Quando ho saputo dell’intitolazione della scuola primaria alla Laura, la mia contrada, a Caterina, ho provato un senso di gioia. Non una gioia piena, perché in questi casi non può esserci, ma un sentimento misto a commozione, come quella che traspare dalla voce di sua madre, quando mi telefona per darmi la notizia, con le parole frammezzate dal pianto silenzioso di chi, per circa dieci anni, si è illuso e disilluso, sperando che questo gesto si compisse e Caterina potesse continuare a vivere, almeno nel ricordo. Perché la storia di Caterina D’Alessio è la storia di una bambina come tante, che ha sogni, frequenta la scuola elementare, ma che all’improvviso viene strappata a tutto ciò e all’affetto dei suoi cari. Ma è anche una storia che prosegue, nonostante il dolore, nell’impegno di una famiglia che non fa mancare mai il suo supporto alla vita e alle iniziative della contrada, di una comunità che stavolta ha saputo stringersi, coesa, intorno a una sofferenza affrontata da quella stessa famiglia con estrema dignità. L’idea, infatti, di intitolare la scuola a Caterina D’Alessio è partita da lontano, dal Comitato Vivere LauraH24, raccolta poi, di recente, dall’Associazione Amici del Mare, come un testimone passato da un genitore al figlio. Ed è questo un po’ il significato di questo gesto: diventare comunità attraverso il ricordo di Caterina, guardare al passato per costruire il futuro, partendo dalla scuola e dai suoi alunni, il luogo e gli attori incaricati di formare una società migliore. Ma è anche coltivare quella memoria che, anche se addolora, può fare ancora lezione a tutti, insegnandoci la bellezza di camminare insieme.
Pasquale Quaglia