Ci chiediamo, un po’ tutti, come sarà il mondo dopo che la pandemia da coronavirus sarà finita? È una domanda che dobbiamo porci subito, immediatamente, durante l’emergenza ancora in corso, perché tutto ciò che sarà deciso durante la pandemia determinerà i cambiamenti della nostra società una volta che il Coronavirus sarà superato. Il disagio vissuto, e che stiamo ancora vivendo in questi giorni, comunque prima o poi terminerà, ma ci ritroveremo in un mondo molto diverso, questo è sicuro. Come immaginare il mondo nel quale ci ritroveremo? Dipenderà dalle scelte fatte in piena emergenza. Molti dei provvedimenti presi, lo smart working, la scuola digitale, molte iniziative vissute da remoto, abitudini di vita, avranno un impatto anche sul futuro del lavoro e dell’istruzione. L’eccezionalità degli eventi ci costringerà a sperimentare molto di più, a essere più veloci e intraprendenti, a sburocratizzare e a rendere più fluide alcune procedure. È questa accelerazione inaspettata, che non si sarebbe mai verificata altrimenti, potrà rivelarsi utile per il futuro, diventando un’opportunità. Tuttavia, è importante, in questi tempi di crisi, fare delle riflessioni sulla possibilità di responsabilizzare i singoli ed immaginare un principio di solidarietà che sia il più globale possibile. I governi hanno effettivamente i mezzi per monitorare e nel caso punire i cittadini che non rispettano le regole imposte per rendere efficaci le quarantene o le fasi di isolamento indotto, soprattutto grazie alle nuove tecnologie. Ma il rischio è che le misure emergenziali di controllo possano diventare poi definitive, trasformandosi in una vera e propria sorveglianza da parte dello Stato, tali da restare a lungo, come accaduto in altri regimi emergenziali. In realtà, non siamo necessariamente costretti a scegliere tra la salute pubblica e la privacy, possiamo avere entrambe, scegliendo la strada della responsabilità individuale, alla quale in tanti si sono appellati anche in Italia chiedendo il rispetto delle regole e la fiducia nella politica e nella scienza. Il punto, però, è dare alle persone la possibilità di potersi fidare delle istituzioni politiche e scientifiche. Un percorso non semplice, ma che proprio in questi giorni eccezionali può essere costruito. La seconda scelta importante che abbiamo di fronte è l’isolazionismo e la cooperazione internazionale. Il distanziamento sociale con l’emergenza è arrivato subito negli organismi importanti, l’Europa è apparsa più divisa che mai, i governi nazionali appaiono distanti, le tensioni tra Cina e Usa continuano ancora oggi. Se questo è il modello sul quale si ritaglierà il futuro del mondo dopo il virus, ho paura che arriveranno tempi tristi. Ma non è detto che debba essere così. La storia ci mostra che dalle maggiori crisi ci si può dirigere anche verso un mondo migliore, e quindi trovare un terreno comune di cooperazione che sia essenziale non solo per individuare il vaccino contro il virus, ma anche per far ripartire l’economia.
Luigi Bernabò