Il lockdown è stata l’occasione per vedere numerosi giovani e adolescenti che consegnavano spesa e medicinali ad anziani intrattenendoli anche, con lo svolgimento di attività didattiche e ludiche. Alcuni di questi giovani e adolescenti già erano impegnati in attività di volontariato; qualcun altro ha dichiarato che l’impegno a favore degli anziani era determinato dal desiderio di poter uscire da casa; per altri ancora, questo impegno significava responsabilità sociale e avere deciso di contribuire facendo qualcosa per la collettività. Possiamo pensare che questo sia l’esito di una situazione straordinaria vissuta in una delicata fase di emergenza, di eventi che hanno toccato le corde emotive e che non si trasformi poi in atteggiamenti e comportamenti stabili. Tuttavia, sono da prendere in considerazione riflessioni emerse prima del lockdown, da parte degli adolescenti sull’impegno e sulla politica; essi dicono come, sebbene non sempre in termini di comportamenti, siano portatori di ventate di solidarietà che necessitano di essere viste, comprese, coltivate e fatte fiorire. Secondo gli adolescenti, l’impegno sociale si esplica nell’aiutare gli altri, rispettare l’ambiente e agire per il cambiamento.
L’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ
In merito all’aiutare gli altri, molti adolescenti lo definiscono come il mettere in atto dei piccoli gesti che sono legati alla quotidianità e che implicano lo spendersi per chi ha un bisogno, non pensando che questo debba passare necessariamente dalle organizzazioni di volontariato. Quindi diventa importante spendersi per familiari, amici, conoscenti, persone che non si conoscono, ma che sono vicine e di cui vedono le necessità. Sicuramente preponderante tra i ragazzi è la preoccupazione per l’ambiente, che si esprime in comportamenti concreti e quotidiani come la raccolta differenziata, l’utilizzo di materiali diversi dalla plastica, il risparmio dell’acqua. È interessante notare come per i giovani le azioni di impegno non siano fini a se stesse o volte unicamente a rispondere ad un bisogno, ma devono essere finalizzate al cambiamento. Diversi adolescenti dichiarano di essersi impegnati anche in attività di volontariato organizzato perché volevano agire per cambiare il contesto, per migliorare i propri ambienti di vita, soprattutto quello della scuola, e mettersi in gioco per promuovere il benessere di tutti. Questo è un dato interessante perché conferma che adolescenti e giovani sono disposti ad impegnarsi nella misura in cui possono verificare che la loro azione può sortire effetti, può essere efficace, può produrre cambiamenti reali. Con i contrasti tipici dell’età, sebbene spesso dichiarino di rivolgere il loro impegno e la loro solidarietà alla cerchia ristretta di amici, parenti, vicini, gli adolescenti sono anche consapevoli del fatto che il cambiamento possa essere raggiunto solo con un impegno corale e attraverso un’esperienza collettiva, che significa mettersi in relazione con gli altri e quindi fuggire nuovamente dall’individualismo e dall’isolamento senza rimanere nel proprio ambito e chiudersi. Ci sembra questo un dato interessante soprattutto per le organizzazioni di volontariato perché se è vero che per un verso gli adolescenti e i giovani spesso faticano ad impegnarsi stabilmente in contesti organizzati e prediligono il volontariato occasionale, senza divisa, in realtà sono anche consapevoli del fatto che da soli si può poco, che è necessario mettersi in rete, costruire connessioni. Già prima del lockdown parecchi adolescenti hanno sottolineato che alla base dell’impegno e della partecipazione sociale si colloca l’assunzione di responsabilità, che a loro avviso si traduce sia nell’avvertire la necessità di sviluppare un interesse nei confronti del contesto, e di conseguenza anche un pensiero e un’opinione su quello che accade, sia nell’essere intraprendenti, mettere in atto azioni in prima persona per cambiare le cose. Secondo gli adolescenti l’assunzione di responsabilità è un processo graduale, che parte dall’assumersi piccoli impegni, al sentirsi socialmente responsabili per sé, gli altri, la comunità. È questo un percorso che può iniziare in famiglia, a scuola, nelle comunità di vita, nel contesto sociale in generale.
LA DISAFFEZIONE VERSO LA POLITICA
Lontana dalla realtà degli adolescenti è, invece, la dimensione politica di cui parlano con un elevato distacco. Dalle loro parole emerge una forte distinzione tra la dimensione ideale e quella reale della politica. La dimensione ideale riguarda due caratteristiche: la serietà, intesa come assunzione di responsabilità e rispetto delle regole e delle promesse fatte, e l’orientamento al miglioramento, che si basa sull’essere al servizio del bene comune. La politica reale, invece, è percepita come corrotta e inaffidabile. A sostenere queste opinioni negative vi è anche un vissuto personale che porta gli adolescenti a sentire la politica lontana, sia perché distante dai problemi della gente comune, sia perché in qualche misura, non risulta comprensibile. Così genera malessere che, a loro avviso, è il motivo per cui si disaffezionano dalla politica, ma purtroppo, anche dal proprio Paese. Infine, i giovani puntano il dito contro la disinformazione che dilaga nel loro contesto, quanto in quello degli adolescenti, a causa delle fake news e del deterioramento, a loro parere, della professione del giornalista.
Luigi Bernabò
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