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IO, DONNA DEL SUD

ANALISI E COMMENTO DELLA LIRICA “LE DONNE DEL SUD” DI ALDA MERINI.

L’universo femminile, da sempre, ispira con estrema passione ogni forma artistica, la più potente delle quali, la poesia, ne sublima bellezza, forza e virtù. C’è in Alda Merini, e nelle sua poetica, la grande potenza della vita, le luci e le ombre che abitano l’anima delle donne, qui rappresentate nella loro dolce complessità; lei, donna del Nord industrializzato e culturalmente progredito, descrive con fervore queste “femmine” di un Meridione arretrato e passionale. Perché di femmine si tratta: lunatiche, a volte, ma compagne fedeli (calzante è il richiamo alla figura di Penelope); silenziose nelle giornate amare, straordinarie nell’affrontare le attese e i tradimenti, ermetiche e sensuali. Io, donna del Sud, leggo nello splendore di questi versi la tenacia e la storia di tutte le donne che, tra pregiudizi, violenze morali e fisiche, ancoraggi di mentalità retrograde, impongono se stesse senza mai smarrire la tenerezza e la delicatezza che le caratterizza, a volte eroine invisibili, apparentemente sottomesse, ma pur sempre protagoniste del proprio destino. Questa poesia è anche un viaggio nel dolore di principesse senza favola, di gioie e dolori autenticamente vissuti, di sofferenze mai inutili, poiché esse hanno sviluppato forze interiori che in nessun altro modo potevano nascere. Le donne del Sud, in un trionfo di prorompente bellezza e di sensuale carnalità, irrompono sullo scenario della vita, sanguigne e autentiche. Esse sono capaci di ardori e desideri struggenti, intrise di gelosia e non disposte a piegarsi al volere, se questo è imposto. Nella sottile e raffinata descrizione di Alda Merini, noi donne del Sud siamo capaci di vivere nel silenzio i rapporti umani, limitandoli all’essenziale ma siamo abili nel districare il groviglio delle nostre lotte interiori e disposte ad amare di un amore che non è un semplice sentimento, ma slancio di luce e dolore. Le protagoniste che si materializzano da questi versi sono donne del popolo che intuiscono i bisogni reconditi e imprimono i loro passi lievi, ma decisi, nella vita dei loro uomini, ai quali aderiscono come “folte edere” e dei quali tessono le tele dell’anima, come “tenere ombre”, mai opprimenti. Diritti delle donne, disparità di genere, pari opportunità: tutte espressioni che si ripetono e alle quali non si attribuisce, ancora oggi, il giusto valore; soprattutto nei paesini del Sud, che pullulano di nuclei familiari a stampo patriarcale e in cui le malelingue e le convenzioni sociali urtano la sensibilità delle donne più emancipate. Pensate alla grandezza di questa poetessa: lei che era del Nord ha saputo descriverci come fosse una di noi, cogliendo ogni singola sfumatura delle nostre inquietudini più profonde. Probabilmente perché si sentiva una donna del Sud, fragile e opulenta allo stesso tempo, avendo toccato il fondo dell’umana disperazione ma preservando la sua forza interiore, la stessa con la quale perdonò i suoi detrattori, oppure coloro che la denigrarono etichettandola come una folle; e ancora, i suoi affetti più cari, che la abbandonarono durante il periodo dell’internamento. Secondo la mia opinione, la forza di questa lirica risiede nel suo valore spirituale: è nella veste sacrale delle donne del Sud, capaci di sopraelevarsi di fronte al concetto di bene e male, di amare finanche nell’abbandono e nella solitudine. Non si sottraggono ai gesti e alle parole d’amore, pur quando non ne ricevono. Perché sono figlie di una terra martoriata, dimenticata da Dio, dove hanno imparato la fierezza nell’abbandono. La dignità dell’essere donne nelle condizioni di vita che non hanno potuto scegliere. Dei loro mariti amano i difetti alla stregua dei pregi, le parole alla stregua del non detto. E anche quando sono le ultime a sapere le cose, le donne del Sud sono sempre le prime a capirle.

Le donne del Sud,

tenere come le ombre,

voraci come bei fiori.
Le donne del Sud
che hanno il cospetto di ocra,
le mani di una domanda,
sanno essere silenziose e presenti:
tu Penelope dolce
intessi una tela viola.
Ti ho vista alla finestra
abbarbicata e leggera
come l’edera folta,
tu sei una donna del Sud.
Altera nella sapienza
vedova nel tuo lavoro
tenera come il cristallo
amante di ciò che è vero.
Le donne del Sud
ardono dei loro mariti,
perle che cadono fonde
in grembo alla gelosia.
Le donne del Sud
hanno il passo che lieve
scandisce le foglie fitte,
son novembrine e segrete,
somigliano alle strane voglie
che prende l’ostensorio
in mano ad un misericordioso prete.

Alda Merini, Le donne del Sud.

 

Milena Cicatiello

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