“Fare una recensione senza scivolare nel personale o farsi trascinare dalle proprie emozioni” è il giusto obiettivo da raggiungere, ed è quello che ho pensato quando ho iniziato a leggere questo libro. Dovevo restare neutrale. Cosa non facile soprattutto in alcuni punti, in cui l’orgoglio d’essere meridionale, sopito da tempo, scalpitava cercando di uscire prepotentemente dal buio in cui lo avevo relegato. Ho letto troppi giudizi di parte su questo libro, troppe difese e offese, che per quel poco che ho conosciuto l’autore non interessano neppure a lui, che va per la sua strada e, dopo anni di lavoro, cammina dritto scrollandosi di dosso il superfluo. “Il nuovo terroni” fa seguito a “Terroni”, diventato non solo uno dei principali best seller italiani del 2010 ma un long seller entrato con forza nel dibattito storico e civile del nostro Paese. Un vero spartiacque come lo ha definito Giordano Bruno Guerri, affermando che, dopo la sua pubblicazione, avremmo avuto una nuova storia dell’Italia del prima e dopo Terroni. Nel primo libro l’autore racconta la storia dell’Italia, come è nata e si è evoluta la situazione socio-economica del Meridione, divenendo problema nazionale, con l’uscita di “Il nuovo Terroni” si arriva alla versione definitiva del best seller, frutto di un profondo lavoro dell’autore. Il libro, diviso in vari capitoli, affronta diverse vicende storiche, in parte sconosciute o diversamente raccontate da quella che è la nuova lettura basata sull’analisi di Aprile. Interessanti e direi anche sconcertanti alcuni capitoli, che stenti a credere veri, tanto sono devastanti sulla nostra memoria, maturata su una ricostruzione scolastica ben diversa. Molte certezze si sgretolano, altre portano ad una serie di dubbi che spingono a profonde riflessioni. Ma fedele all’intento iniziale di neutralità, continuo a leggere con il dovuto distacco i vari capitoli. Il terzo e quarto capitolo “La strage, i numeri di un genocidio” e “Sardegna: la prima colonia dei Savoia” sono ricostruzioni di un lavoro fatto da Aprile lungo 10 anni con tanto di dati demografici di stragi occultate ai posteri. Non è solo una ricostruzione storica dei fatti quella dell’autore ma anche un’analisi dell’evoluzione economica del Sud, del perché di alcune situazioni sociali di oggi, della storia mai conclusa della Salerno- Reggio Calabria, simbolo di quel Meridione ormai abituato all’accettazione di una presunta inferiorità così ben radicata nella mente, tanto da sembrare normalità. Un percorso che parte dalla storia fino ad arrivare non solo alle realtà odierne del Sud ma anche ai meccanismi psicologici innescati nella mente del meridionale. Dopo aver letto il libro, si arriva alle proprie conclusioni, concordi o completamente contrarie alle tesi espresse nel libro, ma questo non importa. Anch’io mi sono fatta un’idea ben precisa e, come è giusto che sia, nessun giudizio aggiungo. Ma se un testo può stimolare la curiosità, insinuare anche un solo dubbio, tale che spinga il lettore a ricercare un’eventuale verità non dando nulla per scontato, se lo scrittore riesce in questo, ha raggiunto il suo scopo e Pino Aprile di cassetti da cui iniziare ne ha aperti davvero tanti.
Laura Russo