminarle senza lasciarne traccia. Coletta fu uccisa in un’imboscata di pochi uomini che ne seppellirono il cadavere in una grotta. Viene da pensare che, se la pratica di stregoneria era spirito di sopravvivenza, – perché Coletta, abitante di un paesino dimenticato da Dio in un’epoca di miserie, altro non voleva che non morire di fame – non è affatto superata.
Per tutte noi, streghe di Baselice, di Benevento, ma anche streghe di Salerno, milanesi, lucane, streghe omosessuali, streghe immigrate, streghe obese, streghe cinesi, streghe anoressiche, streghe magistrato o streghe casalinghe, streghe troppo timide o troppo esuberanti, streghe troppo vestite o troppo poco vestite, streghe zitelle o streghe madri di altre streghe, streghe a capo di uno Stato o in coda al supermercato è ancora difficile sopravvivere quando qualcosa di sé, più o meno intenzionalmente, sembra poter arrecare danno a qualcuno o a qualcosa. Per fortuna le credenze e le superstizioni non ci convincono più e tutte le azioni di cui siamo capaci le facciamo derivare da un’altra forza, la forza d’animo. Non ci capiterà di essere messe al rogo, né di subire imboscate punitive, ma non mettiamo a tacere lo spirito di sopravvivenza quando considereranno gli assorbenti un bene di lusso o tenteranno di dirci che tipo di strega dobbiamo essere.
Enrica Colasanto