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CHIEDIAMO SCUSA AL SINDACO BANDECCHI…

Chiediamo scusa al sindaco di Terni Bandecchi, perché ancora recitiamo la parte degli indignati.

Tanta notizia ha fatto, nelle settimane passate, una ripresa all’interno del consiglio comunale di Terni, in cui il sindaco Stefano Bandecchi prima minaccia un rappresentante dell’opposizione e successivamente, a mo’ di bulletto di quartiere, scatta dallo scranno e si dirige verso un altro consigliere, non di certo per fargli una carezza. Il video in questione si chiude con un parapiglia generale, dove l’infervorato primo cittadino viene scortato fuori a fatica dalla polizia municipale, mentre gli astanti commentano indignati la scena. Qualcuno, giustamente, si è scandalizzato: dalla stampa, che ha bollato inaccettabile il comportamento di Bandecchi, ai partiti politici, da Fratelli d’Italia al Partito Democratico, che ne hanno chiesto le dimissioni. A me, invece, con tutta sincerità, l’ira del sindaco, che pure non è nuovo a queste scenate “ruspanti”, mi ha scalfito relativamente poco. In una società che sembra nutrire la violenza e nutrirsi di essa, un primo cittadino, che dai cittadini è scelto e li rappresenta, preda dei propri istinti, mi sembra un avvenimento all’ordine del giorno, al pari di una caz…ta rilasciata a caso dal ministro di turno o da un governatore regionale. Fatti, questi, che fanno notizia il tempo di un caffé, come se la violenza fosse fatta di soli schiaffi dati e mai di parole fuori posto come cazzotti nello stomaco. Ecco perché, al coro di disapprovazione neanche faccio più caso e alla richiesta di dimissioni men che meno, considerato che in Italia non si fanno da parte in politica nemmeno soci di mafia e fraudolenti, chiedere al teppistello di turno di vergognarsi è come domandare a un calciatore qualsiasi di inseguire la passione piuttosto che svernare in Arabia circondato dai milioni. Ciò che mi ha perplesso, invece, non è stato il fatto in sé, ma la pezza che lo stesso Bandecchi ha usato per giustificarlo. Mi sarei aspettato delle scuse, ipocriti per carità, ma almeno utili a gettare fumo negli occhi ai nostalgici di una certa etica e a lenire le polemiche. Invece no, il sindaco ternano non solo non si è scusato, anzi, ha fatto di meglio, le scuse le ha richieste a tutti quelli che si sono indispettiti, perché per carità, bontà sua, se qualcuno parla e un altro interrompe viene lecito rimetterlo a posto a furia di buffi sui denti. Non voglio dilungarmi, adesso, sulle citazioni probabili e improbabili nel video di scuse (altrui), che toccano punte grottesche e comiche dalle più classiche delle commedie all’italiana. Ripeto, non mi scandalizzano né fanno scalpore. Quello che invece mi fa meraviglia è che il signor Bandecchi oltre a essere politico, imprenditore, e chi più ne ha più ne metta, è pure fondatore di un’università, l’UniCusano, luogo di sapere e ultimo baluardo a difesa del vivere civile. Fa specie, dunque, che uno che della formazione e dell’educazione altrui dovrebbe esserne tutore si fa portavoce, al contrario, della maleducazione e a questa si appella come se fosse una soluzione necessaria. È strano, oppure, forse siamo veramente noi, quella metà della popolazione idiota, per parafrasare il buon sindaco, a non averci capito niente: Bandecchi non è tra i rappresentanti della società, lui la costruisce. A sua immagine e somiglianza.

Pasquale Quaglia   

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