“Caregiver familiari: l’esercito silenzioso”.
Chi è il “caregiver”?
Quando si parla di caregiver si fa riferimento a tutte le persone, il più delle volte sono i familiari, che provvedono, quotidianamente, ai bisogni di un bambino o di un adulto non in grado di farlo autonomamente, non autosufficiente. Per il caregiver, non esistono corsi di formazione, non esistono attestati e diplomi, non esistono specializzazioni: non esiste salario, non esiste riposo, non esiste cambio turno, non esiste la possibilità di ammalarsi, di essere stanchi, di pensare anche solo per un momento a se stessi. Nonostante i caregiver dedichino tutta la loro intera vita a coloro che abbiano una qualche forma di disabilità e siano costretti ogni giorno ad affrontare una nuova difficoltà e, spesso, ad improvvisare qualsiasi tipo di ruolo (dal medico allo psicologo) che la situazione richiede, giuridicamente non sono tutelati. I caregiver sono lavoratori e lavoratrici a tutti gli effetti, che, però, nel nostro Paese, sono praticamente senza diritti e vanno ogni giorno incontro a difficoltà che potrebbero essere superate se solo ci fosse una rete e un riconoscimento dell’importanza sociale della loro attività.
Qual è l’inquadramento legislativo italiano dove è possibile collocare il “caregiver”?
Ad oggi le leggi italiane non prendono in considerazione in modo diretto la figura del caregiver come entità destinataria di tutela previdenziale, retributiva e di diritti legati alla funzione svolta. Occorre fare riferimento alle leggi sulla disabilità, come la 104 del 1992, oppure alle disposizioni regionali. In questo ambito, a livello europeo, l’Italia si pone in una posizione di arretratezza: le legislazioni di Francia, Spagna, Gran Bretagna, Polonia, Romania e Grecia prevedono delle tutele specifiche per i caregiver, come vacanze assistenziali, benefici economici e contributi previdenziali.
Quali sono stati gli sviluppi legislativi in Italia sul tema?
Innanzitutto, dal 2016 ad oggi sono stati presentati al Parlamento ben sei diversi disegni di legge, con l’obiettivo di riformare la materia. Nel corso dei lavori, le proposte sono state unificate e nell’agosto 2019 è stato depositato in Senato il Disegno di Legge 1461. In secondo luogo, il Parlamento europeo ha dichiarato ricevibile la petizione presentata dall’Associazione “Genitori tosti in tutti i posti” sulla condizione del caregiver familiare in Italia e il suo mancato riconoscimento come lavoratore. Dunque, per la prima volta, anche l’Italia, al pari di tutti gli altri Stati membri, avrà l’obbligo: di riconoscere il ruolo del caregiver; di considerarlo come un lavoratore, destinatario di una retribuzione e di tutti i diritti di un lavoratore; di attribuire all’attività del caregiver piena rilevanza sociale, economica e professionale. In terzo luogo, si sottolinea l’iniziativa parlamentare del senatore Nicola Calandrini, il quale ha depositato al Parlamento un emendamento finalizzato ad ottenere l’esonero di rendicontazione annuale al Giudice Tutelare per il tutore o amministratore di sostegno qualora sia caregiver familiare. Onere, questo, assolutamente gravoso per il caregiver che si occupa 24 ore al giorno del proprio familiare con disabilità. Alla base di tale incombenza, peraltro, sussiste un’inammissibile presunzione di inaffidabilità della persona del caregiver familiare nella gestione della persona cara.
Valentina Cicatiello
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