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DAI VACCINI UNA LEZIONE SULLA COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA

Se immaginassimo di osservare i sondaggi che sono stati effettuati alla popolazione italiana negli anni passati e che soprattutto in questo periodo sono ritornati alla ribalta, sul tema dei vaccini, potremmo conoscere come gli orientamenti sono cambiati nel corso del tempo tra favorevoli e non e di come il livello culturale abbia influito o no. Secondo risultati recenti, la quota di chi pensa che tutte le vaccinazioni dovrebbero essere obbligatorie è più che raddoppiata rispetto al passato, sicuramente la curva dei sì-vax è salita per la pandemia che ne ha influenzato molto l’orientamento. Restano contrari a ogni tipo di vaccinazione, compreso la vaccinazione contro il Covid-19, una quota più bassa rispetto a quella di qualche anno fa. Inoltre, tantissimi ritengono che sia giusto vaccinare i bambini anche per non mettere a rischio la salute altrui. Teniamo conto che lo scetticismo nei confronti dei vaccini diminuisce al crescere del titolo di studio, tuttavia ci sono correnti di pensiero, legate agli elementi culturali, al sapere, alla conoscenza di chi giudica contraddittorie, poiché alcuni ritengono che proprio la capacità di capire ed acquisire dati rafforza nei no-vax la perplessità sui vaccini. Comunque, alla fine, i due fronti sono sostanzialmente impermeabili l’un l’altro. Riempire, a questo punto, il gap informativo da solo non basta, poiché le posizioni anti-scientifiche spesso rimandano a motivazioni psicologiche e sociali molto radicate e complesse, soprattutto nei confronti di quel fronte di coloro che ritengono che il no-vax tipo sia un adulto di mezza età dal grado di istruzione elevato. Ora, visto il momento epocale, sono veramente ormai tanti gli italiani che hanno davvero cambiato idea sul vaccino e sull’obbligo vaccinale. Sicuramente, un cambiamento di rotta c’è stato, il livello di responsabilità, alla luce di ciò che è accaduto nel 2020, è cresciuto molto, senza distinzione di età e cultura, sia in chi è stato coinvolto dalla pandemia ed in chi non lo è stato, la fiducia nel vaccino è decisamente aumentata assottigliando il fronte no-vax. Ormai, l’opposizione ai vaccini rientra in quei complessi meccanismi delle relazioni di scienza e società che solo da alcuni anni sono oggetto di seri programmi di studi scientifici, con gli strumenti della sociologia e della scienza. È normale, come in qualunque giovane disciplina, avere ancora dati empirici non perfettamente coerenti fra loro, con spazi di discussione e dibattito interno, anche se un quadro della situazione si sta delineando. Nel frattempo, bisogna muoversi all’interno del dibattito e capire se davvero sono cambiate le opinioni degli italiani sul vaccino e sull’obbligo vaccinale. Se è davvero merito, come qualcuno sostiene, della comunicazione martellante e polarizzante sui social. Se il coronavirus abbia influito oppure no. A mio parere, dall’analisi della letteratura a oggi disponibile, una cauta sospensione del giudizio è opportuno e quindi affrontare il dibattito su vaccini e obbligo vaccinale diventa complesso essendoci tuffati in una dimensione controversa come scienza e società. Se fare semplice smascheramento ha un effetto limitato, se non controproducente, nei confronti di chi è già fortemente polarizzato, al momento non sappiamo quali strategie mettere davvero in campo per affrontare con successo il dibattito pubblico in tema di scienza e società su vasta scala. Sicuramente, un approccio partecipativo, inclusivo e pacato è la direzione da intraprendere, pur non sapendo quale strada sia la migliore. Fondamentale è poi che qualunque strategia di dialogo venga messa in atto in tutti i livelli della società, con azione sinergica. Essendo il tema dei vaccini al centro dell’attenzione, bisogna partire dalle istituzioni sanitarie, medici, pediatri e operatori sanitari, a seguire anche gli organi di informazione, la scuola e i cittadini, purché si affronti in maniera uniforme. Da questa vicenda, ormai attualissima, possiamo trarre tanti insegnamenti, ed è l’aspetto più importante: nemmeno noi siamo immuni dai pregiudizi di conferma quando si tratta di dimostrare la veridicità di una nostra idea. Che siano addetti ai lavori o simpatizzanti della scienza, sull’onda dell’emozione, siamo pronti a gridare al successo prima di ragionare a mente lucida, dimenticandoci che un singolo studio, nella scienza, non basta a farne una verità assodata. Anche noi possiamo essere vittima degli stessi meccanismi che condanniamo e critichiamo in chi crede alla pseudoscienza o al complottismo. Perché, in fondo, siamo tutti umani. Mi piace chiudere con una frase di Papa Francesco, che arriva lontano e che potrebbe tranquillizzare e mettere tutti d’accordo sulla necessità di vaccinarsi al di là di tutti i dialoghi e le discussioni scientifiche e sociali: “Il vaccino è un’opzione etica, bisogna farlo”.

Luigi Bernabò

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