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Il salto della quaglia

CIAO LORENZO, AMICO, AMMINISTRATORE, SCRITTORE

Scrivere questo articolo è difficile. Lo è come tutte le cose per cui bisogna andare a fondo, in cerca delle parole migliori e del sentimento adatto a non tradirle. Lo è perché non si vorrebbe mai scrivere un pezzo del genere, lasciando fatti e ricordi scorrere con la stessa gioia, e a volte persino disinteresse, di sempre. Però ci tocca, rientra tra i doveri di chi, in piccolo o in grande, si sporca ancora le mani di inchiostro per dire qualcosa. Lorenzo era uno di questi, uno che alle parole dedicava la parte di vita fatta di fantasia ed emozioni. Non aveva confini nella sua tenacia di scrittore, se ne andava da una storia all’altra e ognuna la faceva sua, che si trattasse di consoli e druidi ai tempi degli antichi romani o di un’indagine nella società delle api. Nel mezzo tanto amore, amore per il proprio paese a cui dedicava energie e tempo. L’ho conosciuto proprio così, grazie a questo legame profondo intessuto tra le sue capacità e la bellezza di un paese sconosciuto e incantato come Tredozio. Si era messo in testa di rispolverare una giovane poetessa vissuta circa due secoli prima in questo borgo, una certa Maria Virginia Fabroni, a cui aveva dedicato un premio di poesia. È lì che l’ho incontrato, tra i versi e le risate, ed è lì che sono tornato più e più volte. Non si poteva fare altrimenti con Lorenzo: ti presentava il suo paese, te ne faceva sentire parte e dopo una volta già ne sentivi la mancanza. A Tredozio riuniva un mondo, gente da tutta Italia, tra concorrenti, giurati, appassionati, persone che per una manciata di giorni sembravano formare un’unica famiglia e come tale, infatti, adesso piangono il vuoto che ha lasciato. Però Lorenzo non era solo questo, come se quel suo profumo di Romagna poi fosse poco. Era un amico, per me e soprattutto per i tanti e le tante che con lui condividevano giornate, fatiche e risate. Di questo aspetto, di quanto fosse preziosa la sua amicizia altri hanno più diritto di me al racconto, anche se, nelle poche volte che ci siamo incontrati, la sua disponibilità e garbo me ne hanno fatto intravedere il lato migliore. Quello che posso dire, invece, è che Lorenzo era un amministratore eccezionale, Assessore e Vicesindaco, tra i pochi che posso scrivere in maiuscolo, non per rispetto al ruolo, ma per convinzione sulle virtù. Lorenzo Bosi era uno di quelli che avrei fatto fatica a criticare, a trovargli una pecca nelle capacità e un difetto nell’operato. E se pure ci fossero stati lui avrebbe colmato tutto con l’amore, con quell’amore verso il suo paese che in poche persone ho ritrovato. Ecco perché è difficile mettere in fila le parole di quest’articolo. Quando una persona così ci lascia il mondo si restringe e con esso ogni tentativo di descriverlo. Lorenzo però ci ha lasciato i suoi libri e sono convinto che in loro possiamo ancora trovare frasi e parole per ricordarlo.

Pasquale Quaglia

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