Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo un testa a testa serrato l’ex vicepresidente di Obama è riuscito a conquistare la Casa Bianca. Nonostante il largo consenso popolare, il rappresentante dei democratici – a dispetto di quanto predetto dai sondaggi, i quali gli attribuivano un ampio margine di vantaggio – non ha avuto vita facile contro il presidente uscente Donald Trump (va precisato che secondo il sistema elettorale statunitense non sono i cittadini a eleggere direttamente il presidente, ma 538 grandi elettori: un numero pari alla somma dei 100 senatori e dei 435 deputati che compongono il Congresso, oltre ai tre rappresentanti del District of Columbia, dove si trova la capitale Washington. In ogni Stato, votando per il presidente, i cittadini eleggono i grandi elettori). Difatti, “l’onda blu” si è arenata a parecchi metri dalla riva. Biden, dato per favorito nella maggior parte degli Swing States, ha dovuto cedere il passo in stati cruciali (alcuni, a dire il vero, storicamente di matrice repubblicana) come il Texas, la Florida e l’Ohio. Risultati, invece, determinanti per la vittoria finale sono stati il Michigan, il Wisconsin e, non da meno, il voto per corrispondenza. Si tratta, a prescindere, di una vittoria che lascia spazio a diverse chiavi di lettura. La più significativa è quella che guarda a un Partito Democratico indebolito, vizzo e, forse, non più in grado di rappresentare degnamente le fasce deboli della società ancora agonizzanti dopo la crisi. Inoltre, nonostante l’esperienza, la ragionevolezza e il garbo mediatico di Joe Biden, la fazione democratica pare non essere più capace di partorire un candidato giovane, carismatico e utile nel recuperare una fetta più ampia della gioventù elettorale. Non fosse stato per una gestione scellerata della pandemia da Covid-19, per una continua azione mordace nei confronti dell’Unione Europea, per le lotte intestine generate da questioni razziali (vedi caso George Floyd) e da politiche economiche discutibili, forse, o molto probabilmente, oggi Trump sarebbe stato riconfermato presidente. A discapito di qualsivoglia accento demagogico, gli USA cambiano la propria pelle sposando la figura, gli ideali e il programma del democratico Biden: saranno i fatti a scrivere, nel bene o nel male, questo nuovo segmento di storia.
Mattia Tarallo