La giovinezza: dai baby boomers fino ad arrivare alla generazione Zeta. Conoscersi per capirsi.
Vivere la giovinezza, in epoche diverse, comporta senza dubbio un differente uso del linguaggio, dei modi di fare, dei costumi e delle aspettative di vita. Conoscere il passato e aprirsi al futuro è il modo inconfutabile per mettere in sinergia le varie generazioni tra di loro. C’è bisogno di attingere dalla storia per capire realmente chi siamo, da dove veniamo o meglio da chi. Quello che stiamo vivendo oggi sarà già storia domani e riportarlo alla luce non può far altro che arricchire il nostro io. Andiamo a vedere nello specifico come le generazioni si siano evolute nel tempo o abbiano regredito, perché no, di valori e virtù. Tutti i cambiamenti da una generazione ad un’altra non possono far altro che aiutarci a capire le diversità e trasformarle in un valore aggiunto sia per i piccoli che per i grandi.
La Generazione dei baby boomers; i nati dal 1946 al 1964; termine che dall’inglese sta ad indicare il boom dei bebè, quando negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale ci fu un forte incremento delle nascite sia in Europa che in Nord America. Sicuramente è considerata una generazione di giovani privilegiati rispetto ai loro predecessori che avevano vissuto una o due guerre mondiali. Sono anni, questi dei boomers, in cui il benessere economico rende i giovani sempre più attivi nelle relazioni sociali e nel divertimento; sono ragazzi pronti a vedere e toccare con mano un mondo sempre più moderno e intraprendente. Prendiamo in esempio il 1969, anno in cui l’uomo per la prima volta riesce a poggiare i piedi sulla Luna. Questo è un evento significativo sia a livello di progresso, che come spinta motivazionale per chi si formava nei meravigliosi sixties. Sono stati definiti la “generazione del cambiamento” sia perché hanno vissuto dei grandi cambiamenti storico-sociali, uno fra tanti l’inizio della guerra fredda, sia perché sono stati pronti all’innovazione e ad un netto cambio tecnologico, anche se l’avvento di internet nella crescita di questi ragazzi è ancora un lontano miraggio. È una escalation di colori, la gioventù dei boomers, che parte da una festa studentesca in stile grease, passando poi, negli anni ‘60 in una sala da ballo in cui una minigonna coraggiosa coi capelli cotonati si rendeva protagonista sulle note dei Beatles. Per concludersi, poi, negli anni in cui hippie stravaganti si riunivano a Woodstock e influenzavano maree di giovani in tutto il mondo. Insomma, una generazione senza dubbio davvero variopinta che, a parer mio, invidiamo in tanti.
Generazione X; nati dal 1964 al 1980. La generazione di chi oggi ha tra i quaranta o cinquant’anni. Rispetto ai loro genitori hanno provato a distinguersi sia nel campo dell’istruzione che per la carriera. La musica è stata una costante nella vita degli adolescenti della X generation insieme a Michael Jackson, Madonna, ma non solo. Fatto assai rilevante, che i bambini dell’epoca sono i primi cresciuti con i genitori separati. Infatti, la Generazione X, la ricorderemo per il boom dei tanti divorzi. Spalline imbottite, tinte fluo e gel nei capelli danno luogo agli adolescenti cresciuti negli anni ’80. Parliamo di anni da un lato sereni, in cui spassarsela nelle sale giochi coi videogames è sicuramente un cult; ma al tempo stesso anni bui, quando l’eroina e l’Aids incalzavano in maniera pandemica e colpivano tristemente tanti giovani dell’epoca. L’individualismo e il narcisismo è la parola d’ordine di questa generazione. Il “bello” ha i tratti di un nasino alla francese e di un fisico da ballerina di danza classica. L’adulazione per lo sport, l’aerobica e il ballo è sicuramente di primaria importanza; per questo motivo mi viene in mente il film naif dell’epoca, Flashdance, che incarna un po’ gli stili di vita dei ragazzi di strada anni ‘80.
Generazione Y Millennials; nati dal 1981 al 1995. Nonché la mia classe generazionale. Siamo lo spartiacque tra il passato e il nuovo millennio. Una generazione ancora genuina almeno da bambini, cresciuta tra i cartoni di Bim Bum Bam e bacchettate sulle mani di maestre severe. Ricordo che negli anni ‘90 iniziammo ad usare internet solo per poter fare delle piccole ricerche per la scuola, ignari di tutto quello che sarebbe avvenuto da lì a poco, con l’avvento di smartphone e social media. Muretti e panchine erano il luogo sempre sicuro per un incontro fra amici di passaggio con uno scooter. Quegli stessi amici che guardavi sempre negli occhi, senza teste calate sui cellulari. L’unico motivo per abbassare lo sguardo poteva essere l’imbarazzo che solo una cotta può darti. E il cellulare lo usavamo al massimo per scambiarci squilli veloci, che però avevano significati più profondi di mille parole. Gli anni dei diari segreti e dei mondiali del 2006, ma siamo anche quei bambini che guardando la Melevisione un giorno del 2001 furono catapultati in diretta TV a vivere l’attacco alle Torri Gemelle. Quell’evento ci ha segnato, nonostante sia avvenuto dall’altra parte del mondo. Secondo recenti studi, la generazione Y cerca di godersi la vita a pieno; è la generazione che ha viaggiato più di tutte le altre. Siamo mondani, individualisti, dicono viziati. Siamo giovani però abituati a cambiare frequentemente lavoro, sia per il susseguirsi delle tante crisi economiche, sia per un approccio completamente diverso nel mondo del lavoro.
Generazione Z Centennials; nati dal 1996 al 2012. Sono i ragazzi di oggi, cresciuti a pane e digitale. Hanno sicuramente tenuto tra le mani prima un dispositivo touch e successivamente un peluche. Sono adolescenti sempre connessi, che nel bene o nel male recepiscono una vasta gamma di informazioni dal web. Svegli, veloci e sicuramente un passo avanti sul resto delle generazioni precedenti, sono giovani adulatori di un mondo fatto di influencer e youtuber che ad ogni like o followers in più attraggono fama e denaro facile. Mentre scrivo queste terminologie (influencer, followers) ultramoderne mi rendo conto che il pc le sottolinea di rosso volendomi indicare l’errore. Evidentemente, nemmeno il computer è ancora pronto a questo bizzarro futuro da teenagers digitali. Poi sorrido sbirciando Tik Tok, canale social amatissimo da questi ultimi, in cui il meme “ok boomer” è diventato virale. Espressione indicata per zittire o prendere in giro la generazione dei boomers appunto, quando sono soliti fare prediche paternalistiche da adulti sapientoni. Gli Zeta ricorderanno inevitabilmente gli anni del Covid-19, come un grosso buco nero per la loro socialità e il loro sviluppo. Un periodo così duro per tutti, ma per gli adolescenti, ahimè, una macchia troppo scura. Lontani dai loro amici, dalla scuola, da tutto il bello che questi anni possono regalare; cresceranno un po’ più in fretta, forse un po’ più cupi, ma sono speranzosa che questo periodo diventi un vago ricordo che non faccia poi così male. “Tu sei nato in un’altra generazione, non puoi capire, non hai vissuto i miei anni d’oro”. Quante volte ce lo siamo sentiti dire o quante volte lo abbiamo detto a qualcuno più piccolo? Fatto sta che ci saranno sempre epoche più o meno belle, ma la realtà è che ogni generazione, aldilà delle condizioni sociali, economiche e tecnologiche, per i giovani che la vivono sarà sempre la propria generazione del cuore.
Erica Desiderio