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IL LEGAME CHE UNISCE NAPOLI E SAN GENNARO

(Foto: www.catacombedinapoli.it – Coop. Sociale La Paranza, Rione Sanità)
Non è facile spiegare il profondo legame spirituale che unisce i napoletani al loro patrono San Gennaro. Ancora più difficile sarebbe spiegarlo a chi non è napoletano, a chi non nasce in questa città, a chi non vive tutti i giorni in un contesto fatto di tradizioni, rituali sacri e credenze religiose.
Ma chi era San Gennaro?
San Gennaro, storicamente, viene collocato tra il IV e V secolo d.C. e viene identificato come un vescovo di Benevento martirizzato sotto Diocleziano intorno al 300 d.C. La storia narra che durante le persecuzioni cristiane Gennaro si recò nell’antica città di Miseno vicino Pozzuoli per dare conforto al giovane diacono Sossio imprigionato perché cristiano, insieme al diacono Festo e il lettore Desiderio, ma furono anche loro arrestati per lo stesso reato. Davanti al giudice della Campania, Dacronzio, gli arrestati si rifiutarono di sconfessare il loro credo cristiano e vennero condannati a morte. Furono decapitati presso la Solfatara, un vulcano attivo di Pozzuoli. Si racconta, inoltre, che durante il martirio una donna, di nome Eusebia, raccolse il sangue di San Gennaro in alcune ampolle custodite, insieme al cranio, nella Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Ma qual è il fascino del culto di San Gennaro?
Di sicuro, il prodigio dello scioglimento del sangue: la cd. “liquefazione” del sangue documentata dal Medioevo ininterrottamente fino ai giorni nostri.
Ma perché San Gennaro è così importante per i napoletani?
Innanzitutto, per il riconoscimento che viene dato dai napoletani allo scioglimento del sangue di San Gennaro, e cioè un vero e proprio miracolo spirituale e terrestre che si verifica ogni anno. Infatti, se il sangue di San Gennaro si scioglie, allora si ha motivo di credere che si avranno solo eventi fasti; al contrario, si avrebbero solo disgrazie. In secondo luogo, San Gennaro è il santo più conosciuto al mondo anche da un punto di vista artistico e culturale, alla luce del fatto che le vicende politiche di Napoli, la vocazione naturale a essere grande capitale europea di un regno in un punto strategico del Mediterraneo, la capacità innata di essere culla delle arti e degli artisti, la fede del popolo hanno fatto sì che vi fossero scambi culturali e commerciali continui con gli altri Paesi del mondo e incidendo in modo rilevante anche sulla conoscenza e la “esportabilità” di San Gennaro nel mondo.
Qual è la bellezza delle Catacombe di San Gennaro?
Le Catacombe di San Gennaro, unica rarità al mondo, rappresentano il punto di unione tra l’antica “Neapolis” greca e la città di Napoli di oggi. Con il termine “Neapolis” ci si riferisce all’antica città dei morti e, cioè, un luogo dedicato ai defunti, al pari dei nostri cd. “cimiteri”, anche questi, infatti, sono luoghi dedicati al culto e alla preghiera per i defunti e per le loro anime. Quasi a voler dimostrare l’indissolubilità di questo rapporto che ci unisce ai nostri congiunti che ormai non ci sono più. Le Catacombe rappresentano proprio questo: un viaggio trascendentale sotto terra, che attraversa due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Percorrendo una breve rampa di scale, è possibile scendere sotto terra, dove è possibile scorgere questa struttura disposta su due livelli, non sovrapposti, entrambi caratterizzati da spazi estremamente ampi, a differenza delle più famose catacombe romane. All’interno delle Catacombe è possibile rinvenire anche la tomba di San Gennaro qualificata come “cubiculum” e, cioè, quell’ambiente riservato alla sepoltura dei vescovi e di basiliche, spazi più ampi rispetto alle altre cappelle riservate ai defunti comuni. Nel V secolo le ossa di San Gennaro furono portate a Napoli dal vescovo Giovanni I e sepolto il suo corpo all’interno delle Catacombe, che divennero luogo di pellegrinaggio. Le spoglie furono trafugate nell’831 d.C. dal principe dei Longobardi Sicone I e
portate a Benevento. Successivamente furono spostate nel santuario di Montevergine, dove restarono quasi dimenticate per oltre due secoli. Dopo molti anni di trattative con i monaci di Montevergine, le ossa furono restituite alla città nel 1497 d.C.
In che modo è stato possibile dare rilievo a tutto questo inestimabile patrimonio artistico e culturale?
Grazie ad una Cooperativa sociale “La Paranza”, fondata nel 2006 da giovani nati nel Rione Sanità, in un quartiere difficile diviso tra contrasti e grandi risorse. Infatti, grazie a questa Cooperativa, è stato possibile rinvenire tutti i reperti archeologici delle Catacombe e presentare un progetto all’Amministrazione che venisse approvato al fine di conseguire l’apertura definitiva di questa incantevole struttura archeologica. Inoltre, a dimostrazione del grandissimo impatto che ha avuto a livello nazionale e internazionale questo progetto di valorizzazione e di apertura al pubblico delle Catacombe di San Gennaro, il famosissimo regista Mario Martone ha scelto il Rione Sanità come scenario del suo prossimo film. Ha, infatti, iniziato a girare al Rione Sanità di Napoli “Nostalgia”, tratto dal romanzo omonimo di Ermanno Rea, lo scrittore napoletano scomparso 5 anni fa, che ha per protagonista l’attore Pierfrancesco Favino. Nel cast ci sono anche Tommaso Ragno e Francesco Di Leva, che con Martone ha lavorato ne Il sindaco del Rione Sanità.
Catacombe di San Gennaro

L’ingresso è adiacente alla Basilica del Buon Consiglio,
Via Capodimonte, 13.

www.catacombedinapoli.it – Coop. Sociale La Paranza, Rione Sanità

Orari di apertura
Dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 17:00 (ultimo ingresso ore 17:00)
domenica dalle 10:00 alle 17:00 (ultimo ingresso ore 14:00)

Valentina Cicatiello

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