Lo Statuto comunale di Capaccio Paestum riconosce 16 frazioni insistenti su un’estensione pari a 113,03 km². Si va da quelle collinari alle costiere, passando per quelle immerse nel cuore della pianura. Questa è una tipica caratteristica di quei Comuni classificati come “sparsi”. Eppure Capaccio, alla cui denominazione si è aggiunto da alcuni anni Paestum, non è ufficialmente classificata come tale o, almeno, non si autodefinisce così. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che storicamente la città si è identificata in un Capoluogo, la Capaccio così detta “paese”, in cui, tra l’altro, è da sempre stato collocato il Palazzo Comunale con la sua sede principale. O forse perché il disegno delle frazioni, eccetto alcune molto antiche, risale agli anni della Riforma Agraria e quindi queste hanno impiegato qualche generazione di tempo per affermare una precisa identità, tale da esprimere solo negli ultimi decenni dei connotati di diversità o specificità che oggi calzano strette nel disegno preesistente. Intanto, anche le dimensioni di molte di queste frazioni, in primo luogo Capaccio Scalo, che è diventata il centro più popolato e anche il cuore pulsante dell’economia cittadina, hanno contribuito senz’altro a far riflettere sulla difficoltà di ritrovarsi in un assetto che tenga in considerazione il dato socio-storico più di quello socio-economico, considerato che, con il passare del tempo, sulla linea storica, la Capaccio di Costabile Carducci e quella di Carlo Santini diventano sempre più vicine. A questa tensione tra “comune sparso” di fatto e “comune tradizionale imperfetto”, talora oggetto di disputa, altre volte di progettualità urbanistica, si è cercato di rispondere con il tentativo di definire un preciso luogo del territorio comunale come centro unificatore di tutte le sub-centralità. Tuttavia ci si è accorti più volte che non basta costruire una casa all’anima dei luoghi perché questa scelga di dimorarvi (così come costruire una piazza non equivale ad avercela!). Il Genius Loci di Capaccio Paestum e delle sue frazioni è frammentato come il corpo di Orfeo smembrato dalle Bassaridi e buttato via separatamente. E, come per il mitico sommo artista, mortale nel corpo ma immortale nello spirito, ci volle l’intervento delle Muse per ricomporne le membra e deporle in un luogo chiamato “libertà”, così oggi, per Capaccio Paestum, dovrà e potrà essere la cultura a definire un nuovo modello di centralità che sia desiderato e condiviso e che non forzi alcun fattore ma che, al contrario, ne liberi le enormi potenzialità latenti. Oggi le tecnologie possono facilmente superare il problema della frammentazione urbana, le “smart cities” sono una realtà, gli sforzi per generare “allacci” possono dunque essere rivolti alla cultura, quella dinamica e creativa che invade svariate attività e che esalta l’interfunzionalità dei diversi centri rendendoli sempre più osmotici e necessari. Sarà la cultura, sdoganata dall’essere intesa come un fenomeno immateriale, e riconsiderata, in chiave contemporanea, come elemento fondamentale di società ed economia, capace di riabilitare una visione unitaria e inclusiva dell’anima dei luoghi, la vera sfida del prossimo decennio, per rendere finalmente “perfetto” il disegno comunale di Capaccio Paestum.
Milena Cicatiello