L’inaspettato avvento del Covid-19 ha costretto un po’ tutti noi ad affrontare una crisi senza precedenti, che ci farà ritrovare, dopo l’emergenza, in una società mutata, diversa da come l’abbiamo lasciata, che causerà cambiamenti di tipo strutturale. Ora diventa necessario per dare un senso di comunità ritornare a riscoprire realmente le relazioni interpersonali, oltre il senso del comunicare, deve crescere in pratica l’interesse verso la vita dell’altro. Per la verità, l’avvento dei social aveva già fatto vacillare la capacità di rapportarsi, avere tanti amici virtuali per poi sentirsi soli quando si vuole compagnia per una pizza o c’è bisogno di aiuto. Dialogare, conversare, parlarsi consente di andare in profondità, di farsi realmente carico dell’altro, cosi come è necessario in uno stesso spazio ritrovarsi in più persone per condividere qualcosa. Questa pandemia potrebbe avere modificato la percezione di ciò che è possibile fare, capire che esiste una tensione oggettiva nei confronti dei nostri limiti e tutto sommato può servire da spunto per riflettere che siamo esseri fragili, che la natura è più potente di noi. In fondo la pandemia è stata l’occasione per riflettere su muri che si alzano e si abbassano, su comportamenti che modificano e si adeguano, sulle diseguaglianze maggiormente evidenti. Aver sottovalutato, per anni, gli investimenti nella sanità è stato un errore gravissimo, che ha causato continui e scellerati tagli.
La mancanza di posti letto, di attrezzature, addirittura di personale medico, oggi verranno pagate sicuramente dai più deboli. C’è però un rovescio della medaglia, l’isolamento ha consentito di entrare maggiormente in una dimensione culturale, in tutti i sensi e direzioni, si sono abbattuti confini mentali, attraverso il coinvolgimento delle competenze, superando i limiti del modello digitale che faceva sembrare tutti uguali, ma non è così. L’emergenza a questo punto potrebbe aver innescato una rivoluzione culturale che non potrà che essere positiva per il riequilibrio della società, anche guardando l’ambiente in maniera diversa e protettiva, un ambiente riposato dalle angherie dell’uomo. Tuttavia resta la perdita considerevole dovuta alle chiusure che hanno bloccato tante attività culturali e sociali, dagli eventi, al teatro, ai concerti, alla scuola, privilegiando però, a questo punto, la lettura di un libro che “dormiva” nella libreria di una nostra abitazione, oppure ascoltando dell’ottima musica. Tutte queste forme “casalinghe” di arricchimento culturale potrebbero rappresentare una fase storica nuova, nella quale ci si rende conto di come sia importante il valore della cultura e di quanto siamo stati superficiali per non aver prestato l’attenzione necessaria per una crescita interiore attraverso tutta la ricchezza che deriva dalla cultura.
Luigi Bernabò